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Intervista a Raffaella Paita: è uno scontro ideologico.

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L'intervista a Raffaella Paita per il QN/ Il Giorno/ Resto del Carlino/La Nazione del 17-11-2023

di Cosimo Rossi

Senatrice Raffaella Paita, coordinatrice nazionale di lv, da che parte state nello scontro sullo sciopero generale tra Cgil e Uil e il vicepremier Salvini?

«Dalla parte del Paese, che mi pare stretto in una morsa nefasta. Lo sciopero è un diritto che i sindacati hanno piena facoltà di esercitare. Cgil e Uil però hanno deciso di scioperare prima di conoscere la manovra: un atteggiamento pregiudiziale. La Cisl ha fatto valutazioni differenti. Dall'altro lato il ministro delle infrastrutture Salvini esaspera questo scontro. Che è la maniera di confondere la sua incapacità a governare, con i trasporti mai stati in situazione così disastrosa. Parlo a ragion veduta».

Perché?

«Basta guardare lo stato di avanzamento del Pnrr: la quantità di opere che non partono per lungaggini di ogni tipo e, tra l'altro, rischiano di far saltare il piano. Parla solo del Ponte sullo Stretto, che ci trova favorevoli come tutte le infrastrutture. Ma, siccome poi non vediamo niente, mi chiedo cosa stia facendo sul problema dei taxi, sui lavori per le metro e i cantieri ferroviari, sulle aziende di trasporto pubblico. Si nasconde dietro lo sciopero, ma a far le spese di questo atteggiamento è il paese. E nelle sue componenti più fragili, che fanno maggior uso dei servizi pubblici».

Nello scontro sullo sciopero è stata delegittimata l'Authority?

«Metodologicamente si possono fare mille contestazioni. Ma un'authority o è indipendente sempre o non lo è mai: va salvaguardata. Questo vale per tutti. Non solo sindacati e governo, anche Pd e 5Stelle non hanno adottato atteggiamenti istituzionali. Dimenticando che a far le spese di questi scontri sono gli investimenti, la capacità di modernizzare il Paese».

In Francia gli scioperi si protraggono per settimane, incontrando il favore di cittadini.

«Ogni Paese fa storia a sé. Ho detto da principio che lo sciopero è un diritto. Bisogna però considerare la condizione dell'Italia. Quando un cittadino deve affrontare un'odissea per il trasporto pubblico, già con livelli di servizio critici, si trova sottoposto a uno stress che lo induce ad essere meno schierato rispetto alle proteste. Perché quando si prende un treno è un miracolo se non ritarda. Di questo dovrebbe occuparsi Salvini, invece di usare lo scontro per non rendere conto al Paese».

Sul salario minimo la maggioranza ha presentato un emendamento per dirimere la questione categoria per categoria...

«Non siamo contrari al salario minimo, ma ad imporlo per legge, perché indebolisce la contrattazione. Adesso leggo di questa iniziativa. Il governo annuncia, ma non porta a casa una riforma: la giustizia è impantanata, le Province... ferma. Quella istituzionale chissà se vedrà mai luce. Noi sposiamo la ripartizione degli utili ai lavoratori, un progetto Cisl per far crescere i salari».

Alle Europee come andrete?

«Il Centro è una posizione non ideologica, estranea agli opposti populismi. Siamo impegnati a dare piena cittadinanza a tutte le culture liberaldemocratiche, riformiste, socialiste, popolari dentro RenewEurope. A prescindere dal fatto che Calenda abbia voluto sfasciare il Terzo polo».