Europa Europarlamento

Gozi: Giorgia è Dr. Jekyll e Mr. Hyde Il doppio registro non paga

Le attività ed i successi che portiamo avanti dipendono dall'impegno di ognuno di noi. Ogni contributo è importante.
dona italiaviva

Sandro Gozi intervistato da Vincenzo Spagnolo per "Avvenire"

Sandro Gozi è eurodeputato di Renew Europe e segretario generale del Partito democratico europeo. Al telefono da Parigi, è appena rientrato dal pre-summit del suo partito a Bruxelles.

Perché non paga?

Perché queste gesticolazioni populiste meloniane anti Mes e Bce non funzionano coi partner europei, sono cartucce a salve. E confermano che Meloni continua a giocare su un doppio registro.

Quale?

A Bruxelles e nelle capitali si presenta come europeista. In Italia propugna temi e valori legati all`estrema destra. Toni a parte, resta lo stallo sul Mes, con l`Italia unica cenerentola a non aver ratificato le modifiche. Già un fattore di palese debolezza, nonostante sia rappresentato come uno strumento negoziale. Meloni sa benissimo che la ratifica s`ha da fare, ma ha il problema di dover giustificare agli italiani e al suo elettorato una giravolta rispetto alle posizioni di prima. Giravolta che, sia chiaro, sarebbe nella direzione giusta per il Paese, ma che contraddirebbe la sua proclamata coerenza. Per dí più, la situazione è complicata dalla competizione interna alla maggioranza, con Salvini su posizioni estreme. In ogni caso, un approccio negoziale rude (non ratifico il Mes finché non fai le modifiche al Patto di Stabilità) non funziona con le istituzioni Ue e danneggia il Paese. A Bruxelles, ci indebolisce, a Roma è come vendere fumo.

Le modifiche al Patto comunque si faranno?

Sono necessarie e le chiedono più Stati. Ma se si faranno, non sarà certo perché Roma tirerà la corda sul Mes per altri 3 o 4 mesi.

E la querelle con la Bce? Il governo italiano ha ragione?

Nella sostanza, è chiaro che l`inflazione colpisce i più deboli. Ma detto questo, la politica europea nonha bisogno di un continuo innalzamento dei tassi d`interesse che, anzi, è un grosso rischio. Meglio lavorare sulla crescita, come prevede il Pnrr. E resta il problema di forma: un presidente del Consiglio di uno Stato membro non dovrebbe usare una platea parlamentare per attaccare frontalmente la Banca centrale europea, che ha garanzie costituzionali di autonomia. C`è poi l`annoso nodo delle politiche migratorie.

Su questo il pressing del governo italiano è efficace?

Sulle priorità del Patto Immigrazione è cruciale fare passi avanti. Ma il tema non è se Meloni sia decisiva, quanto che abbiamo isolato i suoi alleati. Votare finalmente in Consiglio a maggioranza e non all`una- nimità ha messo all`angolo alleati meloniani come il governo polacco, che insieme a Fdi sta dentro i Conservatori e riformisti europei. Anche qui, Meloni fa dottor Jekyll e mister Hyde...

Cioè?

Meloni 1 sta dalla parte giusta, quella degli Stati che chiedono modifiche su asilo e immigrazione. Ma Meloni 2 resta presidente di un partito, Ecr, che ha votato in Parlamento contro quel Patto. Contraddizioni ed equilibrismi che ancora una volta vengono a galla.

Con Macron è davvero pace?

L`incontro di Parigi è stato intelligente e pragmatico. Palazzo Chigi e l`Eliseo hanno interesse a lavorare su punti comuni: dai migranti, alle politiche industriali, alle riforme europee. Ma sul piano politico, noi di Renew siamo e rimarremo alternativi a Fratelli d`Italia, all`Ecr e a queste estreme destre. Un sondaggio di Euractiv vi indica come ago della bilancia della futura maggioranza europea. Sia chiaro, una maggioranza con partiti di estrema destra come Ecr non la faremo mai. Una parte del Ppe spinge in quella direzione, ma sarebbe un`idea velleitaria, irrealistica e incompatibile con la natura dell`Ue.

Esportare a Bruxelles lo sgangherato bipolarismo all`italiana?

È una trovata che non funzionerebbe.