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Sandro Gozi: "Serve un'intesa subito. Ci sarà se la Germania si smuove"

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Intervista di Vincenzo Spagnolo, "Avvenire", 9 aprile 2020.

«L'accordo definitivo, se arriverà, lo troveranno i capi di Stato e di governo. Ma intanto bisogna fare passi in avanti nell'Eurogruppo». Al telefono da Parigi, l'europarlamentare Sandro Gozi stigmatizza l'ostracismo degli Stati contrari a un'intesa europea. Da settimane Gozi insiste sull'urgenza di varare i cosiddetti recovery bond e su questo, con tenacia, ha fatto convergere il gruppo liberaldemocratico Renew Europe, al quale aderisce: «Bisogna trovare un'intesa in tre mesi, non in tre anni — osserva —, garantendo ulteriore solidarietà agli Stati più in difficoltà, come Spagna e Italia, ma anche lavorando per il dopo, quando l'Ue  dovrà ricostruire una propria sovranità industriale, a partire dal settore farmaceutico, per non essere dipendente da attori globali come la Cina».

L'estenuante maratona notturna non è bastata, oggi l'Eumgruppo si riunirà ancora...
Il problema è che si sta svolgendo un dibattito datato.

Cioè?
Olandesi, finlandesi e austriaci ragionano come se ci si trovasse nel mondo "di prima'. Ma quel contesto europeo e internazionale non c'è più, perché L'emergenza coronavirus ne ha ridefinito scenari e necessità.

Il ministro francese Le Maire ritiene «impensabile» un fallimento. Concorda?
Sì, avrebbe conseguenze devastanti. Potrebbe saltare l'intero Mercato unico, perché se non si dà a tutti gli Stati un Fondo a cui accedere a condizioni eque, la sperequazione farà da detonatore. Mi spiego: se la Germania è in grado di regalare, a mo' di helicopter money, 50 miliardi alle sue imprese in crisi, quanti altri Stati possono farlo? Inoltre, nel mondo nuovo che la pandemia sta delineando, non basterà uno strumento, ma ne serviranno molti e tutti insieme.

Quali?
Tutti quelli in discussione: un Mes senza condizioni macroeconomiche e con modalità semplificate; una Bei in grado di annientare la capacità d'investimento; la Bce, che sta già operando in deroga alle quote, visto che ha acquistato 12 miliardi di titoli italiani a fronte di 2 miliardi di quelli tedeschi; e ancora un fondo per emettere i recovery bond. Mettendo tutto insieme, l'Europa dev'essere in grado di mobilitare risorse per oltre 1.500 miliardi.

Come valuta le aperture di Berlino?
Mi pare che ci sia un avvicinamento alla proposta francese. Ma non bastano le dichiarazioni del ministro delle finanze tedesco Olaf Scholz. Ricordo che Alcide De Gasperi diceva: l'Europa ha bisogno di senso dell'urgenza e della lungimiranza. Mai come adesso, la cancelliera Angela Merkel potrebbe rileggersi De Gasperi e, anziché fare da mutti alla sua "circoscrizione tedesca", alzare lo sguardo, avvicinandosi alle posizioni di Macron e dando una prova di generosità europea.

È fiducioso che la Germania si smuova?
Con Francia, Italia e Spagna in sintonia, penso che ci sia la possibilità di convincere la Germania. E, se accadrà, potremmo avere un "sì" da tutta l'Eurozona, Olanda compresa.

E se invece si tentennasse ancora?
Senza unanimità, penso che un gruppo di Paesi debba procedere comunque, avviando i recovery bond con chi ci sta. Non è la via ottimale, certo. Ma, se necessario, dovrà essere percorsa.