Intervista di Paolo Micheletto, "l'Adige", 24 aprile 2020.
La fase due dovrà dare qualche segnale importante di apertura agli italiani. Qualche messaggio concreto e pure di speranza: e cosa c’è di meglio, come investimento per il futuro, se non pensare ai bambini? Ecco perché Elena Bonetti, ministra alla Famiglia e alle Pari opportunità, propone prima di tutto di “ripartire” dai bambini. I nostri piccoli hanno il sorriso spento, scriveva ieri un papà sulla prima pagina dell’Adige. Quel sorriso va acceso: si riaprano i parchi pubblici - spiega quindi Elena Bonetti, rappresentante renziana (assieme a Teresa Bellanova) del governo di Giuseppe Conte - con un numero contingentato di ingressi e la presenza di volontari per presidiare sul rispetto delle regole. I sindaci utilizzino quindi i giorni da qui al 4 maggio per definire le regole più sicure per permettere che i bambini tornino a giocare tra altalene, castelli e navi dei pirati.
Ministra Bonetti, quali saranno le misure del Decreto Aprile a favore delle famiglie?
La chiusura delle scuole necessita di estendere il congedo parentale condiviso tra padri e madri e di prolungare il voucher baby-sitter. Le famiglie vanno sostenute nella custodia e nell’educazione dei figli ma è fondamentale anche erogare loro liquidità. Per questo, ho proposto l’estensione dell’assegno universale di natalità destinato oggi ai bambini nati o adottati nel 2020 a tutti i figli, almeno fino ai 14 anni, secondo il reddito Isee: 160 euro per redditi inferiori ai 7mila euro, 120 per redditi tra 7 e 40mila euro e 80 euro per redditi superiori.
La sua proposta verrà accolta dal governo?
È una misura necessaria, che mette al centro i minori e riconosce alle famiglie gli sforzi e i sacrifici compiuti in queste settimane di emergenza e che ancora ci attendono. L’assegno è una misura che vuol dare un segnale di stabilità, e la stabilità è quello di cui hanno bisogno le famiglie in questo momento di incertezza. Si tratta di sostenere le famiglie che stanno affrontando anche spese maggiori per la cura dei figli e incentivare la fiducia per continuare a pensarsi nel futuro. L’emergenza avrà anche un impatto demografico importante, e questo è un tema che nessuno di noi può sottovalutare. Sono certa che l’esecutivo non si tirerà indietro.
Tante famiglie sono preoccupate per l’imminente (si spera) ritorno al lavoro dei genitori. Non ci sono scuole né si può chiedere aiuto ai nonni. Cosa ne pensa?
È una questione molto seria, che tocca le vite di ciascuno ed è il motivo che mi ha spinto a porre da subito il tema della programmazione del “come” ripartire. Viviamo un’emergenza straordinaria, si aprirà una fase di convivenza con il virus, ed è cruciale mettere in campo sin da ora con competenza e con una risposta coordinata tutti gli strumenti necessari per poter accompagnare e sostenere le famiglie in questa fase. Dobbiamo strutturare una rete a supporto delle famiglie ancora più forte, in accordo con i Comuni, valorizzando il mondo del volontariato, dell’educazione e del Terzo settore.
Lei crede che i bambini dovranno avere la priorità nelle prossime aperture? E come si potranno conciliare le loro attività all’aperto con le esigenze sanitarie?
Con gradualità e nel rispetto delle regole, abbiamo il dovere di conciliare le esigenze sanitarie con il diritto di bambini e ragazzi al gioco, all’attività fisica e alle relazioni sociali. È il senso della proposta che ho lanciato nei giorni scorsi, di riaprire i parchi e di riadattare gli spazi pubblici, a seconda dei contesti urbani, per permettere ai nostri figli di giocare e fare sport. Il mio appello è stato raccolto da tanti sindaci e amministratori locali, e insieme stiamo lavorando alla costruzione di una progettualità che consenta di riprendere attività ludiche e ricreative in sicurezza.
Secondo lei ci sono margini per aprire le scuole prima della fine di questo anno scolastico?
Credo che arrivati a questo punto sia difficile immaginare una ripartenza adesso. I mesi che ci separano da settembre dovranno però essere l’occasione per organizzare al meglio l’inizio del nuovo anno scolastico.
E a settembre quali saranno le novità, per quanto riguarda la scuola e la conciliazione scuola-famiglia?
Molto dipenderà dall’andamento della curva epidemiologica, ma è fondamentale farsi trovare preparati. Bisogna potenziare la didattica a distanza, e con il Ministro Manfredi stiamo lavorando a un coinvolgimento delle università nel supporto alle famiglie su questo fronte. Ma in generale occorre organizzare e dare risposte alle famiglie sulle regole della ripartenza. Lo dico spesso: l’educazione non può e non deve essere considerato un fatto privato, ma un impegno e una responsabilità che dobbiamo assumerci come comunità. Quale occasione migliore per farlo?
In queste settimane sono state realizzate le prime forme di didattica a distanza. Secondo lei qual è il bilancio?
Gli insegnanti hanno fatto sforzi enormi e gli studenti hanno risposto con grandissimo senso di responsabilità, ma è evidente che la didattica a distanza è solo un tassello di un processo più ampio e complesso di formazione ed educazione. L’emergenza ci ha ricordato che, anche su questo fronte, ci sono situazioni di fragilità e che il rischio di accrescere le diseguaglianze è sempre dietro l’angolo. Personalmente, ho chiesto più risorse per il contrasto alla povertà educativa nel fondo delle politiche familiari. I dati Istat ci dicono che un terzo delle famiglie italiane non ha un computer o tablet in casa e la quota scende tra le famiglie con almeno un minore. Anche sulle competenze digitali ci sono ritardi da colmare e non possiamo permettere che il Covid lasci ancora più lacerazioni tra i bambini, a cui abbiamo già chiesto troppi sacrifici.
Gli anziani non potranno tornare a breve ad avere incontri con i loro familiari. Quali misure verranno prese per ridurre il prima possibile questa distanza?
Si tratterà di continuare a Vorrei però che non dimenticassimo la loro salute integrale. Sono giorni di solitudine e di paura per le popolazioni anziane: soprattutto pensando a loro ho chiesto e ottenuto dalla Protezione civile l’istituzione di un numero verde per il supporto psicologico dei cittadini.
Secondo lei il “dopo emergenza” potrà essere l’occasione per un maggior equilibrio tra i generi nel mondo del lavoro ma non solo?
Dovrà esserlo, perché il Covid, con la chiusura delle scuole, sta già avendo un impatto negativo sul lavoro femminile. Meno lavoro femminile vuol dire anche meno ricchezza per tutto il Paese. Non possiamo permettercelo. Anche su questo è al lavoro la task force al femminile “Donne per un Nuovo Rinascimento”, che ho voluto istituire presso il mio Ministero.