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Gozi: "L'Italia deve essere coerente e dire al più presto sì al Mes"

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Intervista di Giulia Merlo, "il Dubbio"; 3 luglio 2020.

Mes o non Mes. Il dilemma continua ad essere rimandato dal premier Conte, ma il tempo ha un costo e questo costo sono le frecciatine dei colleghi europei, come l'olandese Mark Rutte, che ha detto chiaro e tondo «L'Italia impari a farcela da sola». Tradotto, senza l'Europa.

Sandro Gozi, da italiano eletto al Parlamento europeo nelle liste francesi di En Marche, lei cosa risponde? Rutte ha un pregio ed è quello della franchezza, che va rispettata. L'unico elemento su cui sono d'accordo con lui è che l'Italia debba essere molto chiara su come vuole cambiare e su quali riforme vuole fare. L'Europa ci sta chiedendo questo: diteci quali sono le vostre riforme. Su questo fronte noi siamo deboli e in ritardo: l'Italia è l'unico paese a non aver ancora presentato un piano nazionale di riforme e il premier Conte vorrebbe rimandarlo ancora a settembre. Invece bisognerebbe fare presto, perché per l'accordo sul Recovery Plan serve il consenso di tutti i Paesi e prima il nostro Paese indica come vuole spendere i soldi, più sarà credibile.

E perché Rutte rilancia sul principio dell'ognun per sé e Dio per tutti?
Perché Rutte è un negoziatore, sa che si dovrà trovare un accordo per il Recovery Plan e tutto ciò che dice in Europa gli Parlamento olandese, dove anche lui ha i suoi problemi da gestire. È ovvio che nessuno può farcela da solo, nemmeno la sua Olanda, visto che esporta l'80% dei suoi prodotti in paesi Ue. Dire di farcela da soli significa negare uno dei principi cardine dell'Ue, la solidarietà, che non è buonismo e nemmeno ingenuità, ma significa aiutare oggi il vicino in difficoltà, perché altrimenti domani i problemi del vicino saranno i tuoi problemi, ingigantiti. Ogni giorno che passa dimostra come le ricette nazionali e di chiusura siano fallimentari.

Quanto pesano i tentennamenti del governo sulla percezione esterna dell'Italia?
Enormemente. L'Italia deve dire cosa vuole fare per uscire dalla crisi, mettendo da parte le sue contraddizioni e la sindrome da accerchiamento, che è falsa e controproducente. Sul Mes, tanto per cominciare: Angela Merkel ha detto una cosa ovvia, ovvero che un governo non può passare ore a negoziare qualcosa che poi considera inutile e che tutta Europa ha dato per scontato che, avendolo approvato, l'Italia volesse il Mes. La reazione emotiva di Conte, invece, non ha aiutato né il premier né l'Italia.

Le personalizza la responsabilità, assegnandola al premier Conte.
Perché tiene una posizione contraddittoria: da una parte chiede che l'Ue anticipi il Recovery Plan, dall'altra si piega agli equilibrismi interni dei 5 Stelle e non si decide a usare i fondi del Mes per ricostruire e risanare il nostro sistema sanitario. Questo atteggiamento indebolisce l'Italia ed è responsabilità del premier, che sul Mes dovrebbe tenere fede al suo atteggiamento iniziale e continuare a lavorare di intesa con Spagna e Francia. E' stato innanzitutto grazie a questa intesa, infatti, che in aprile il fronte guidato da Macron ha permesso di sbloccare la situazione europea e convincere Merkel a una svolta radicale. Non buttiamo tutto alle ortiche.

Quindi deve essere Conte a imporsi sul Mes?
Conte ha approvato il Mes, sa benissimo che è senza condizioni e mette a disposizione fondi per migliorare il sistema sanitario con un risparmio di almeno 6 miliardi di tassi d'interesse. Denaro, questo, che potrebbe essere utilizzato per la scuola, le imprese o la lotta alla povertà. Il Mes è stato negoziato e approvato dal Conte I e quindi da lui come presidente del Consiglio, ora il Conte II lo sfrutti e il premier si faccia carico di spiegare meglio ai 5 Stelle, che sono anche il suo partito, perché l'Italia dovrebbe utilizzare tutti gli strumenti messi a disposizione dall'Ue, tutti, Mes incluso.

A mancare, però, è anche il piano di riforme nazionale. Quali dovrebbero essere le priorità?
Alcune priorità sono immediate: aiuti a imprese e famiglie e spinta per le infrastrutture. L'Italia deve sbloccare le infrastrutture, dall'alta velocità alle autostrade, inoltre bisogna agire in modo rapido per attenuare il duro impatto economico e sociale della pandemia su imprese e lavoratori. Altre priorità sono invece strategiche e riguardano l'Italia in quanto stato membro dell'Unione. Il nostro paese dovrebbe scommettere sulla transizione ecologica e sulla trasformazione digitale. A settant'anni dal trattato di Parigi del carbone e dell'acciaio, oggi il nostro carbone e il nostro acciaio sono il digitale e l'ecologia: così ripartirà l'Europa. Su questo Italia dovrebbe scommettere moltissimo e spingere l'Ue a fare altrettanto. Il mio sogno è che l'Italia, da paese in difficoltà, diventi modello di rilancio grazie a queste due direttrici.

Il governo ha la forza di scelte del genere o il Mes sarà il punto di rottura di questo esecutivo?
Non credo che ci saranno elezioni a breve, ma spero per l'Italia che Conte convinca velocemente i 5 Stelle sul Mes. Dovrebbe spiegare loro che il Recovery Plan europeo è studiato su misura dell'Italia, perché è fatto per i paesi che hanno più bisogno di ricostruire e si basa sui sussidi per il rilancio economico e sociale: una vera e propria nuova politica comune europea. Per questo fine l'Italia lo ha ben negoziato e ora dovrebbe proseguire su una linea di coerenza.

E se non riuscisse?
Immagino che, se l'attuale configurazione di maggioranza dovesse arrivare a blocco, si dovrà lavorare secondo la Costituzione su nuova maggioranza e un altro governo, ma non credo affatto che la legislatura si interromperà.