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Ginetti: "Nozze forzate, la politica si muova. Nessuno protegge queste donne"

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Intervista di Luca Bolognini, "QN", 31 maggio 2021.

«Per le ragazze che fuggono da un matrimonio forzato servirebbe un programma di protezione come quello per i testimoni contro la mafia». Secondo Nadia Ginetti, senatrice di Italia Viva, la politica e la sinistra devono fare un passo in più per prendersi cura di queste giovani donne. Anche perché la piaga delle nozze combinate - da Hina, passando per Sana e ora Saman - continua a uccidere o a sconvolgere intere esistenze.

Lei aveva presentato qualche anno fa un disegno di legge sul proprio contro i matrimoni forzati. Cosa è cambiato da allora?
«È stato inserito nel codice penale e sono state inasprite le punizioni per chi obbliga qualcuno a questo tipo di nozze. Anche se a dir la verità la mia proposta era molto più ampia, visto che prevedeva la creazione di un osservatorio del fenomeno. Per effetto della migrazione questo tipo di reati sta aumentando e il caso di Saman non sarà certo l`ultimo. Ci vuole molta attenzione. La ragazza di Novellara era riuscita a denunciare i genitori, ma poi non è stata seguita come avrebbe dovuto».

Si è sentita sola in questa battaglia?
«No, il disegno di legge è stato approvato con la convergenza di tutte le forze politiche. Si riferiva in particolare alle spose bambine, le più soggette a questo tipo di violenze. Anche perché spesso vengono poi messe incinta da uomini molto più anziani di loro e che spesso vengono dal loro Paese di origine, con gravidanze che mettono a rischio la stessa vita di queste ragazze».

Ed è sufficiente?
«La norma penale c'è, ma manca tutto quello che c'è intorno. La tutela prima che avvenga il matrimonio forzato e la protezione sociale dalle conseguenze del rifiuto».

Pochi giorni fa l'estromissione dalla partita del cuore di una donna ha fatto molto scalpore, suscitando anche forti reazioni da parte dell'intellighenzia di sinistra. Eppure sul caso di Saman, non si sono levate molte voci. Come mai?
«Non lo so, però l'attenzione c'è stata dal punto di vista del legislatore. Anche se, come nei casi di violenza contro le donne, mancano gli strumenti o l'organizzazione necessaria a scongiurare quello che può avvenire in seguito alla denuncia, ovvero l'uccisione di queste ragazze da parte della famiglia di origine, che non è in grado di accettare il rifiuto».

Ma la sinistra sente questo problema?
«Sì, anche se non c'è dal punto di vista sociale una comprensione del fenomeno da parte delle organizzazioni che sono chiamate ad aiutare queste ragazze».

Secondo le associazioni che si occupano di questo problema ogni anno sono circa mille i matrimoni forzati o combinati in Italia.
«E credo che i numeri aumenteranno. Il fenomeno non riguarda i cittadini italiani, ma stranieri che vengono nel nostro Paese per studiare o lavorare. Le loro famiglie fanno fatica ad abbandonare tradizioni che nel nostro ordinamento assumono la forma di reato».

Che differenze ci sono tra queste comunità e alcune zone dell'Italia di 70 anni fa, dove il delitto d'onore era visto favorevolmente?
«Anche in Italia l'evoluzione culturale non è recentissima. La Costituzione già prevedeva la parità tra uomo e donna, ma per vederla attuata ci sono voluti davvero molti anni. L'evoluzione culturale anticipa la norma giuridica e le generazioni di giovani immigrati seguiranno anche loro questo percorso, visto che si trovano a vivere in un contesto culturale completamente diverso rispetto a quello dei loro genitori».