Intervista a Teresa Bellanova: la strage assurda.

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Intervista a Teresa Bellanova per Il Riformista.

di A. Digiorgio

«È assurdo e inaccettabile morire sul posto dì lavoro»
Parla Teresa Bellanova.

«Le tragedie accadono per distrazione, disattenzione e non applicazione delle regole»

«Morire sul lavoro è un oltraggio alla convivenza», ha detto ieri Mattarella per la tragedia dei cinque lavoratori che hanno perso la vita sulle rotaie della Milano-Torino. Ne abbiamo parlato con Teresa Bellanova che tra ministeri, parlamento e sindacato, si occupa di lavoro da sempre.

Cosa è successo a Brandizzo?

«Una tragedia che doveva assolutamente essere evitata perché perdere la vita con tutte le innovazioni, le digitalizzazioni e i controlli da remoto che si possono fare al giorno d'oggi, è assurdo. Perdere la vita è sempre inaccettabile ma lo è ancora di più quando la si perde per andare a lavorare».

Ma le morti bianche sono tante?

«Di bianco c'è solo il lenzuolo che copre quei morti. Non è fatalità quando accade un incidente sul lavoro, ma c'è un'omissione del rispetto delle regole. O per rendere più veloce i tempi di lavorazione, o determinate pratiche, o perché non si rispettano le regole. Le morti sul lavoro accadono per distrazione, disattenzione e non applicazione delle regole».

Che non possono essere imputate al lavoratore?

«Assolutamente no. Il lavoratore deve essere tutelato, e c'è una legge che lo fa. Il punto è che se le norme dicono che devi bloccare il traffico quando si fanno questi lavori e questo non avviene, o se una lavoratrice sta a un telaio e viene tolto un attrezzo per farlo andare più veloce, la colpa non è del lavoratore ma di chi deve rispettare le regole e di chi deve controllare».

Dipende dalla legge scarsa?

«No, abbiamo una legislazione d'avanguardia sulla salute e la sicurezza, il punto è farla applicare e controllare. Da parte delle istituzioni, dell'azienda e della rappresentanza del lavoro».

Quindi non servono nuove leggi?

«La legge che c'è è sufficiente. Non è che a ogni incidente facciamo una nuova legge e inaspriamo le pene. Se poi non fai applicare neppure quella già esistente, stai solo prendendo in giro. Ma anche per la violenza sulle donne a ogni evento di cronaca viene detto facciamo una nuova legge. È riconosciuto a livello internazionale che per la sicurezza sula lavoro in Italia abbiamo una legislazione di alta qualità, che va oltre quanto è previsto in Europa. Così è per le donne. Ma se vengono lasciate sole e le regole non vengono applicate, è il massimo della pigrizia richiamare pene più severe. Intanto facciamo rispettare quelle che ci sono e garantiamo la certezza delle pene. Facciamo che le donne vengano ascoltate e credute, che si facciano approfondimenti immediati appena denunciano».


Ma sulle reti ad esempio ci sono strumenti di sicurezza per evitare queste tragedie?

«Bisogna applicare tutti i mezzi che la scienza ci ha messo a disposizione per evitare tanti incidenti. L'innovazione non deve essere mai fermata e bisogna applicare ciò che il mondo della ricerca mette a disposizione. Nel caso specifico io spero si accertino rapidamente le responsabilità perché è già vietato lavorare dove c'è un treno in movimento. Abbiamo il dovere di fare quanto prima chiarezza perché quei lavoratori non torneranno in vita ma le famiglie devono sapere che lo Stato non si gira dall'altra parte».

Ma se abbiamo più di 400 morti sul lavoro dall'inizio dell'anno, siamo di fronte a un fenomeno sociale?

«La logica del profitto non può prevalere sul valore della vira umana. Nessun incidente su lavoro è impossibile da evitare».

Ad esempio tu ti sei occupata da tanti anni di Ilva, tutti sappiamo che un ennesimo incidente in quella fabbrica implicherebbe la morte del siderurgico, eppure ci sono stati tre morti al porto di Taranto nell'ultimo anno e non ne parla nessuno. Esistono morti di serie A e morti di serie B?

«Purtroppo si, ma sono tutti uguali, e bisogna prestare la stessa attenzione sia che dipendano da una multinazionale che dall'indotto. Troppe persone muoiono e troppe rimangono invalide. Purtroppo fanno notizie gli incidenti in cui ci sono i morti, ma ce ne sono tantissimi in cui i lavoratori portano delle disabilità che sono altrettanto gravi e vanno evitate».

I sindacati dovrebbero essere più presenti?

«C'è disattenzione sulla mancata formazione ai datori di lavoro, ai responsabili della sicurezza e ai lavoratori. Ogni persona deve essere consapevole dei rischi che corre facendo o non facendo determinate operazioni sul lavoro. Ognuno deve fare la sua parte se ci sono tanti incidenti significa che ci sono tanti luoghi in cui anche le norme conquistate dalle iniziative dei sindacati non vengono applicate come si dovrebbe».

Si può fare di più?

«Chi dice che servono nuove norme deve dire cosa. Cosa manca nella legislazione? Devono dirlo con contezza altrimenti si specula difronte al lavoro delle persone».

Se i rischi per chi lavora sono di perdere la vita, meglio il reddito di cittadinanza?

«Non penso che un operaio arrivi a fare questa riflessione. Va ripensato il valore del lavoro, per tutti».