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Ilva, l'impresa dimenticata

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Focus sull'Ilva in rapporto all'attuale Governo, su "il Foglio" di oggi

In una serie di editoriali - non firmati e quindi, come da tradizione giornalistica, da ritenersi espressione della linea del giornale - "il Foglio", oggi, pone l'attenzione sulla situazione dell'impresa al Sud Italia e, in particolare, sull'Ilva di Taranto.

"C'è una continuità nei governi Conte nell'amnesia per industria e sviluppo", leggiamo su "il Foglio". "Un anno fa - prosegue l'editoriale - il governo gialloverde diviso tra balconi e piazze battagliava su capitoli della manovra di Bilancio che si chiamavano "pace fiscale", "risparmio tradito" e "salvataggio pubblico" dell'Alitalia, oltre ai più noti reddito di cittadinanza e quota 100. Contemporaneamente annunciava un Pil 2019 dell'1,5 per cento. Come è finita lo sappiamo: l'Italia è a crescita zero".

"Oggi con i giallorosé come ieri con i gialloverdi, le aziende sono le grandi dimenticate", spiega l'editoriale, che prosegue: "Per dirla con il presidente di Assolombarda Carlo Bonomi, non si vede discontinuità tra l'assistenzialismo e lo statalismo di ieri e quello attuale. Ci si è ricordati delle imprese per confermare di sfuggita gli incentivi all'Industria 4.0 ma il piano di modernizzazione avviato prima da Matteo Renzi e poi da Carlo Calenda nel governo Gentiloni è una sorta di corpo estraneo, di capitolo negletto nel gosplan Pd-5s così come nel magnifico contratto 5s-Lega".

Venendo più specificamente alla situazione dell'Ilva, il quotidiano prefigura una "Missione chiudi Ilva". "L'appiattimento del Pd su Emiliano e M5s - spiega il Foglio - porterà tutti a scottarsi con l'acciaio". "Il Partito democratico - prosegue l'editoriale - si è appiattito sulle posizioni del Movimento 5 stelle, che sembra spadroneggiare nel dettare l'agenda economica della coalizione giallorossa, e ha collaborato per eliminare l'immunità penale precedentemente concessa ad ArcelorMittal per poter gestire l'Ilva di Taranto i cui impianti sono in larga parte sotto sequestro".

"Il Pd di Nicola Zingaretti è irriconoscibile rispetto a quello di Matteo Renzi che aveva posto le condizioni per l'ingresso di investitori internazionali e segna un adeguamento alle posizioni del M5s, che ha tra i suoi obiettivi elettorali la chiusura dell'Ilva, in linea con la posizione del governatore pugliese Michele Emiliano", sottolinea il quotidiano.

Lo scenario derivante dall'ipotesi chiusura non è roseo: "per il governo significa mettere a rischio dai 3 ai 5 mila posti di lavoro su 8 mila impiegati a Taranto e giocarsi la possibilità di permettere ad Arcelor di continuare a migliorare l'impatto ambientale del siderurgico. Per l'industria manifatturiera italiana significherebbe rinunciare al 35 per cento del fabbisogno nazionale di acciaio e rifornirsi all'estero a costi maggiori".

"Un anno fa di questi tempi si festeggiava l'arrivo di Arcelor. Ora, dopo l'azione demolitrice del M5s, cui si è unito il Pd per il colpo di grazia, si rischia di osservare l'inizio della fine dell'Ilva", conclude, amaramente, il quotidiano.