L'intervento pubblicato da "il Foglio", 13 agosto 2020.
Singolare teoria quella di dire "per non lasciare in mano ai populisti" una battaglia come il taglio dei parlamentari, allora facciamola nostra. E allora per non lasciare in mano ai populisti la battaglia dei porti chiusi e dei blocchi navali che facciamo? E per non lasciare nelle mani dei populisti la castrazione biologica, che facciamo?
No francamente mi trovo assai spesso d'accordo con il direttore Cerasa ma questa volta proprio non ci siamo. Non penso che siano populisti i problemi che si sollevano ma sono populiste le soluzioni che si propongono. L'immigrazione va gestita con una nuova e seria politica di integrazione, l'orrore dello stupro va combattuto con un grande piano culturale fin dalle elementari e la disfunzione e inefficienza del nostro sistema parlamentare vanno combattute con l'unica riforma che tutti riconoscono come necessaria, quella del bicameralismo.
Il taglio dei parlamentari (che non mi vede in assoluto contrario) deve essere una conseguenza di una vera riforma, non La Riforma in sé. Perché immaginare una riforma basata su un principio matematico e condita dalla stucchevole litania sui risparmi significa consegnarsi a una cultura, populista e demagogica, che contribuirà a deteriorare ancor di più (penso agli episodi di cui si discute in questi giorni) l'etica e la responsabilità degli eletti. Se la cultura che sostiene a un certo riformare è quella dell'uno vale uno, del tagliare i costi della democrazia, non della politica (peraltro come dimostrato il risparmio per gli italiani sarebbe di un caffè all'anno) allora non c'è da stupirsi che domani qualcuno possa dire che la sanità costa troppo e decida di chiudere ospedali o ridurre medici, oppure che sia la sicurezza a costare troppo disponendo un taglio a caserme e personale di polizia.
Come detto, e come tutti sanno, il nostro vero problema è il bicameralismo perfetto che con questa riforma, e soprattutto con i correttivi che si vorrebbero apportare per attenuarne l'impatto, peggiorerebbe. Infatti aggiungere al taglio orizzontale dei parlamentari l'eliminazione per il Senato dell'elezione su base regionale e la differenza che esiste con la Camera per l'elettorato attivo e passivo, tecnicamente realizzando due camere elette allo stesso modo, dalla medesima base elettorale e che fanno le medesime cose. Una follia! Ci sono poi da rimuovere le leggende che la propaganda fa circolare da tempo, a cominciare dal numero spropositato di parlamentari che l'Italia avrebbe rispetto agli altri paesi.
Tutti sanno che il numero dei parlamentari è legato alla popolazione perché quello che conta, in Italia come ovunque, è che il parlamentare possa rappresentare un numero ragionevole di cittadini. E' del tutto evidente che se in Belgio ci sono 11 milioni di abitanti i parlamentari siano 210 o se gli abitanti dei Paesi Bassi sono 17 milioni i parlamentari sono 225. Quello che conta, ovunque andiate, è il rapporto tra abitanti e rappresentanti. E questo nonostante il giochetto fin troppo facile di non considerare nella valutazione del numero dei rappresentanti l'esercito di eletti di secondo livello che portano ovunque un numero di rappresentanti ben superiore a quello italiano, anche se ci aggiungiamo tutti i consiglieri regionali.
La verità che tutti sanno è che il risparmio sarebbe risibile, la rappresentanza dei cittadini assai pregiudicata e un semplice taglio degli eletti non migliorerebbe in nulla l'inefficienza del legiferare, anzi creerebbe seri problemi nel funzionamento interno delle due Camere. Si parla di maggiore semplificazione e più rapidità. Sono evidenti falsità: chi conosce il lavoro delle assemblee sa perfettamente che la lunghezza dei tempi e, di solito, l'inefficienza del lavoro dipende dai continui rimandi da una Camera all'altra e non certo dal numero dei parlamentari. Tutti sanno che addirittura l'ostruzionismo rimarrebbe un'arma impregiudicata se pensate che oggi basta un gruppo di 50 deputati per paralizzare per settimane i lavori parlamentari. Se mai, se davvero si volesse lavorare per il miglioramento della qualità e dei tempi del processo legislativo, si dovrebbe rimettere mano ai regolamenti parlamentari in un effettivo bilanciamento tra diritti di maggioranza e di opposizione, di governo e Parlamento. Altro che taglio dei parlamentari...
Queste sono le riforme che cambierebbero davvero il sistema proprio perché aggredirebbero i problemi reali che con il taglio lineare rimarrebbero tutti li, in attesa della prossima riforma. Ma il tema della rappresentanza è cruciale e non riguarda solo il dato nazionale che pure verrebbe pesantemente penalizzato. Il taglio lineare produrrà in alcune regioni (Basilicata, Abruzzo, Umbria, Marche, perfino Liguria) una vera e propria falcidia per la quale, come ha dimostrato dati alla mano la Fondazione Einaudi promotrice del referendum, saranno rappresentati in Parlamento (in particolare per il Senato) solo partiti che supereranno il 15- 20 per cento inserendo uno sbarramento che di fatto non si è visto in nessun paese al mondo. E fa francamente sorridere chi sostiene che una legge elettorale proporzionale servirebbe ad attenuare i danni di questa assurda riforma.
Intanto perché come tutti sanno la legge elettorale si approva a maggioranza semplice e quindi in qualsiasi momento qualunque maggioranza può cambiarla a suo piacimento, facendo rivivere subito le criticità da tutti denunciate; e poi perché anche in questo caso la Fondazione Einaudi, dati alla mano, ha dimostrato che l'attuale proposta di un proporzionale puro con sbarramento al 5 per cento e con relativa disciplina per la raccolta di firme per la presentazione delle liste non eliminerebbe in nessun caso i danni di questa riforma dal punto di vista della rappresentanza ma anzi in alcuni casi li peggiorerebbe.
Sono sicuro che se solo gli italiani avessero la possibilità di "conoscere per deliberare" (ed in questo senso ringrazio Il Foglio che da giorni sta dedicando ampia informazione sull'argomento), se avessero la possibilità di conoscere a fondo le tesi contrarie a questa riforma truffaldina, la respingerebbero a maggioranza. E questo lo sanno anche i promotori della riforma che, infatti, per silenziare il dibattito, hanno voluto pervicacemente abbinarla alle regionali, di fatto silenziandone il contenuto.