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Giachetti: "Con il M5S nessuna alleanza strutturale o andiamo a sbattere"

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Giachetti: "Con il M5S nessuna alleanza strutturale o andiamo a sbattere"
Intervista di Alessandro Di Matteo per la Stampa - il Secolo XIX, 27 ottobre 2019

Onorevole Roberto Giachetti, Franceschini insiste: l'alleanza tra Pd e M5S deve diventare stabile. Voi non siete andati nemmeno al vertice a Narni. Non la prendete nemmeno in considerazione?
«Ma no! Noi abbiamo fatto un accordo con M5s per questa legislatura perché come abbiamo detto c'era un'emergenza democratica (Salvini che rivendicava "pieni poteri", ndr) e non volevamo che il Paese scivolasse in una crisi economica bestiale. Ma Italia Viva nasce per offrire un'alternativa liberaldemocratica...».

Ma perché al governo insieme sì, ma alle prossime elezioni no? La possibilità che Salvini ottenga "pieni poteri" probabilmente ci sarà ancora...
«Intanto si rivota nel 2023, e abbiamo visto che la politica va veloce: anche i trionfi salviniani andranno misurati. Il tema non si pone da qui al 2023...».

Sicuro? Oggi si vota in Umbria, poi in Emilia e in tante altre regioni. Il governo potrebbe non reggere se la destra dovesse espugnare le regioni rosse. Nemmeno per evitare questo rischio siete disposti ad accordi con M5S?
«Intanto è tutto da dimostrare che l'alleanza che dice Franceschini ci fa vincere nelle regioni. Vai a spiegare nelle regioni un accordo strutturale con M5s, magari in Emilia Romagna, dove i 5 stelle mettono il veto su Bonaccini, che per me è candidato fortissimo. Rinunciare a Bonaccini sarebbe una follia. E comunque, se pensiamo solo a fare un'ammucchiata contro Salvini andiamo a sbattere. Se pensiamo di fare un'altra "corazzata Potemkin", come facemmo contro Berlusconi, faremo la stessa fine. O offriamo una proposta a tutte quelle persone che non si riconoscono in Salvini, o non andiamo da nessuna parte. Italia Viva è nata per questo».

Ma un M5S guidato da Conte potrebbe essere molto diverso da quello delle origini, un Movimento "normalizzato", per così dire. Nemmeno così potreste essere alleati?
«Io penso che la prospettiva per questo paese si realizza intorno a una grande forza liberaldemocratica, e certamente M5s non è questo. Prendiamo un tema per tutti: la giustizia: cosa ho io da condividere con il Movimento 5 stelle? Ci sono tratti che sono nel Dna e sono incompatibili con un accordo strutturale».

Insomma, se alle prossime elezioni Pd e M5s si alleano, con Conte candidato premier, voi non ci stareste?
«Vorrei ricordare che il Pd nasce con vocazione maggioritaria, come forza guida di una politica riformista. Se il Pd rinuncia e arretra in questo modo, potrà anche guadagnare elettori vicini a M5S ma perderebbe elettori Pd, quelli che credono in una prospettiva riformista. Dario è anche coerente, lo dice dall'inizio della legislatura. E non è un'opinione molto distante da quella che Zingaretti ha ripetuto anche prima delle primarie. Ma mi domando come potrebbe, per esempio, "Base riformista" (l'area Pd di Lotti e Guerini, ndr) accettare una prospettiva di accordo con M5s?».

Vuol dire che altri uscirebbero?
«Dico semplicemente che un'alleanza strutturale con M5s non mi pare compatibile con le origini del Pd e ancor meno con chi è rimasto per far prevalere una cultura riformista».

Il punto è che il Pd prova a costruire un nuovo bipolarismo: da una parte il centrosinistra, con M5S, dall'altra la destra guidata da Salvini. Voi con chi state?
«Nel Pd sento parlare di nuovo bipolarismo da mesi, ma se uno conta i partiti si rende conto che il nuovo bipolarismo non esiste: di là Salvini, la Meloni, Fi. Di qua Pd, noi, M5S, Leu...».

Anche ai tempi di Prodi e dell'Unione i partiti erano tanti, ma c'era un bipolarismo...
«E infatti il Pd nasce per mettere a riparo ai disastri dell'Unione, se vogliono riproporre lo schema di quella meravigliosa esperienza... Dio ce ne scampi e liberi».

E se Zingaretti punterà su una legge maggioritaria?
«Io sono per il maggioritario da sempre. Ma se si voleva il maggioritario non si doveva fare il taglio dei parlamentari. Per evitare di far sparire la rappresentanza di intere regioni l'unico modo è il proporzionale. C'è un'ipocrisia dietro questa ipotesi di una legge maggioritaria, chi ha voluto il taglio dei parlamentari sa che l'unica legge possibile ora è proporzionale».