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La Ministra Bonetti a Bergamo: "Dal Governo aiuti stabili alle famiglie"

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Intervista di Camilla Bianchi, "l'Eco di Bergamo", 25 settembre 2021.

Ci teneva la Ministra per le Pari Opportunità e la Famiglia Elena Bonetti a partecipare alla presentazione del Bilancio di genere dell'Università di Bergamo, perché - ha spiegato ieri in Aula Magna - è uno dei primi realizzati in Italia ed è un modello virtuoso che merita di essere valorizzato.

Ministra Bonetti, questo Bilancio dimostra, ancora una volta, che le donne studiano più degli uomini, spesso con risultati migliori, ma sono ancora distanti dai posti apicali e dagli stipendi maschili. Come invertire la tendenza?
«Il bilancio di genere presentato dall'Università di Bergamo conferma un'asimmetria tra la qualità della performance delle ragazze nel percorso di studi e la carriera, che spesso non vede un posizionamento nei ruoli apicali. È un dato strutturale dei nostri atenei, che dimostra come la carriera universitaria non tenga debitamente conto di processi che permettano invece di valorizzare pienamente il talento femminile manifestato in modo evidente nel percorso di studio. È il momento di cambiare, di invertire questa tendenza e di colmare il gap, e lo si può fare attraverso una collaborazione tra le governance delle università e una strategia di Paese. Quel che accade nel mondo universitario ha analoga evidenza negli altri ambiti lavorativi dove i gap tra posizioni di carriera e salari percepiti si ripetono. Certamente l'Università ha una responsabilità ma anche una potenzialità in più in quanto luogo della valorizzazione delle competenze e del sapere».

Da dove cominciare?
«Innanzitutto promuovendo regole di reclutamento che tengano conto della prospettiva di genere, anche nel mondo universitario la meritocrazia deve costruirsi con criteri che valutino obiettivamente l'esperienza maschile e quella femminile con parità di competizione. Un esempio: a livello europeo la maternità di una ricercatrice viene considerata negli elementi di valutazione oggettiva, la stessa cosa non accade in Italia. Certamente bisogna insistere sul merito, elemento cardine della carriera universitaria, ma deve essere un merito che metta donne e uomini nella condizione di competere alla pari. L'altro elemento su cui insistere è una promozione di incentivi per favorire le carriere femminili, fare in modo che ci siano dei vincoli di rappresentanza nelle govemance universitarie, le commissioni devono essere paritarie, e così anche nei concorsi uomini e donne devono essere nelle condizioni di competere alla pari. La questione è di ordine culturale, bisogna che le donne entrino in tutti i settori della ricerca, della scienza, dell'università, in particolare penso ai settori scientifici dove oggi c'è un sottodimensionamento già nell'ingresso delle studentesse, con un'evidente limitazione della possibilità di carriera».

Veniamo alle famiglie. La richiesta di aiuti è aumentata dopo la pandemia.
«La risposta che il governo sta dando è finalmente strutturale, stabile e sistemica. La riforma del Family Act prevede l'assegno unico universale per i figli, incentivi all'educazione, la riforma dei congedi parentali per dare più strumenti ai genitori condivisi tra donne e uomini nella cura dei figli, incentivi al lavoro femminile e alla conciliazione, tra la scelta della maternità e il lavoro, servizi educativi, nuove regole nel mondo del lavoro e sostegni per i giovani e le giovani coppie. Questa legge sarà votata tra qualche settimana alla Camera dei deputati, è quindi in una fase avanzata. Mi complimento con Bergamo che ha saputo, per prima, portare questa riforma strutturale e rivoluzionaria delle politiche familiari, nelle politiche territoriali, attraverso la convenzione quadro firmata da Università, Provincia e Ats».

La ripartenza della scuola sembra andar bene. Pensa ci sia un rischio reale di tornare alla Dad?
«Il rischio non ci sarà perché ci sarà una risposta pronta del governo per evitare che questo accada. Non ce lo possiamo permettere, non vogliamo che accada, per questo abbiamo convintamente introdotto il green pass obbligatorio a partire dal contesto scolastico, l'apertura delle scuole in presenza per il governo è una priorità. Si sta svolgendo un'apertura organizzata, ragioneremo anche sul tema della quarantena, ovviamente la prima arma che abbiamo per sostenere il diritto all'istruzione è continuare nella campagna di vaccinazione anche per i più giovani».

I nostri laureati emigrano. Come trattenerli?
«I nostri giovani devono vedere nell'Italia un Paese nel quale ritrovare il gusto del futuro, il gusto di desiderare, di avere sogni per la propria vita, e devono avere gli strumenti per far diventare questi sogni progetti di vita, dalla formazione alla famiglia al lavoro. Nel Pnrr ci sono indicazioni chiare in questa direzione, che vanno dalla formazione, compresa quella universitaria, a un welfare a sostegno delle giovani famiglie, asili nido, servizi territoriali e investimenti anche nell'ambito dell'imprenditoria, penso al grande investimento sulle startup e le imprese femminili».

Chiudiamo con un pensiero alle donne vittime di violenza. In Italia la piaga dei femminicidi sembra dilagare.
«È una piaga drammatica. Richiede risposte urgenti, non si tratta di un'emergenza momentanea, purtroppo è un fenomeno strutturalmente presente nel nostro Paese, per questo servono risposte sistemiche. Sono quelle che stiamo costruendo con il nuovo piano di contrasto alla violenza maschile contro le donne, che renderà strutturali i finanziamenti alle Regioni e alla rete dei centri antiviolenza e delle case rifugio ma, allo stesso tempo, bisogna attivare azioni per la protezione delle donne, la presa in carico delle vittime, un lavoro che stiamo facendo con le ministre Luciana Lamorges e e Marta Cartabia, e un sostegno finanziario come il reddito di libertà che garantisca alle donne la prospettiva di una vita autonoma fuori dal contesto della violenza subita tra le mura domestiche».