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Isabella Conti: "A Bologna serve un sindaco autonomo dai poteri forti"

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di Amelia Esposito, "Corriere di Bologna", 12 febbraio 2021.

Isabella Conti le vince proprio tutte. «Questa era particolarmente importante. Doveva finire così, il Comune aveva ragione. Avremmo avuto torto se ci fossimo comportati diversamente», dice il sindaco di San Lazzaro (di Italia Viva) il giorno dopo la sentenza del Tar che le ha dato ragione contro le cinque grandi aziende, fra cui Coop Costruzioni, che avevano chiesto i danni per la mancata costruzione della cosiddetta «Colata» di Idice.

Sindaco, in questi anni si è mai detta "chi me l'ha fatto fare"?
Mai. Bloccare la cittadella era una scelta obbligata e doverosa a nei confronti della collettività.

Ha raccontato di aver passato dei momentacci. Neppure allora s'è pentita di aver guastato la festa alle grandi imprese del cemento?
Neppure durante le mie notti insonni, in preda all'angoscia non soltanto per me ma anche per i miei familiari.

Temeva ritorsioni nei loro confronti?
Certamente l'ho temuto. Il clima era pessimo, intimidatorio. Ma poi il tempo mi ha dato ragione e, nonostante la fatica, ne sono uscita arricchita, sia come competenze perché ho dovuto studiare l'urbanistica con grande serietà, sia personalmente. Ho scoperto di avere una tenacia che mai avrei immaginato.

E che le è stata riconosciuta anche dal voto popolare: l'81% dei voti dei suoi concittadini. Un bel record, una grande festa. E ieri ha festeggiato dopo la sentenza?
Il mio assessore alla legalità. Cristoni, che mi è stato molto virino all'epoca, ha portato una bottiglia di prosecco in giunta. Abbiamo brindato ben distanziati.

Quale è stata la prima persona a cui ha telefonato quando ha saputo della decisione del Tar?
Mio padre. Ci siamo commossi entrambi.

Renzi l'ha sentito?
Renzi mi ha sempre sorretta e continua a farlo oggi. Dalla chiamata che mi fece i 3 gennaio 2015 quando, da segretario del partito e da premier, mi disse di andare avanti con la mia battaglia di legalità, non mi ha mai fatto mancare il suo appoggio.

Contrariamente a tanti compagni di partito.
Nel Pd c'è stato di tutto: persone che mi sono state vicine e persone che mi hanno osteggiata.

E tra queste ultime, ce n'è stata qualcuna che, magari contattandola privatamente, ha poi aggiustato il tiro?
È successo, sì.

È successo anche con esponenti del mondo cooperativo?
No. Come Comune abbiamo rapporti con la cooperazione naturalmente, ma questo è un altro piano.

Dal suo osservatorio, come vede la campagna, a dire il vero ancora non iniziata, per il sindaco di Bologna?
La pandemia e la situazione politica nazionale certo non aiutano. Il Pd ha bisogno di tempo ed è un partito che ha le sue liturgie, che io rispetto. D'altro canto noi di Italia Viva non abbiamo chiesto primarie di coalizione, quindi è giusto che il Pd individui il suo candidato secondo le sue liturgie.

Ma se le primarie di coalizione ci fossero state, lei avrebbe partecipato?
Io non potrei abbandonare la mia gente, ho davanti ancora diversi anni a San Lazzaro e intendo farli tutti.

Quale dovrebbe essere il profilo del futuro sindaco di Bologna?
Bologna ha un potenziale strabiliante, ma per esprimerlo al massimo la politica dovrebbe essere più autonoma.

Smarcarsi dai poteri economici?
Sì, autonomia politica e stop alle porte girevoli. Ecco cosa serve a Bologna, è un percorso che si deve ancora compiere.

Lepore, indicato da Merola come suo naturale successore, avrebbe le qualità per intraprendere questo percorso?
Conosco Matteo dai tempi del Calvani, gli voglio bene. Ma non essendo entrata nel vivo la campagna elettorale, non so cosa ne pensa dei temi a me cari come questo.

Risposta diplomaticissima. Come immagina il suo futuro, sindaco Conti, o come vorrebbe che fosse?
Mi immagino sempre al lavoro peri territori. Magari in un ambito metropolitano o regionale, ma comunque concreto. Mi piacerebbe continuare ad occuparmi di urbanistica. Di periferie, di rilancio e riscatto sociale e urbanistico delle periferie. La Colata è servita anche a questo, a far nascere in me una passione.