L'intervento su "la Repubblica - Genova", 24 luglio 2020.
Cosa sta succedendo al San Martino di Genova? Quello che fino a un po' di tempo fa era definito con grande orgoglio il "più grande Ospedale d'Europa", adesso è noto alle cronache per i suoi intollerabili disservizi. Da molti mesi, per il mancato acquisto della nuova macchina di cui anche la Regione porta una gravissima responsabilità, pazienti affetti da tumore sono costretti a trasferirsi a Savona per le cure di cui hanno bisogno.
Qualche giorno fa abbiamo appreso, con grandissimo stupore, che si vuole depotenziare il reparto di oncologia. Notizia assai sorprendente perché l'Irccs, nato dalla fusione tra l'Azienda Ospedaliera Universitaria e l'Ist, aveva come mission principale quella di diventare un'eccellenza proprio in questo campo. Ma la notizia apparsa oggi su Repubblica Genova è altrettanto grave.
Il Professor Enzo Andorno denuncia che non solo non sta andando avanti il processo per riportare a Genova i trapianti di fegato, attualmente eseguiti a Milano, come si è deciso da tempo. Ma non è neanche possibile eseguire gli interventi consueti in condizione di sicurezza e tranquillità, per la mancanza di posti letto, di strumentazione adeguata e per la dispersione degli infermieri impegnati nella lotta al Covid. Occorre assegnare subito a queste attività gli spazi, le macchine e gli operatori di cui hanno bisogno.
Spero che su queste vicende così gravi anche la Regione possa battere un colpo. Sarebbe doveroso. Purtroppo non accadrà. E la sanità e' l'esempio più chiaro del fallimento di Toti e della destra in Liguria. I problemi del San Martino sono solo uno dei tanti esempi del fallimento della Giunta Toti-Viale. Le fughe fuori regione hanno raggiunto livelli intollerabili, anche come conseguenza di scandalose liste di attesa, che saranno tanto più lunghe dopo la sospensione dell'attività ordinaria, dovuta all'emergenza Covid. Quello delle fughe è un disservizio grave che comporta costi enormi per il sistema sanitario ligure. A questo si aggiunga il tema dell'edilizia ospedaliera.
Il "Felettino" che Spezia attende da anni, doveva essere pronto per il 2020. Fu una promessa solenne quando, nel 2016, fu inaugurato il cantiere da Toti, Viale e Giampedrone. Lo stato di avanzamento oggi è al 4% ed è stato recentemente rescisso, con incredibile ritardo, il contratto di appalto all'impresa Pessina. Per vedere un nuovo ospedale ci vorranno dieci anni anziché cinque.
Altra promessa mancata è quella del nuovo Ospedale agli Erzelli del Ponente genovese. Si voleva realizzare un centro di eccellenza Nazionale, sono stati invitati gruppi di prima grandezza, ma il bando è stato fatto così male che nessuno vi ha partecipato. E anche su questo si dovrà ricominciare daccapo.
Cinque anni non sono stati sufficienti per cominciare il nuovo Galliera, benché la giunta precedente avesse da tempo sottoscritto l'intesa tra regione e ente autonomo ospedaliero. Su questo punto si registra poi la presa di posizione del fronte che sostiene Sansa contrario al progetto perché si tratterebbe di "una colata di cemento". Il vecchio Galliera è un nosocomio di fine `800. Non credo ci siano ancora in funzione ospedali di quel secolo.
Mi pare evidente che si debba offrire ai genovesi un servizio efficiente in una struttura nuova e moderna e non si hanno notizie, almeno in Europa, di ospedali costruiti in legno o altri materiali.