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Gozi: "Svolta storica sull'asse Roma-Parigi. Ma ora si vada oltre il potere di veto"

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Intervista di Angelo Picariello, "Avvenire", 17 giugno 2022.

«Questa visita a Kiev è il momento più alto di una strategia nuova, che vede l'Europa a tre punte, un'avanguardia a un nuovo progetto dell'Unione»: nessuno più di Sandro Gozi, europarlamentare del gruppo Renew Europe, eletto in Francia con la lista Renaissance ed ex sottosegretario alle Politiche europee del governo Renzi, ha titolo per parlare di questo asse Roma-Parigi, sancito dal Trattato del Quirinale: «Ora Macron e Draghi debbono avere come a Kiev lo stesso senso della storia, al prossimo Consiglio Europeo debbono farsi promotori di una proposta di revisione dei Trattati».

Si temeva che in questo patto di collaborazione e consultazione Roma-Parigi l'Italia potesse giocare un ruolo subalterno.
Lo diceva chi era contrario, ma i fatti ci stanno dando ragione. Abbiamo detto che ci sarebbe stata pari dignità e non avrebbe escluso, ma anzi rafforzato, il rapporto con la Germania. L'iniziativa di oggi dimostra che la strategia era giusta.

Una immagine storica, come fare in modo che segua la "sostanza"?

Questa visita ha l'ambizione di trasformare l'allargamento dell'Unione da modello di transizione democratica ed economica, quale è ora, in strumento che include anche una prospettiva nuova geopolitica e di stabilizzazione che si propone di contrastare un progetto imperialista, russo, con un investimento sui valori della pace.

Questa visita di Kiev, con l'Ucraina più vicina all'Unione, e che tuttavia non entra nella Nato, non richiede un passo in avanti dell'Ue?
La scelta di Scholz, Macron e Draghi di dare una valenza geopolitica immediata all'allargamento all'Ucraina richiede che la Francia, prima potenza militare europea, acceleri insieme agli altri Paesi guida, penso anche alla Spagna, verso l'adozione di una vera Difesa comune europea.

Ma un'Europa che si mostra divisa e a volte balbettante avrà la forza di imprimere quest'accelerazione?
Un'Europa che si apre a una prospettiva di inclusione geo-politica non solo dell'Ucraina, ma anche dei Balcani e della Moldavia, ha bisogno di una riforma dei Trattati, perché un'Europa prigioniera del diritto di veto, con poteri limitati in politica estera, con un bilancio insufficiente per le politiche economiche non può essere all'altezza delle prospettive disegnate con questa visita a Kiev. Che vedono l'Europa diventare una potenza geopolitica sul versante della pace e della sicurezza internazionale, da impotente quale si manifesta ora.

Ma la revisione dei Trattati, per superare il diritto di veto ora, paradossalmente, deve fare i conti con il veto di chi è contrario.
Ma proprio quelli che più si sono opposti alla revisione dei Trattati, la Polonia, i Paesi dell'Est e i Baltici, oggi spingono di più per l'adesione dell`Ucraina; quelli che erano "neutri" fino a ieri, Svezia e Finlandia, oggi vogliono aderire alla Nato. Dobbiamo approfittare di questo momento, che vede proprio i Paesi che più si opponevano alla revisione dei Trattati assumere una nuova consapevolezza.

Da queste amministrative emerge una nuova potenzialità per il centro moderato che in Italia è alla guida del governo.
C'è il dovere di lavorarci, anche l'Italia ha bisogno di un'Alleanza per la Repubblica che veda una forza politica centrale, che si batta per il completamento dell'agenda Draghi. Un lavoro che non può terminare nel 2023. Se non ci fosse stata nel 2017 l'alleanza con Bayrou l'esperienza di Macron forse non ci sarebbe stata, se in Europa non ci fosse stata quest'alleanza fra liberali, democratici ed ecologisti ci sarebbe stata un'altra storia. Serve anche in Italia una Renew come c'è in Europa, ma per farla occorre mettere da parte le antipatie personali. C'è una grossa opportunità che può arrivare ben oltre le due cifre, e non può e non deve essere sprecata.