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Il diario di Buonajuto da Washington: "Il ruolo decisivo dell'informazione per la democrazia"

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L'intervento su "Metropolis", 9 giugno 2022.

Il ruolo dell'informazione e dei giornalisti per mantenere "sane le democrazie", ma anche l'importanza dell'attivismo civico e la promozione dei diritti umani a livello globale sono stati i temi della seconda giornata di incontri a Washington. Il programma dell'International Visitor Leadership Program, al quale sto partecipando insieme ad altri 5 sindaci provenienti da tutto il mondo, mi ha portato a confrontarmi con Mark Segraves, uno dei giornalisti investigativi americani più noti, la cui carriera è costellata di riconoscimenti per i suoi reportage.

La necessità di una informazione pluralista e rispondente a criteri dl qualità è essenziale per una democrazia, vale in Italia, così come in ogni alta parte del mondo Eppure, parlando di casa nostra, ci troviamo in alcuni casi difronte a 'giornalisti' che attraverso una presenza quotidiana soprattutto in tv provano in tutti i modi a condizionare i destinatari della comunicazione, concorrendo alla formazione di un'opinione pubblica distorta, che rinuncia alla critica e alle istanze del bene comune, portando tutto in caciara.

Toccante è stato il racconto di Roheyatou Lowe, la prima sindaca donna della capitale del Gambia, che ha condiviso con tutti noi la sua esperienza vissuta in campagna elettorale, momenti difficili ed emotivamente forti. Ci ha raccontato di una stampa che osteggiava il suo progetto "semplicemente" perché donna e perché quelle erano le prime elezioni democratiche che c'erano nel Paese dopo oltre 20 anni di sanguinaria dittatura.

Lowe, non si è scoraggiata ed insieme al suo gruppo ed ai suoi sostenitori ha cambiato registro comunicativo e alla fine è riuscita ad essere eletta, perché quando la politica, quella vera, guarda negli occhi le persone, vince ogni pregiudizio!

Le democrazie si rafforzano anche grazie all'attivismo civico, alla promozione dei diritti umani, alla conoscenza tecnologica, come sostiene Steven Feldstein, il ricercatore del programma Dernocracy, Conflict, and Governance di Carnegie ed ex professore associato di affari pubblici alla Boise State University. Feldstein ha pubblicato diverse ricerche su come l'intelligenza artificiale sta rimodellando la repressione, la geopolitica della tecnologia, il ruolo della Cina nel promuovere l'autoritarismo digitale e l'effetto del Covid sulle nostre democrazie. Una rivoluzione che sta rendendo la nostra vita sempre più dipendente da grandi masse di dati. L'intelligenza artificiale è lo strumento per estrarre, da questa enorme massa, informazione e conoscenza, facendone un ingrediente potente, prezioso e cruciale dei processi decisionali.

L'esperienza di un Internet senza leggi e il fragile rapporto tra tecnologia e legge sollevano una domanda chiave sul ruolo del digitale nella democrazia: quali, fra le sfide che l'AI ci lancia, possono essere lasciate nel campo esclusivo dell'etica e quali devono essere invece affrontate con regole operative efficienti, che includano in modo comprensivo tutta la legittimità del processo democratico?

È indispensabile una nuova cultura che incorpori nella progettazione stessa dell'Intelligenza Artificiale principi etici, fra cui democrazia, stato di diritto e diritti umani. I tre pilastri portanti delle costituzioni liberali occidentali.