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Garavini: "Egitto, necessarie azioni diplomatiche e di cooperazione efficaci"

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L'intervento della parlamentare di Italia Viva, pubblicato sul numero di luglio 2020 della rivista "Air Press".

Ridurre la questione della vendita delle Fremm ed il caso Regeni ad uno scambio - princìpi contro interessi - oppure - business contro verità - è una semplificazione inaccettabile. Il punto è cercare di capire come nello scenario geopolitico di oggi, si definisca una politica estera complessiva verso un paese della rilevanza dell'Egitto.

Non rinunciando a pretendere progressi in materia di diritti e libertà fondamentali e di verità e giustizia per Giulio Regeni e Patrick Zaki, ma con la capacità di lavorare efficacemente per la sicurezza dei cittadini, per la pace e la stabilità. E' invece da respingere la dicotomia tra una politica ispirata alla ricerca della verità e un'altra alla politica di potenza. L’Egitto non è uno Stato qualsiasi. È il paese arabo più popoloso al mondo; da sempre rappresenta il fulcro dell’identità islamica sunnita. All’Università di al-Azhar con sede al Cairo Barack Obama si recò nel 2009, pochi mesi dopo la sua prima elezione, a pronunciare il famoso discorso sul "new beginning" sul nuovo inizio dei rapporti fra Stati Uniti (Occidente) e l'Islam, dopo i disastri della dottrina della guerra preventiva e permanente di Bush. È un paese che è riuscito a contenere l'integralismo religioso, preservando la laicità dello stato, che ha un ruolo centrale nel quadrante mediterraneo, che oggi è decisivo per la stabilità mondiale.

L'Egitto ha solide relazioni internazionali: l’Unione Europea sta rinegoziando l’accordo di associazione in vigore dal 2004, che al momento vede un quadro pluriennale che definisce le priorità della cooperazione finanziaria e tecnica per il periodo 2017-2020. Il Fondo monetario internazionale ha approvato una richiesta del governo egiziano di assistenza finanziaria di emergenza del valore di 2,772 miliardi di dollari come risposta alla pandemia di covid-19. Il ruolo del Cairo è fondamentale, ad esempio, anche nella crisi israelo-palestinese. L’Egitto è stato il primo Paese arabo a firmare la pace con Israele e a riconoscerne l’esistenza (1979).

Nel corso degli anni questa apertura verso Israele ha permesso ai politici egiziani di giocare un importante ruolo di mediazione tra le parti e di mantenere un dialogo sia con Gerusalemme, l’Autorità nazionale palestinese e Hamas nonché con gli stessi Usa. In sintesi, l’Egitto è un partner storico dell'Italia e uno degli attori essenziali per la stabilizzazione dell’area, anche per quanto riguarda i fluissi migratori, soprattutto nel contesto odierno, che vedrà probabilmente un aumento della conflittualità e delle crisi umanitarie. Il destino di centinaia di migliaia, se non di milioni di persone, considerando le conseguenze di una ulteriore destabilizzazione dell'area, dipende dallo scenario geopolitico del quale l’Egitto è una componente centrale. Le tensioni che si moltiplicano da tempo nell'area del Mediterraneo, la complessità dei fenomeni migratori, la necessità di contrastare l'estremismo religioso, rendono necessario il fatto che i rapporti dell'Italia con gli Stati dell’area si sviluppino con costanti relazioni e partenariati.

Va inoltre considerato che i progressi registrati per il caso Regeni (la costituzione in giudizio dei legali egiziani della famiglia Regeni, la consegna del fascicolo d'indagine - decisione senza alcun precedente - e l'esame congiunto dei video della metropolitana) si sono ottenuti grazie alla cooperazione fra i due Paesi. Ulteriori passi avanti si possono conseguire solo con la collaborazione. Non con lo scontro o la rottura dei rapporti. Gli indirizzi attuati dal nostro Paese hanno consentito in questi anni di attuare una assidua azione di pressione e sensibilizzazione nei confronti delle autorità egiziane, a tutti i livelli. Il ché ha portato a risultati che non sarebbero stati in alcun modo possibili senza la continua interlocuzione con le controparti egiziane.

Per quanto riguarda la vendita delle FREMM, non c'è dubbio che le fregate vanno considerate come fattori di maggior controllo delle dinamiche del Mediterraneo, oltre che, ovviamente un accordo di rilievo per la nostra industria. Il trasferimento di sistemi d’arma non è una questione tecnica. È un passaggio di rilevanza diplomatica: è la definizione di un possibile nuovo quadro strategico. Certo, nel caso dell'Egitto, ai passi in avanti commerciali e industriali devono seguire anche passi in avanti nella ricerca della verità e della giustizia per Giulio Regeni e Patrick Zaki. Ma per aiutare un Paese e spingerlo nella direzione del diritto non servono le prove di forza e i ricatti, ma un'azione diplomatica e di cooperazione efficace.