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Gozi: "Politica italiana disconnessa dai problemi"

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Intervista di Andrea Alessandrini, Il Resto del Carlino, 6 agosto 2022.

Come vive la maratona estiva verso le elezioni politiche del 25 settembre dalla sua prospettiva transazionale l’europarlamentare cesenate Sandro Gozi, emigrato illustre della politica? Soglianese, 53 anni, scoperto da Romano Prodi, sottosegretario agli Affari europei nei governi Renzi e Gentiloni quando era ancora nel Pd, ha seguito il fiorentino ex premier in Italia Viva, poi ha valicato le Alpi. In Francia è stato consigliere agli Affari Europei del governo Philippe II e dal 2020 è deputato del Gruppo Renew Europe al Parlamento europeo, eletto con la lista Renaissance, promossa dal presidente francese Macron e da En Marche. Dal 2021 è inoltre segretario generale del Partito Democratico Europeo. Gozi vive con la famiglia, moglie e due figli, tra Bruxelles, Parigi e Roma. Scrive libri, nel 2021 ha pubblicato «Il bersaglio. Battaglie per l’Europa».

Eurodeputato Gozi, come vede prendere corpo la competizione elettorale?

«Per ora vedo tante forze che guardano lo specchietto retrovisore, continuando a ripetere gli errori del passato: mettono insieme tutto e il suo contrario per andare contro qualcuno. Ciò che colpisce è che sono completamente disconnesse dai veri problemi italiani ed europei».

Lei è in Italia Viva, fuori da entrambi i poli. Che cosa non funziona nei due schieramenti antagonisti?

«Centrosinistra e centrodestra non esistono più: c’è un estrema destra dominata da Giorgia Meloni e una sinistra confusa e conservatrice. Sono alleanze elettorali, non politiche: saranno incapaci poi di governare. Sono più di vent’anni che l’Italia è prigioniera di questi errori. Basta!»

Lei è favorevole alla corsa solitaria di Italia Viva?

«Meglio essere coerenti e coraggiosi. L’agenda Draghi è il discrimine all’origine delle elezioni. L’Italia ha di fronte a sé sfide epocali. Il capo del governo ha chiesto fiducia, gli è stata negata in modo netto dalle destre e in maniera subdola e contraddittoria da Pd e associati. Italia Viva chiede invece di rinnovare quella fiducia con il voto del 25 settembre».

Rischiate di rimanere fuori dal Parlamento.

«Credo che il rischio vero sia un altro: lasciare l’Italia in mano ad accozzaglie incoerenti. La nostra alleanza per le riforme e l’Europa raggiungerà un ottimo risultato».

Deluso da Calenda che dopo il tira e molla si è alleato con Letta? È saltato il polo centrista.

«Non mi ha deluso, semplicemente perché lo conosco fin troppo bene. Certo, Calenda ha perso un’occasione storica».

Nel seggio uninominale alla Camera di Forlì-Cesena per il centrosinistra sarà in lizza quasi certamente il suo ex compagno di partito Massimo Bulbi. Per Iv Marco di Maio?

«Sarà una bella sfida. Non abbiamo ancora deciso le candidature e dipende innanzitutto da Di Maio che ha fatto un ottimo lavoro e dalle decisioni che prenderemo insieme. Ci batteremo voto per voto e ci rivolgeremo a tutti coloro che vogliono una vera riforma della giustizia, l’abbassamento delle tasse applicando la delega fiscale Draghi, la promozione del merito, il sostegno vero alle imprese: sono sicuro che tanti romagnoli saranno interessati a girare pagina anche qui».

Come sta proseguendo il suo percorso politico?

«Ho partecipato molto attivamente alle presidenziali francesi e alla vittoria di Macron. Un’esperienza irripetibile. Sono molto impegnato nel Parlamento Europeo su temi come le riforme dei servizi e del mercato digitale, la protezione dei consumatori, la lotta contro la disinformazione e le riforme dei trattati Ue. Sono questioni appassionanti, da cui dipende il nostro futuro».

Ha nostalgia della politica attiva in Italia?

«La mia elezione è stata transazionale, sul modello indicato da Pannella e continuo ad intervenire in Italia, come a Bruxelles e Parigi. Vogliamo fare uscire la politica dagli stretti confini nazionali per costruire una vera democrazia europea».

Dove vede il suo futuro?

«A Strasburgo e a Parigi, almeno fino al 2024. Vede: quando si ha l’onore di essere eletto in un’assemblea regionale, nazionale o europea – parlo naturalmente per me ma anche per tutti gli interessati – io ritengo che ci si debba rimanere sino alla fine e non saltare da un’elezione all’altra. È una questione prima di tutto di serietà».