parlamento

Giachetti: Carlo è volubile la fusione solo con regole chiare

Le attività ed i successi che portiamo avanti dipendono dall'impegno di ognuno di noi. Ogni contributo è importante.
dona italiaviva

L'intervista a Roberto Giachetti per "Repubblica" di Lorenzo de Cicco

Calenda cambia idea ogni 10 minuti. Prima era contento di Renzi al Riformista, poi è andato in tv a parlare di conflitto d’interessi. Mi chiedo: che senso ha? E che si risponde, Roberto Giachetti, deputato renziano?

«Mi auguro che non ci sia una rottura e che le veline uscite ieri da Azione, con gli attacchi a Renzi, siano un momento di appannamento che si risolva rapidamente».

Il partito unico del Terzo Polo è finito già?

«L’idea del partito unico non mi piace. Semmai il partito unitario, ma il percorso è appena iniziato. E se qualcuno dopo averlo promesso in campagna elettorale e declamato in tutti i modi in queste settimane, ha cambiato idea, se ne assuma la responsabilità. Non solo verso le classi dirigenti, ma soprattutto nei confronti di tanti elettori che ci credevano».

Le veline di cui parla erano autorizzate da Calenda?

«È del tutto evidente che non era una velina fatta da un passante. Altrimenti sarebbe stata smentita un secondo dopo. Questo comportamento mi intristisce, mi sembra di essere tornati alla prima Repubblica. Non ne capisco il senso. Per me è stato un fulmine a ciel sereno».

Addirittura.

«Oddio proprio a ciel sereno no, qualche frizione c’era, ma è inevitabile quando si fondono storie diverse. Ma sono incomprensibili anche le parole di Richetti. È il capogruppo del partito unitario, ma come fa a fare questi attacchi a mezzo stampa? C’è anche un galateo politico».

Azione dice: Italia Viva non vuole sciogliersi.

«Prima dicevano: si devono sciogliere e darci i soldi. Sui soldi ha risposto il tesoriere Bonifazi, abbiamo sempre contribuito alla pari. Sullo scioglimento, è evidente che quando si arriva al partito unitario, un minuto dopo i partiti di prima non hanno senso di esistere. Ma va capito come ci si arriva al partito unico. Calenda vuole che il congresso si faccia con i vecchi iscritti di Azione e Iv, senza riaprire il tesseramento. E con il segretario già deciso, cioè Calenda».

Non è scontato che sia lui il leader?

«Lo deve decidere il congresso, con le tante persone che aderiranno e che non hanno fatto parte di Azione e Iv. Se la tavola è già tutta apparecchiata, perché uno dovrebbe partecipare da fuori? Prima di scioglierci, quindi, dobbiamo definire le regole. Se è un congresso vero, contendibile. Ma magari fossimo invasi da decine di migliaia di persone che ci pongono problemi di convivenza! Se noi ce la cantiamo e ce la suoniamo, il valore di Iv e Azione ce l’abbiamo già davanti agli occhi: dal 7 all’8%. Non basta. Dobbiamo parlare ai mondi che sono in fibrillazione».

Forza Italia?

«Forza Italia, i moderati del Pd. Devi dare l’idea di un percorso partecipato vero, contendibile. Bisogna anche rischiare un po’, per aprirsi, come ha fatto il Pd e poi è stata eletta Schlein».

Il nervosismo di Calenda nasce dal fatto che la sua leadership può essere a rischio?

«Lui poneva queste condizioni: ha chiesto a Renzi di fare un passo indietro, e Matteo l’ha fatto, e di essere riconosciuto come leader comune».

Non ci sarà una candidatura renziana?

«Renzi nelle nostre riunioni dice: Calenda io lo voto, poi ognuno è libero di fare come gli pare. Dopo di che mi auguro che almeno un’altra candidatura ci sia, per lo stesso Carlo. Ma il punto è chi deve eleggere que- sto segretario. Di cosa ha paura Car- lo?».