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Frucci: "Emergenza democratica sulla giustizia"

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Estratto dell'intervista di Francesco Boezi, "Il Giornale", 11 Settembre 2022.

Benedetta Frucci, esponente di Italia Viva e candidata con il Terzo Polo alla Camera dei deputati, a tutto campo sulla Giustizia. 

Crede in una maggioranza trasversale sulla Giustizia?

«Italia Viva ha il garantismo nel dna: nel programma del Terzo Polo la giustizia è centrale. Riformarla tutti insieme, da Fdi al Pd, è possibile. Un ruolo cruciale di raccordo potrebbe essere svolto dalla Fondazione Einaudi, che con il suo Presidente Giuseppe Benedetto ha riunito spesso intorno al tavolo forze politiche fra loro avversarie». 

Concorda con Nordio sulla inappellabilità delle sentenze di assoluzione?

«Concordo. Per essere condannato l'imputato deve essere ritenuto colpevole oltre ogni ragionevole dubbio: con una sentenza di assoluzione, il dubbio non solo sorge, ma diventa illogico ritenere che le stesse prove raccolte in primo grado e che hanno determinato l'assoluzione, servano in appello per determinare la condanna. E poi l'inappellabilità velocizzerebbe i processi».

Si è presentata agli elettori con idee garantiste. 

«In Italia la giustizia è un'emergenza democratica. Serve una vera separazione delle carriere, ma anche una separazione dei palazzi: i pm e i giudici non devono più prendere il caffè insieme. Va scardinato il potere delle correnti: si dovrebbe far carriera perché si è bravi, non perché si è iscritti a Magistratura Democratica. Per non parlare della responsabilità civile: qualunque cittadino, se sbaglia, paga. Un magistrato invece al massimo perde un mese di anzianità, come successo all'ex Procuratore di Firenze Creazzo accusato di aver molestato una collega».

Una sua proposta innovativa?

«Alcuni pm sono prontissimi ad aprire indagini e disporre misure cautelare quando si tratta di politici o personaggi noti, mentre non usano lo stesso metro per i reati violenti. La mia proposta è che il Parlamento voti ogni anno una lista di reati che le procure devono perseguire in via prioritaria. Per farlo basta una riforma dell'articolo 112 della Costituzione, quello che sancisce l'obbligatorietà dell'azione penale. Vorrei un Paese che considera il contrasto alla violenza sulle donne più urgente rispetto al perseguimento del presunto abuso d'ufficio di un sindaco».