Intervista di Mauro Manzin, "il Piccolo", 4 aprile 2022.
L'eurodeputato eletto in Francia con la lista Renaissance, promossa dal presidente Macron, ed ex sottosegretario agli Affari Europei dei Governi Renzi e Gentiloni, Sandro Gozi, sarà domani alle 17.30 in collegamento al Circolo della Stampa di Trieste su iniziativa di Dialoghi Europei, a parlare sul tema "Battaglie per l'Europa".
Gozi, dopo la guerra in Ucraina, l'Europa non sarà più la stessa: quale importanza può avere in questa nuova situazione geopolitica il patto del Quirinale tra Italia e Francia?
Siamo entrati in una nuova epoca, in cui l'Europa deve diventare una vera potenza globale. È un obiettivo che con Emmanuel Macron perseguiamo da anni e che ora è diventato chiaro a tanti e condiviso da molti, almeno nelle dichiarazioni.
Ma al di là delle dichiarazioni?
In un mondo di imperi e non di Stati-nazionali, come Stati Uniti, Cina, Russia, ma anche India e brasile, dobbiamo costruire un'autonomia strategica europea militare, industriale, digitale, ecologica e sanitaria. Questa è la sfida delle nostre generazioni: non possiamo più cullarci sui grandi risultati ottenuti dai padri fondatori, dobbiamo agire da figli riformatori.
Un'asse Italia-Francia?
Italia e Francia, con la firma del Trattato del Quirinale, hanno scelto di costruire una relazione speciale per perseguire con più forza ed efficacia questi obiettivi: la riforma europea e il lancio di iniziative aperte ad altri Paesi che ci permetteranno di assumere, insieme, una nuova leadership europea. A partire dalla difesa.
La presidenza francese dell'Ue scommette molto sull'allargamento nei Balcani occidentali, i quali però, proprio a causa della guerra Russia-Ucraina stanno vivendo momenti di grossa tensione. Cosa cambia adesso?
La Francia ha agito in due fasi: innanzitutto, ripensare la strategia di allargamento, per renderla più realistica ed efficace. L'esperienza passata, infatti, ha dimostrato che non sempre il processo di allargamento ha permesso quei cambiamenti e quelle riforme durature che sono essenziali sia per i Paesi candidati, sia, una volta che hanno aderito, per il buon funzionamento dell'Ue. La seconda fase è invece più strategica e geopolitica, e mira da una parte ad avanzare sulla riforma politica e istituzionale dell'Unione, attraverso la Conferenza sul futuro dell'Europa, cui partecipano 800 cittadini estratti a sorte dai 27 Paesi, assieme a parlamentari nazionali, europei, sindaci, consiglieri regionali, parti sociali e società civile.
Quale risultato ci si prefigge?
Al termine della Conferenza dovremo lanciare una revisione dei Trattati assieme ad altre iniziative legislative e politiche. Una riforma efficace dell'Unione è imprescindibile, anche per proseguire la strategia di allargamento.
E l'allargamento a Est?
Dall'altra parte, dobbiamo agire per stringere i rapporti con i Balcani occidentali, contrastando le pesanti interferenze russe, ma anche cinesi, che sono volte a destabilizzare l'intera regione e di conseguenza la stessa Unione. La crisi ucraina impone un'accelerazione ma dobbiamo anche esigere dai Balcani chiarezza e convergenza con le nostre scelte strategiche, anche in politica estera.
Come giudica il ruolo ibrido della Serbia nell'intera vicenda?
Ambiguo e preoccupante. La Serbia sembra molto influenzata dalla Russia, ha preso posizioni divergenti da quelle dell'Ue ed è innanzitutto alla Serbia che penso quando indico la necessità di maggiore chiarezza tra Ue e Balcani.
Nei Balcani occidentali da un punto di vista geopolitico ci potrebbe essere un'azione russo-cinese di ampliamento di influenza?
Non userei il condizionale: l'azione è già in corso da anni e nel passato recente anche l'Italia l'aveva favorita: pensi a come Conte e Di Maio si erano letteralmente gettati nelle braccia dei cinesi, quando fu lanciata la Via della Seta, facendo pagare un prezzo molto alto all'Italia in Europa, con l'esclusione dal Vertice di Parigi con la Cina nel 2018. Ora il governo Draghi ha corretto il tiro, e ci ha riportato al centro delle alleanze europee e atlantiche, al posto che ci spetta.