Intervista a Naike Gruppioni: Citare il processo di pace può giustificare l'assalto

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Intervista a Naike Gruppioni per Il Corriere della Sera

 

Le responsabilità di Israele sul processo di pace non hanno nulla a che fare con la mozione di cui abbiamo discusso.


ROMA Naike Gruppioni, lei è membro della commissione Esteri di Azione-Iv alla Camera, ieri su Hamas il suo partito ha deciso di presentare una mozione da solo. Come mai?

«Pd, M5S e Verdi e sinistra hanno presentato una mozione dove c'era il tanto dibattuto punto 5. Un segnale fortemente negativo».

Cosa ha trovato di negativo?

«Noi dovevamo dare una risposta netta di condanna a un atto terroristico».

E invece?

«Nel punto 5 si parla del processo di pace e del rapporto tra Israele e i palestinesi negli ultimi anni».

Quindi?

«Con questa frase si può lasciare sottintendere una possibile causa che ha scatenato la reazione dei terroristi».

Lei crede che sia cosi?

«In quel punto si parla esplicitamente di Gaza e della responsabilità di Israele sulla Cisgiordania. Non c'entrava niente parlare di questo. Siamo stati chiamati a esprimerci su un atto terroristico, scellerato, senza nessuna giustificazione che in nessun modo può essere ricondotto a niente altro. Anche se...».

Se?

«Non si può non essere d'accordo sul fatto che Israele abbia responsabilità in atto sul processo di pace. Ma questo non c'entrava con la nostra mozione di oggi»

Però sarebbe stato un bel segnale presentarsi con una mozione unitaria...

«Sarebbe stato un bel segnale se tutto il Parlamento avesse trovato una convergenza, con una posizione unitaria, su un tema tanto delicato e importante».