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Gozi: "Passo avanti enorme. L'asse con Merkel e Macron giova all'Italia"

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Intervista di Angelo Picariello, "Avvenire", 11 novembre 2020.

«Quello di oggi è un passo avanti enorme per l'Europa». Ne è convinto Sandro Gozi. Ex sottosegretario agli Affari Ue, approdato un po' a sorpresa alla corte di Emanuel Macron come consigliere, poi eletto eurodeputato per la lista Renaissance del presidente francese. Ma senza tradire la causa italiana.

Anzi, sostiene ora: «La vera novità fra il "Conte 1" e il "Conte 2" è l'esser passati dall'alleanza con Orban e Kaczynski a quella con Merkel e Macron. E i frutti si vedono».

Anche nell'accordo raggiunto sul bilancio europeo?
Sicuramente. Con il Recovery plan, che vede l'Italia principale beneficiaria, per la prima volta si dà vita a un bond europeo, scelta federalista di grande solidarietà. Dopo di che scatta la domanda: «Ora chi lo paga?». E qui c'è la maggiore novità.

Come si finanzierà il debito?
Si potevano fare 3 errori: addossarlo ai singoli Stati, togliendo con una mano quel che si dava con l'altra; con un aumento delle tasse; o tagliando voci basilari del bilancio, dalla sanità alla protezione civile, da Erasmus alla ricerca.

Invece?
Invece si è scelta una quarta via. Il debito verrà ripagato tassando i giganti del Web, la grandi transazioni finanziarie e le produzioni di Stati, come la Cina, che non rispettano le norme in materia di ecologia, introducendo una carbon tax. Un'operazione di giustizia fiscale ed ecologica.

Non sarà come per l'auspicio della lotta all'evasione?
Il debito va ripagato dal 2028. Ma non è una previsione scritta sull'acqua. Si parte subito, come dimostra l'azione appena promossa dall'Ue contro Amazon. Solo l'Europa può difendere i nostri diritti di cittadini e consumatori nei confronti dei giganti del digitale, e lo farà.

L'altra novità è l'introduzione dello "Stato di diritto".
Saranno sospesi o congelati i fondi europei agli Stati che non rispettino lo stato di diritto e le libertà politiche.

Cambierà qualcosa sull'accoglienza dei rifugiati?
La norma riguarda tutti i valori fondanti dell'articolo 2 del Trattato. Ma possiamo dire che, su questo tema, Ungheria e Polonia si sono poste in violazione di questi principi.

Ora però potrebbero far valere il diritto di veto.
Stavolta il Ppe, di cui Orbán fa parte, ha aderito convinto alla nostra proposta. Non credo gli convenga mettersi fuori dalla solidarietà europea, di cui ha bisogno come e più di altri. E non vale solo per lui. Il processo avviato sul Recovery plan, che ha visto Francia e Germania, con l'Italia, promuovere un'alleanza risultata vincente con Spagna, Belgio, Irlanda e altri, ha segnato una svolta epocale di cui Merkel è stata gran protagonista. La sua affermazione, lo scorso aprile («La Germania sta bene se l'Europa sta bene») l'ha collocata sulla scia di Kohl.

Ora la via è segnata. Con Biden che cosa cambia per l'Europa?
Ci sarà il ritorno a un multilateralismo democratico dopo una fase segnata da dazi e nazionalismi che ci hanno penalizzato. Mettendo in discussione le organizzazioni mondiali del commercio, l'Oms, le intese sul clima. Ma non torneremo alla fase pre-Trump. Non potremo più pensare di delegare a un'altra entità l'autonomia strategica dell'Europa e della difesa. Il tema posto da Trump in modo dirompente si porrà ora in un clima diverso di amicizia e collaborazione, di rispetto fra le nazioni, nelle organizzazioni internazionali. Gli europei dovranno assumersi le loro responsabilità.