elezioni 2022

"Io, vero renziano della prima ora": Bonifazi e le ragioni del Terzo Polo

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Intervista di Luigi Caroppo, "la Nazione", 7 settembre 2022.

Senatore Francesco Bonifazi, la sua storia politica legata a Matteo Renzi è più solida di quella tra Totti e Ilary.
«Macché (ride). Direi che il suo è un paragone azzardato, ma il mio legame politico e umano con Matteo Renzi è più solido che mai».

L'altro giorno ha ricordato che quando Renzi iniziò la sua scalata al partito, il Pd, con la sfida per sindaco a Palazzo Vecchio nel 2008, lei sosteneva un altro candidato. Poi lei si infiltrò all'iniziativa renziana e rimase folgorato...
«Tutto vero, lo venivo dall'esperienza diessina, lui da quella della Margherita. A Firenze il neonato Pd nutriva diffidenza, se non addirittura avversità per Matteo. Decisi di andare al Palacongressi dove propose la sua candidatura, lo ascoltai e mi accorsi che le sue idee erano identiche alle le mie, così ho finito per diventare "renziano" ancor prima che questa parola andasse di moda».

È candidato in tre listini proporzionali in Toscana alla Camera per Italia Viva. Scranno di Montecitorio sicuro o quasi. Qualche giorno fa era a Siena a fare campagna elettorale al mercato. Vuole conquistare le massaie e i pensionati con i temi del terzo polo?
«Perchè, le casalinghe e i pensionati non dovrebbero avere una coscienza politica? Se posso permettermi, la sua domanda un po' tagliente andrebbe rivolta a qualche collega della sinistra. Molti di loro hanno una visione elitaria della società, che è diventata più un fenomeno da commentare che non una realtà da migliorare, lo vengo da una famiglia di sinistra riformista, in cui mi hanno insegnato che la partecipazione alla vita pubblica è un elemento essenziale dell'essere cittadino».

Lei ha assunto nel corso di questi anni il ruolo di `spalla` consapevole e forte del suo leader. Compagno di partito, ma anche amico che accompagna a correre la mattina a Roma o a giocare a tennis al circolo. Come la possiamo definire, il più fedele dei fedelissimi?
«Ho accompagnato Matteo in tutte le fasi più importanti del suo percorso politico: da capogruppo in consiglio comunale a Firenze, poi da tesoriere del Pd quando lui ne era segretario, fino alla fondazione di Italia Viva. Ma oltre ai ruoli l'ho accompagnato sempre durante tutte le scelte difficili compiute in questa legislatura. È nato un rapporto solido, sincero, di amicizia. E a proposito di sport, lui corre più di me, comunque è proprio una questione di necessità: dobbiamo buttare giù qualche chilo».

Lei, Renzi, Boschi, Lotti: amici per la pelle in una stagione unica (Renzi premier). Ha conservato In cassaforte gli scatti di quell'avventura irripetibile in cui la rottamazione era lo spauracchio dei Palazzi romani?
«Un'esperienza irripetibile vero, straordinaria. Un sindaco che arriva dal Comune direttamente alla guida del Paese, è qualcosa che non è mai successo nella storia. Conservo gelosamente tutti i ricordi di quei momenti».

Lei è stato tesoriere del Pd. Il maggior rammarico?
«È stata un'esperienza intesa, complessa e bellissima in un contesto difficilissimo. La necessità di una ristrutturazione radicale del Pd e il passaggio dal finanziamento pubblico a quello privato. Una sfida che sembrava persa, ma che in realtà con alti e bassi abbiamo superato. Nessun rammarico, ma tanto impegno».

Renzi attacca Letta dicendo che ha sbagliato tutto. Anche lei pensa che i dirigenti dem ormai pensano più al congresso post voto che all'esito del 25 settembre?
«Per capire che Letta abbia sbagliato tutto non serve frequentare Science-Po a Parigi: lo dicono i fatti. Poteva provare a battere la destra alleandosi con Conte, inseguire una vocazione maggioritaria correndo da solo o costruire una coalizione riformista con Renzi e Calenda. Ha scelto Bonelli e Fratoianni. Non mi intrometto nelle dinamiche interne al Pd, ma conosco il sincero impegno dei suoi militanti, la vocazione riformista di molti suoi dirigenti e credo che l'idea di votare Di Maio non faccia fare loro sogni sereni».