Intervista di Laura Cesaretti, "il Giornale", 2 marzo 2022.
«L'intervento di Zelensky, oggi al Parlamento europeo, è stato una pagina di storia drammatica. Che ha ricordato a tutti che gli Ucraini stanno combattendo e morendo per noi e per i nostri valori. Ora tocca a noi chiederci cosa siamo disposti a pagare per questo». Sandro Gozi, europarlamentare italiano eletto in Francia con la macroniana Renew Europe, non nasconde l'emozione vissuta in aula durante il collegamento con il capo del governo di una Kyev sotto le bombe russe.
E spiega: «Il prezzo che stanno pagando gli ucraini è la loro vita, le loro case, il lavoro, la vita normale, lo smembramento delle famiglie. Anche noi pagheremo un costo, seppure assai inferiore, a questa crisi e ad una tensione economica destinata a durare. E dobbiamo rendere l'Europa più resiliente».
Come, onorevole Gozi?
«Bisogna evitare che nel prossimo futuro qualche paese o forza politica usi il prezzo delle sanzioni per rimettere in discussione le scelte epocali e il grande passo avanti fatto dall'unità europea. Serve un meccanismo di solidarietà economica, sul modello di quello fatto per far fronte a Brexit, per compensare le regioni e i settori economici più colpiti. Allora furono stanziati 5 miliardi, destinati soprattutto a settori come pesca e agroalimentare. Ora va fatto lo stesso, con un budget almeno doppio, per attutire l'impatto delle sanzioni su aziende, filiere e territori più danneggiati. Una scelta politica importante per mantenere l'unità e evitare strumentalizzazioni».
Lei parla di «scelte epocali» della Ue. Quali?
«Per paradosso, Putin - suo malgrado - sta diventando un nuovo padre fondatore dell'Europa con la sua folle scelta di aggredire l'Ucraina. Solo due settimane fa era impensabile una reazione così forte e compatta della Ue e di tutto l'Occidente. Solo una settimana fa era fuori dalla realtà pensare che la Ue potesse scegliere di fornire armi a chi combatte per la propria libertà e per i valori europei. Soprattutto, grazie a Putin, il tema della potenza è finalmente entrato nella consapevolezza della Unione europea».
Cosa significa?
«Che ora l'Ue si rende conto della necessità non più rinviabile di diventare una potenza geopolitica, militare, energetica, hi tech. La crisi ucraina ci costringe ad avanzare rapidamente sul terreno: quello della difesa, perché come diceva Bismarck "una diplomazia senza armi è come un'orchestra senza strumenti". Quello della politica estera, superando finalmente il diritto di veto. Quello energetico, riconoscendo che la scelta strategica di dipendere da un paese come la Russia è stato un grave errore. Oggi la Ue è un soggetto pienamente in campo, con i fatti, si è mostrata all'altezza e può costruire a partire da queste scelte il suo nuovo ruolo di potenza politica».
In un nuovo scenario da Guerra fredda.
«Una guerra fredda per un verso meno pericolosa, perché la Russia è incomparabilmente più debole, ma anche più pericolosa perché Putin ha fatto saltare tutti i principi su cui si era costruita la convivenza internazionale, dal rispetto degli accordi e dei confini alla guerra informatica».
L'Ucraina deve entrare nella Ue?
«Il suo posto è nella Ue, una prospettiva irrinunciabile liberamente scelta dagli ucraini. E una partita che va gestita con razionalità, nel rispetto delle procedure. Non accadrà oggi, ma è simbolicamente già nel cuore della Ue»