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Bonetti: La manovra tradisce le donne stracciato il FamilyAct

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colloquio con Elena Bonetti di Niccolò Carratelli per la Stampa.

Bonetti: La manovra tradisce le donne stracciato il FamilyAct 

È una manovra che «tradisce le donne e il Paese», dice Elena Bonetti. La prima legge di bilancio firmata dalla prima premier donna «non mette un euro per aumentare l'occupazione femminile e sostenere davvero le madri lavoratrici», spiega l'ex ministra per le Pari opportunità e la Famiglia del governo Draghi, ora deputata di Italia Viva. Non si capacita che il"suo" Family Act sia stato «lasciato senza finanziamenti e, di fatto, archiviato».

Delusa da Meloni?

«Molto, e sorpresa, visto quello che aveva proclamato in campagna elettorale. "Le famiglie e le donne al centro" assicurava a settembre. Abbiamo visto. Non ci sono i 6 miliardi che aveva promesso, ma soprattutto non c'è nulla per incentivare il lavoro femminile. Sono impegni previsti per legge, che il governo disattende non finanziandoli».

C'è un mese in più di congedo parentale per le madri, pagato con l'indennità più alta. Non le piace?

«No, se vale solo per le madri, non fa altro che aumentare il gap tra uomini e donne: risponde a una vecchia logica, che assume che sia normale che a restare a casa e accudire i figli sia solo la donna. Poi aumenta il costo potenziale per l'impresa, che può rappresentare un ostacolo all'assunzione delle donne. In questa manovra il governo si è preoccupato solo di aiutare le madri ad uscire prima dal mondo del lavoro, non di entrarci e rimanerci dopo una gravidanza». 

 

Si riferisce alle modifiche per i pensionamenti con Opzione donna? 

«Certo. Al di là del profilo di discriminazione nei confronti delle lavoratrici senza figli e del generale restringimento della potenziale platea delle beneficiarie. La maternità non deve essere mai posta in alternativa al lavoro». 

 

Li c’è anche un problema di risorse e di coperture..

«Dipende da come si decide di usare i soldi a disposizione. Noi abbiamo fatto una controproposta: mettere 6 miliardi, gli stessi che Meloni aveva promesso di stanziare, per aumentare l'assegno unico in modo significativo. Molto più di come ha fatto il governo nel caso in cui lavorino entrambi i genitori. Parliamo di arrivare a un aumento fino a 200 euro al mese. Poi allungare la durata del congedo di paternità, da 10 giorni a un mese, e finanziare anche il rimborso delle spese per baby-sitting e lavoro domestico. Poi incentivare welfare aziendale a sostegno della genitorialità».

 

Insomma, si tratta di attuare il vostro Family Act?

«Si. Dalla decontribuzione per favorire il ritorno a lavoro delle donne dopo la maternità al sostegno per le spese educative dei figli, solo altri due esempi, di cui non c'è traccia in questa manovra. Cè una brusca frenata, anzi un passo indietro, rispetto a quel percorso. E dire che avevamo recuperato il tasso di occupazoone femminile, crollato durante la pandemia, portandolo al massimo storico».

 

Un percorso che hanno condiviso anche due partiti ora al governo..

«Per questo parlo di tradimento. Lega e Forza Italia erano con noi in maggioranza e hanno votato il Family Act in Parlamento. Fratelli d'Italia aveva scelto di astenersi, dopo averlo sostenuto in commissione, dicendo che non avremmo trovato le risorse per finanziare il provvedimento. Ora sono loro a non metterci i soldi. Così si rischia di buttare a mare una riforma fondamentale, altro che governo che aiuta le famiglie. E si fa un danno al paese.»

 

In che senso?

«Investire sulle donne al lavoro fa crescere il Pil, ci sono dati solidi a dimostrarlo. Oltre che favorire l'aumento del tasso di natalità nel nostro Paese. Senza dimenticare che il rilancio dell'occupazione femminile, garantendo una parità di genere all' interno delle aziende, è uno degli obiettivi del Pnrr». 

 

Lei è molto critica, Calenda l'altro giorno a Palazzo Chigi è sembrato ben più morbido. Anzi, si è detto affascinato da Meloni... 

«Guardi, la manovra fa fare un passo indietro al Paese e il giudizio negativo è condiviso da tutti noi di Italia Viva e Azione. Proprio per questo abbiamo voluto portare le nostre proposte al tavolo del governo. La nostra priorità non è andare allo scontro per il gusto dello scontro, ma dare risposte».

 

Dando una mano al governo, se necessario?

«Noi abbiamo cercato di dare un contributo costruttivo al Paese, facendo delle proposte concrete, ora vedremo se saranno accolte oppure no. Siamo e restiamo all'opposizione, ma un'opposizione seria. Che, anziché andare a gridare in piazza, chide di sedersi al tavolo e discutere delle soluzioni ai problemi».

 

Ma se non vi ascoltano, poi in piazza ci andate?

«La piazza è la scelta comoda. Il nostro primo dovere di parlamentari è discutere in Parlamento».