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Inchiesta Juve, intercettazioni diffuse dai media. Vitiello: "Si rischia di inquinare l'indagine"

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L'intervento pubblicato da "il Dubbio", 30 novembre 2021

La gogna mediatica che sta subendo la Juventus in questi ultimi giorni va raccontata. L'inchiesta, condotta dalla procura di Torino, riguarda una presunta «gestione malsana» dei conti della squadra bianconera, che ha portato all'iscrizione nel registro degli indagati di sei persone, trai quali il presidente della Juventus Andrea Agnelli, il vicepresidente Pavel Nedved, e l'ex dirigente Fabio Paratici. La procura del capoluogo piemontese aveva diramato un comunicato stampa di poche righe in cui, tra l'altro, informava che «i finanzieri del Nucleo di Polizia economico-finanziaria Torino, delegati alle indagini, sono stati incaricati di reperire documentazione e altri elementi utili relativi ai bilanci societari approvati negli anni dal 2019 al 2021».

Il problema è quello che è successo dopo: da qualche giorno su quasi tutti i media sono stati pubblicati ampi stralci del decreto di perquisizione notificato lo scorso 24 novembre. Addirittura una grossa testata nazionale ha aggiunto proprio foto delle pagine originali del decreto. La domanda è sempre questa, la stessa posta per il caso Renzi/Open/Fatto Quotidiano, pur essendo in una fase diversa: quell'atto poteva essere pubblicato? E se la risposta è negativa, chi ha passato il materiale alla stampa? E si indagherà sulla presunta violazione di legge? Quell'atto è arrivato anche a "il Dubbio", "inoltrato molte volte" su Whatsapp, che ha deciso di non pubblicarlo.

Per l'onorevole di Italia Viva, Catello Vitiello, «senza entrare nel merito della vicenda, che l'atto di perquisizione venga notificato agli indagati non significa che cade il segreto investigativo. C'è un errore tecnico di fondo in quanto si confonde la conoscenza dell'atto da parte del soggetto interessato con l'opponibilità dell'atto erga omnes. La conoscibilità non riguarda tutti e in più siamo ancora nella fase dell'indagine preliminare».

Inoltre, così facendo, si inquina la genuinità dell'indagine: «Persone non direttamente coinvolte che leggono il loro nome accostato agli indagati potrebbero mettere in atto delle azioni per coprire eventuali reati personali». In più, «la pubblicazione di un decreto di perquisizione lede la reputazione degli indagati, facendoli apparire colpevoli anche se siamo ben lontani da una sentenza definitiva». A questo punto l'onorevole Vitiello si augura che la sua pdl, che estenderebbe il segreto istruttorio all'arco temporale in cui gli atti di indagine sono conosciuti dalle parti, cioè fino a quando non iniziali processo vero e proprio, venga discussa quanto prima in Commissione giustizia: «Non pretendo che la  mia proposta rappresenti la panacea di tutti i mali, ma penso sia importante discuterne perché sempre di più assistiamo a violazioni di legge in questo campo».