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Italia Viva Cosenza: “Fase 3, aprire i cantieri per le infrastrutture”

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Articolo su quicosenza.it del 20 giugno 2020 

“Il serrato dibattito politico sul rilancio post Covid – spiegano Brunetti e Lauria – ruota attorno alla individuazione di strategie efficaci da mettere in campo nell’immediato futuro per far fronte alla più grave emergenza economica e sociale che ha investito l’Italia dal dopoguerra. Il poderoso impegno di risorse finanziarie (80 mld dello Stato e 173 mld dall’Europa) finora mai programmato obbliga, per il peso che avrà sulle future generazioni, a scelte decisamente orientate a politiche di sviluppo duraturo capaci, per come ha affermato la presidente della commissione Europea Von der Leyen, di produrre “frutti ai nostri figli”, delimitato così il perimetro della generosità europea”.

L’obiettivo – continuano – è di superare, tramite questo poderoso impegno, le fragilità materiali e immateriali del nostro sistema paese che sono emerse, nella loro tragicità, durante la crisi pandemica, dalle carenze sanitarie, al caos di competenze tra Stato e Regioni, agli ostacoli della burocrazia, al blocco di intere filiere produttive, con le conseguenti perdite dei livelli occupazionali”.

Occorre, spiegano i due esponenti di Italia Viva, “mettere in piedi, al fine di raggiungere risultati positivi, azioni integrate, non scollegate tra loro né tanto meno fini a se stesse tese a innescare meccanismi di ripresa economica e sociale. In questo quadro – aggiungono – si inserisce legittimamente il tema degli investimenti infrastrutturali, con la definizione di un piano shock, che dovrà essere il perno della strategia economica del paese. Avviare, per come propone Italia Viva, le opere cantierabili, tra l’altro in gran parte già con copertura finanziaria, porterebbe a benefici occupazionali diretti e indotti con ricadute economiche capaci di generare sviluppo”.

Sud e infrastrutture

Tutto ciò, aggiungono, “è ancor di più necessario nel Mezzogiorno, dove, secondo il rapporto Svimez del 2019, negli ultimi 50 anni si è registrato un declino della spesa infrastrutturale pari a 1/6 della spesa totale nel Paese. Questo gap è frutto, oltre che da fattori strutturali, da un insieme di concause quali i tempi lunghi di progettazione e attuazione delle opere, l’opprimente burocrazia e la una generale incapacità delle amministrazioni pubbliche nello stabilire le priorità nel selezionare i progetti generando una situazione di immobilismo desolante”.  La Calabria, nel contesto meridionale, ne è l’esempio più eclatante. Una regione che – continua la nota – pur godendo di una posizione geografica strategica nel bacino del Mediterraneo, di risorse culturali e paesaggistiche di primo ordine, continua a soffrire di impellenze sociali, economiche, sanitarie rincorrendo affannosamente, senza mai sfruttarle appieno, le opportunità che si sono rese disponibili, di volta in volta, tramite le innumerevoli fonti di finanziamento vanificando così una visione chiara ed organica degli obiettivi da raggiungere”.

Trasporti e mobilità

“Il settore dei trasporti e della mobilità è, ad oggi, uno dei comparti che fa registrare ritardi a causa di strozzature “secolari” che non si è riusciti, nonostante gli impegni, a superare polarizzando il sistema ad un uso massiccio del solo spostamento su gomma. Sulle reti stradali e ferroviarie interne – rilevano gli esponenti di IV – merci e persone viaggiano male e con tempi di percorrenza lunghissimi anche per coprire brevi tratte. A fronte di una arteria autostradale, sia pure in molti tratti ancora precaria e di una linea ferroviaria tirrenica che assicurano collegamenti accettabili, seppur migliorabili, persistono sulla fascia jonica calabrese situazioni di arretratezza non più sostenibili. La linea ferroviaria da Reggio Calabria a Sibari ha visto, solo in questi ultimi due anni, finalmente avviati i lavori di elettrificazione (al momento fermi per uno stop della soprintendenza ai beni archeologici ). Sullo stesso versante la strada statale 106 Taranto- Reggio Calabria ha una sede a quattro corsie solo da Taranto a Roseto Capo Spulico restando, per la rimanente parte, poco più che una strada provinciale pericolosissima e del tutto inadeguata a servire i numerosi comuni rivieraschi importante mete del turismo nazionale. Eppure la Jonica rappresenta la naturale prosecuzione del corridoio adriatico, di fondamentale importanza , dunque, per la movimentazione delle merci dal bacino del Mediterraneo fino al Nord Europa. I porti calabresi, tra cui quelli di Corigliano e Crotone, fulcri della ZES (Zona Economica Speciale regionale), hanno bisogno di arterie stradali e ferroviarie adeguate per poter assolvere al compito di attrattori di investimenti,oltre a una serie di provvedimenti in termini di sicurezza e di fiscalità di vantaggio”.

“Solo lo scorso anno – ricordano i due esponenti di IV – si sono completati i lavori della bretella di collegamento tra lo svincolo di Sibari dell’Autostrada del mediterraneo e la Strada statale 106, mentre resta ancora incompleto il collegamento tra lo svincolo di Tarsia e il porto di Corigliano che accorcerebbe il percorso delle merci provenienti da Gioia Tauro e dirette a Nord, Va da sé, inoltre, che il completamento dei raccordi stradali e ferroviari anche con gli scali aeroportuali di Lamezia, Crotone e Reggio Calabria, andrebbero a rafforzare il settore del turismo favorendo un più agevole accesso alla offerta dai due mari e dai parchi del Pollino e della Sila”. Per IV, “rimane fondamentale, per dare organicità a una visione generale, il tema della mobilità, da e verso le aree urbane dove si aggrega la maggiore concentrazione di servizi amministrativi, sanitari e universitari. Una mobilità che sempre più deve essere ispirata a criteri di sostenibilità ambientale favorendo, tramite scelte mirate, la disincentivazione e il ricorso all’utilizzo dei mezzi su gomma, da un lato, e valorizzare l’offerta dei sevizi intermodali. La prospettiva di unire i Comuni di Cosenza e Rende, già di fatto poli di una grande area urbana che comprende, tra l’altro, la sede dell’Università della Calabria è un obiettivo che inevitabilmente porterà a prevedere il potenziamento della rete di mobilità e a rilanciare il progetto di metropolitana leggera, o trasporto a trazione elettrica, che collegherebbe il centro di Cosenza, l’Università e, tramite un terminal intermodale, gomma ferro, con capolinea a Santa Maria di Montalto che potrebbe innestarsi, in maniera ideale, alla tratta ferroviaria Sibari-Paola-Roma-Nord creando cosi un corridoio Jonico-Tirrenico collegato con l’area urbana con evidenti risultati di implementazione del movimento di passeggeri sui treni(quali Freccia Argento) diretti a Roma o/e Reggio Calabria-Sicilia”.

C’è bisogno, dunque, di “un progetto strategico, a basso impatto ambientale che si integrerebbe perfettamente con la realizzazione del nuovo svincolo autostradale di Rende (di imminente inizio lavori) e con il progetto di realizzazione della fermata ferroviaria di Santa Maria di Montalto (lungo la tratta Sibari-Paola) che RFI ha presentato alla Regione Calabria e al Comune di Montalto negli ultimi mesi dello scorso anno ottenendo unanime consenso e l’impegno di 800.000 euro da parte della Giunta regionale dell’epoca. Riteniamo – continuano – Anna Maria Brunetti Davide Lauria – questa strada strategica e pienamente condivisibile in quanto necessaria all’ottimizzazione dei collegamenti gomma ferro che interesserà, in modo organico, tutta provincia di Cosenza. Queste percorso va fortemente sostenuto non escludendo, in una fase transitoria, di valutare la richiesta di alcuni sindaci di poter effettuare una fermata intermedia, sulla tratta Sibari-Paola, nella esistente e ammodernata stazione di Torano che potrebbe garantire, anche in questo caso, la sostenibilità del servizio. Il nostro interesse, scevro da visioni campanilistiche, guarda al futuro dell’assetto della mobilita di tutta la provincia pur non sottovalutando la possibilità, in attesa della definizione organica dell’intero progetto, di aderire a esigenze che vengono avanzate dal territorio”.