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Gozi: "In panne l'alleanza del Partito Democratico con il Movimento 5 Stelle"

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L'intervento pubblicato da "le Figaro", 17 maggio 2021.

Vista dalla Francia, la sinistra italiana non se la passa poi così male, anche se rimane minoritaria nelle intenzioni di voto alle elezioni legislative del 2023: con due forze ancora consistenti, il Partito Democratico (20% dei voti) e il Movimento 5 Stelle, alias M5S (16,5%), rappresentano il 36,5% dell'elettorato, secondo Demopolis. La sinistra italiana non ha una forte concorrenza da parte degli ambientalisti ed è ancora tenuta insieme dal desiderio di respingere una potente estrema destra e dall'acuta consapevolezza che, in un sistema parlamentare con un voto fortemente proporzionale, non c'è salvezza al di fuori delle alleanze.

Enrico Letta, che ha assunto la guida del PD due mesi fa per salvare il partito dall'implosione, ha deciso di mantenere l’alleanza con il M5S come base per una futura grande alleanza di centro-sinistra con tutti i piccoli partiti centristi. Questa scelta di continuità sta già rivelando i suoi limiti: può un'alleanza funzionare quando i suoi componenti si rivolgono allo stesso elettorato?

"Questa alleanza superficiale, che non propone alcuna politica o dinamica innovativa, impedirà al PD di recuperare il 10-15% dei voti centristi degli altri partiti", afferma Sandro Gozi, Eurodeputato italiano eletto in Francia, un "renziano" che è stato appena eletto leader del Partito Democratico Europeo. Già sul campo l'alleanza non funziona, come dimostra l'impossibilità del PD e del M5S di mettersi d’accordo su candidati comuni per le prossime elezioni comunali di ottobre a Roma, Torino e Bologna. A Roma, la vicenda si è trasformata in un circo, dove la difesa dei seggi e i vecchi rancori hanno avuto il sopravvento sulle strategie elettorali. Il Movimento 5 Stelle, nel bel mezzo di un rocambolesco dramma di democrazia partecipativa, che ha già perso metà dei suoi elettori e ben 100 dei 438 eletti arrivati a marzo 2018, è anch’esso sull'orlo dell'implosione.

Tra, da un lato, la dirigenza del movimento che cerca di imporre Giuseppe Conte come nuovo leader (scelta che dovrà essere avallata da un voto degli iscritti sulla piattaforma Rousseau) e, dall'altro, Davide Casaleggio, proprietario dello strumento informatico che conserva tutti i dati su iscritti, eletti e finanziatori. Giuseppe Conte, che non controlla nulla in un movimento di cui non ha mai fatto parte, non ha ancora presentato il suo progetto, atteso da settimane. Questo mediatore camaleontico che, come premier di due governi, ha sposato tutte le cause dei suoi alleati, a destra e poi a sinistra, e ora pretende di puntare al centro, è davvero il cavallo giusto per una grande squadra di sinistra che intende andare avanti? La vicenda si sta trasformando in una mésalliance tra "il Pd e il M5S, che non si sa più cosa sono". Avendo giudicato male le debolezze di questo alleato senza truppe, Enrico Letta rischia di pagarne il prezzo. Se le elezioni comunali di ottobre si riveleranno una debacle per il PD, la sinistra italiana potrebbe ritrovarsi come quella francese, totalmente frammentata.