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Il Parlamento ridotto a finzione di rappresentanza

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Il Parlamento ridotto a finzione di rappresentanza

di Paola Cintoli, comitato Democrazia Roma

Il Parlamento ridotto a finzione di rappresentanza

di Paola Cintoli, comitato Democrazia Roma

Ogni giorno, da quando è in carica l’attuale Governo, abbiamo dovuto assistere a un attacco ricorrente alle istituzioni, diretto a scardinare i principi fondamentali della democrazia parlamentare e avviarla verso una forma plebiscitaria. Si sta introducendo il principio che le Camere, espressione della sovranità popolare, siano superflue e inutili e, di fatto, trasferendo il potere legislativo nelle mani del Governo, tramite la sostituzione di ogni mediazione democratica con il rapporto diretto tra i capi carismatici e il popolo. Al di là della contrapposizione fra democrazia diretta e democrazia rappresentativa c’è in gioco la democrazia in quanto tale.

A ciò si aggiunge il potere dei “social”, che guida e condiziona le scelte in modo distorto, contribuendo a un processo di sgretolamento, di totalitarismo mentale e di uniformità comportamentale, tipico della società dei consumi, nella quale sembra che si stiano dissolvendo le radici democratiche della nostra civiltà.

L'umiliazione del Parlamento

Diversi sono gli esempi a sostegno di queste affermazioni:

  • l’umiliazione del Parlamento depotenziato della sua funzione di confronto e dibattito, soprattutto in occasione della Legge di Bilancio, che è stata votata senza che si abbia avuta la possibilità di le leggerla, valutarla e discuterla, neanche in Commissione;
  • gli attacchi alla libertà di stampa;
  • la richiesta di sottoporre il Presidente della Repubblica alla procedura di messa in stato d’accusa per alto tradimento e attentato alla Costituzione, e l’insofferenza verso gli organi di garanzia;
  • la negazione del principio cardine della democrazia liberale – la separazione dei poteri – con Salvini, che pone al di sopra della legge il voto che lo ha eletto;
  • la pretesa di considerare democratica l’applicazione dello strumento di partecipazione diretta attraverso la piattaforma Rousseau, che ha portato a votare sul tema dell'autorizzazione a procedere nei confronti del ministro dell'Interno una minoranza di 52 mila votanti;
  • il progetto di demolire l’Unione europea e  modificare il sistema di alleanze internazionali dell’Italia, con l’avvicinamento a paesi lontani dai nostri valori fondamentali.

La democrazia diretta

Sono fatti gravissimi, confermati dalle proposte di legge costituzionale di stampo plebiscitario, volte a trasformare la nostra democrazia, provenienti proprio da partiti che nella scorsa legislatura hanno gridato al colpo di Stato quando l’allora maggioranza del Governo Renzi ha tentato di innovare il nostro sistema parlamentare attraverso la riforma costituzionale, bocciata al Referendum del 4 dicembre 2016.

Nell’indifferenza generale - anche del Pd - è stato nominato - primo e unico al mondo – un Ministero per la democrazia diretta, - assunto da Riccardo Fraccaro, fedelissimo  di Di Maio,–  che è stato costituito come dipartimento della presidenza del Consiglio,  negli stessi uffici di Palazzo Chigi: anche logisticamente, la democrazia diretta divenuta strumento di governo.

Si è sostituito al Ministero per le riforme, lasciando chiaramente intendere che la riforma prioritaria è modificare l’ordinamento istituzionale dello Stato, fondato sulla democrazia rappresentativa, a vantaggio di forme di democrazia diretta.
A tal fine dovrebbe essere proprio la rete lo strumento fondamentale a disposizione dei cittadini per partecipare, proporre o bocciare leggi, e soprattutto la “piattaforma Rousseau” della ditta Casaleggio, azionista di riferimento del Movimento.

Le riforme costituzionali

Distratta dai continui litigi nel governo e da questioni secondarie volutamente poste all’ordine del giorno dall’esecutivo,  l’opinione pubblica sta ignorando completamente la discussione in seconda lettura di due disegni di legge di riforma costituzionale presentati dal Ministro, per la riduzione del numero dei parlamentari e per l’introduzione del referendum propositivo.

Due riforme che potrebbero svuotare il Parlamento limitandone le funzioni, e quindi la democrazia e la rappresentanza, realizzando quella democrazia diretta, obiettivo primario del M5 stelle, che volle entrare in Parlamento per “aprirlo come una scatoletta di tonno”. Entrambe queste riforme si stanno approvando nel silenzio più assoluto dei media e nell’indifferenza e nella sottovalutazione dei costituzionalisti, che ai tempi della “riforma Renzi” si spesero quotidianamente su tv e giornali per combatterla.

La riduzione del numero dei parlamentari

Della riforma dell’articolo 71 della Costituzione, che arriverà a breve, sempre in seconda lettura, al Senato, ho già scritto in un precedente articolo, pubblicato sul sito dei Comitati: “La democrazia rappresentativa in pericolo”. Come è avvenuto finora con il referendum abrogativo la democrazia diretta può a volte essere un correttivo parziale di quella rappresentativa, ma in questo caso invece si costruiscono regole e strumenti sostitutivi della democrazia rappresentativa.

Qualche settimana fa la Camera ha votato la riforma costituzionale che prevede il taglio netto dei parlamentari: alla Camera ne resterebbero 400 invece che 630; al Senato 200 al posto degli attuali 315. In pratica un Parlamento ridotto di un terzo (600 contro i 945 attuali) e un “risparmio netto di 500 milioni” a legislatura. L’approvazione è avvenuta grazie a un “grave strappo procedurale”, avendo il Presidente bocciato e dichiarato inammissibili una serie di emendamenti correttivi della proposta di riforma arrivata e uscita blindata alla seconda approvazione. Un vero svuotamento della funzione del Parlamento.

Spot elettorale

Si tratta di uno “spot elettorale”, di “tagli lineari solo numerici” ha dichiarato il  Prof. Stefano Ceccanti, costituzionalista, deputato del Pd, ”perché se la riduzione dei parlamentari non è collegata al superamento del bicameralismo ripetitivo, si confermano  le stesse funzioni e la doppia fiducia per Camera e Senato”. Se si riduce di un terzo il numero dei parlamentari e non si modificano le competenze del Parlamento, - ha affermato l’On. Ivan Scalfarotto nel suo duro intervento in aula - è chiaro che si vuole deliberatamente rendere caotici e impedire i lavori parlamentari, perché il carico di lavoro graverà evidentemente sui parlamentari rimasti, producendo la cancellazione del dibattito e del ruolo delle opposizioni.

In altri Paesi i sistemi parlamentari o sono monocamerali oppure la prima Camera ha un numero di eletti più alto e la seconda rappresenta le regioni, al fine di governare i rapporti tra queste e lo Stato. La “riforma Boschi-Renzi”, infatti prevedeva  un disegno organico che non solo superava il bicameralismo perfetto, ma avrebbe, ad esempio, potuto rendere governabile la questione del “regionalismo differenziato” con un Senato delle Autonomie.

Nel ribadire l’assoluta centralità della funzione del Parlamento, in quanto espressione della sovranità popolare, Scalfarotto ha messo in guardia dal pericolo rappresentato dal disegno organico del Governo: l’idea demagogica di un popolo ridotto a unità, come nelle repubbliche popolari o  democratiche, che “fanno passare il concetto che il popolo sia uno e, quindi, il Parlamento non serve più”, ridotto a finzione di rappresentanza, mentre “ il leader interpreta i desideri e le volontà di tutti”.

I media non fanno che dare grande risalto alla natura “di sinistra” del M5s, soprattutto in questa ultima fase. Attenzione, il suo populismo è altrettanto pericoloso, anche se più subdolo, di quello più evidentemente autoritario della Lega di Salvini!

I comitati

I Comitati “Ritorno al futuro” dovranno essere costantemente vigili e opporsi, in tutte le forme democratiche possibili, all’intento di distorcere la funzione del nostro Parlamento. Come “Comitato Democrazia Roma” abbiamo intenzione di organizzare una serie di incontri e di iniziative finalizzati soprattutto a rendere consapevoli i cittadini del pericolo che sta correndo la nostra democrazia.