parlamento

Giachetti, "ultimo pannelliano": digiuno per i detenuti.

Le attività ed i successi che portiamo avanti dipendono dall'impegno di ognuno di noi. Ogni contributo è importante.
dona italiaviva

Intervista a Roberto Giachetti per «Repubblica»

di Serenella Mattera

Da 23 giorni la protesta sull'emergenza carceri "I reclusi dati in pasto alla rabbia. Meloni tace"

ROMA - «Tre cappuccini al giorno, ricetta Pannella. All'inizio è dura, poi trovi energie inattese».

Roberto Giachetti cammina a passo svelto in transatlantico e gesticola, si accalora. È in sciopero della fame per le carceri. Da ventitré giorni. Come l'ex parlamentare Rita Bernardini e decine di persone che hanno aderito alla loro iniziativa radicale. Contro il sovraffollamento, per denunciare la drammatica contabilità dei suicidi in cella. Diciotto da inizio anno, con l'uomo che si è impiccato ieri a Terni. Uno ogni 48 ore.

Hanno rivolto un appello a Giorgia Meloni. Finora nessuna risposta.

Eppure, racconta Giachetti, militante radicale e deputato di Italia viva, lui e la premier sono amici, avrebbe potuto «scriverle su whatsapp mala mia è una battaglia politica, l'amicizia non c'entra». C'entra invece Marco Pannella, il leader radicale scomparso otto anni fa. Perché Giachetti, come Bernardini, coltiva la sua eredità di battaglie non violente.

«Siamo gli ultimi, quelli che hanno imparato da lui».

Poi chissà.

«Pannella non è clonabile, e i radicali si sono sperduti in mille rivoli».

Ma eccoli qui, gli ultimi testardi pannelliani. «

Ricordo quando venne alla buvette della Camera con il thermos pieno della sua pipi che aveva raccolto prima di iniziare uno sciopero della sete: gli rifiutarono un bicchiere di vetro, ottenne la plastica. Lui andò avanti per undici giorni. Io una volta sono stato sei giorni senza bere, per difendere Radio Radicale, e sono finito in ospedale. Stavolta ho chiesto al medico prima di iniziare il digiuno, visto che ho avuto problemi di salute. Ma questa è la cultura radicale: agisci su di te per ottenere qualcosa negli altri. A volte vinci, a volte no».

Ora i radicali qualcosa potrebbero ottenere: la calendarizzazione in commissione alla Camera della loro proposta di legge per ridurre il sovraffollamento, portando la premialità da 45 a 75 giorni: vorrebbe dire fare uscire prima dal carcere chi ha quasi finito di scontare la pena. Già oggi, se il testo sarà messo in agenda, potrebbero interrompere il digiuno, cogliendo il segnale. Ma poi chissà.

«Se hai una classe dirigente che per decenni ha dato in pasto alla rabbia delle persone la bistecca sanguinante del carcere, finisce così».

Con un'impennata di ingressi, alimentata pure da decine di nuovi reati varati dalla destra. E col sovraffollamento che «diventa tortura», mentre il sottosegretario meloniano Andrea Delmastro sbandiera la creazione di 7000 nuovi posti:

«Numeri inventati», accusa Giachetti. Ma con l'inflazione che morde, la sanità pubblica stremata, come si convincono le persone che ha senso uno sciopero della fame per i «più sfigati»? Aiuterebbe forse «pensare che ciascuno di noi può fare una stupidaggine. Sa quanti ne sono andato a trovare in cella? Verdini, Cuffaro, Lusi... Persone che prima mi prendevano in giro» Forse non il migliore argomento. E allora Giachetti la mette così:

«È un'emergenza. Noi abbiamo la nostra soluzione, ma se qualcuno ce n'ha n'altra...».