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Intervista a Ciro Bonajuto: Italia Viva resta al centro. Obiettivo Regionali.

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Intervista a Ciro Bonajuto per Metropolis

di Vincenzo Lamberti

Ciro Buonajuto, sindaco di Ercolano, coordinatore regionale di Italia Viva, vice presidente nazionale dell’Anci affronta i temi politici più caldi di questo scorcio di autunno.

Sindaco, durante l’assemblea regionale dell’Anci a Salerno sia il presidente Marino che il leader nazionale Decaro hanno lanciato l’allarme su un rischio forte di tensioni sociali. Lei che ne pensa?

«Il taglio alle politiche sociali è una mazzata che rischia di abbattersi sulle amministrazioni comunali. Il cittadino che vive un disagio quando va alle politiche sociali non chiede se i fondi sono europei, regionali o ministeriali. Il suo interlocutore è il sindaco. Lui parla col sindaco da dove vengano i soldi o non vengano, la responsabilità morale e politica ricade sul sindaco».

Il reddito di cittadinanza a voi di Italia Viva non è mai piaciuto.

«Io sono sempre stato contrario al reddito di cittadinanza a pioggia. Tu mini una generazione allontanando i giovani dal culto del lavoro. Ora che glielo togliamo queste persone sono disabituate a cercare un lavoro. Sono state sedute sul divano a far ricaricare la scheda. Dare lo stesso stipendio a chi lavora e a chi no è un errore. Le misure assistenziali devono esserci ma con intelligenza e aiutando chi ne ha davvero bisogno».

Anche sul salario minimo si è alzata la vostra voce critica.

«Sicuramente dobbiamo dare dignità alle buste paga. Però, in Italia, se per dare dignità aumentiamo le tasse e non percorriamo la via maestra di aumentare le buste paga ma tagliando le tasse recuperandole dall’evasione facciamo un errore. Aggiungo che la più grande operazione di aumento di potere d’acquisto su busta paga è stata fatta dal Governo Renzi con gli 80 euro. Mai nessuna operazione ha garantito uno scatto retributivo e quegli 80 euro non sono andati a grave sui datori di lavoro. Il datore di lavoro è felice di aumentare la busta paga se non riceve un danno. Il jobs act ha garantito un milione e duecentomila posti di lavori il cui 80% a tempo indeterminato. Un milione e 200mila posti di lavoro rispetto alla dignità della fascia media di operai e impiagati è più importante rispetto alla battaglia di chi prevede un aumento con aggravio fiscale a carico di un’altra categoria».

Queste posizioni, insieme ad altre politiche, non rischiano di farvi cadere in uno “splendido isolamento”?

«Guardi noi siamo orgogliosi di essere alternativi a questa destra e questa sinistra. Siamo, come abbiamo detto più volte, alternativi a sovranismo e populismo. Non abbiamo paura di essere isolati. Siamo al centro orgogliosamente e andremo alle europee con una nostra visione di Europa diversa da quella di Meloni, Salvini, Conte e Schlein».

Sul terzo mandato che idea avete?

«È sbagliato parlare di terzo mandato. Io parlerei di terza campagna elettorale e poi i cittadini possono scegliere. Vale anche per i sindaci: sono sempre i cittadini che decidono se mandarti a casa».

Cosa pensa di ciò che è accaduto a Caivano? Italia Viva è coinvolta?

«Nel rispetto dei principi costituzionali di garantismo giova ricordare che a differenza di quanto riportato da alcuni organi di stampa i tre amministratori arrestati a Caivano non sono iscritti a Italia Viva. Carmine Peluso e Giovanbattista Alibrico non sono mai stati iscritti al partito, mentre Armando Falco è stato tesserato nel 2021, ma non ha rinnovato l’adesione nel 2022 e nel 2023».

Quali sono i rapporti col Pd?

«Con tanti esponenti del Pd vado a cena insieme e apprezzo la loro lealtà. Altri li trovo pesanti e tante volte anche inconcludenti. Vuole qualche nome?»

Certo.

«Ad esempio con Mario Casillo, capogruppo regionale del Pd, mi vedo spesso e con lui condivido un’idea amministrativa del nostro territorio. Altri invece sono onirici: parliamo di sogni».

Ci pensa alle Regionali? Si candiderà?

«La risposta più giusta che le posso dare è che faccio il sindaco di Ercolano. Sono felice e ho ancora tanto da fare. Ma devo dirle, con onestà intellettuale, che la politica è una patologia dalla quale difficilmente si guarisce. Però ci sono prima le Europee».