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Un anno bruttissimo: Marco Fortis su Il Foglio

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Il 2019 è stato orribile per le ferite inferte all'economia dal populismo grillo-leghista, spiega Fortis su "il Foglio"

Il 2019 è stato indubbiamente un anno bruttissimo, spiega il professor Fortis. Ce lo confermano alcuni dati: l'ultimo sondaggio Ipsos per il Corriere della Sera ci dice che gli italiani sono più pessimisti rispetto a un anno fa e il 77 per cento è preoccupato per l'economia e il lavoro.

Tuttavia, prosegue Fortis, un paese come il nostro che è fatto di città, colline, coste e montagne uniche al mondo, che possiede la seconda industria e la prima agricoltura d'Europa e che può vantare 4.908 tra musei, aree archeologiche e monumenti aperti al pubblico visitati nel 2018 da oltre 128 milioni di persone (di cui 58,6 stranieri) resta comunque una realtà bellissima. Eppure, prosegue Fortis, non dobbiamo demoralizzarci per le ferite inferte alla nostra economia da quindici mesi di provvedimenti sconclusionati grillo-leghisti sulle pensioni, sul lavoro, sugli investimenti delle imprese, sulle opere pubbliche, sull'Ilva, con tanto di crescita zero del pil, impennata dello spread, aumento del debito pubblico e della pressione fiscale.

Dobbiamo, invece, ricordare che "se l'ultimo decennio, con dentro due crisi epocali, è stato nel complesso "orribile", come l'ha battezzato Carlo Cottarelli, la sua seconda metà, 2019 a parte, era stata positiva e di reazione". Difatti, spiega Fortis, "dalla tremenda doppia recessione del 2008-09 e del 2012-13 l'Italia era uscita a poco a poco più forte, quasi temprata, grazie al quadriennio di riforme 2015-18. In particolare, si erano registrati progressi significativi a livello sia di imprese (più innovative e competitive grazie ai massicci investimenti del piano Industria 4.0) sia di famiglie (con un minor numero di persone materialmente e socialmente deprivate e un consistente recupero del potere d'acquisto)".

Quel potenziale è rimasto e da quei punti di forza bisogna ripartire, spiega il professore: "economia reale, iniziativa privata, operosità, innovazione, genio italico. Rilanciando anche, e senza ulteriori indugi, un nuovo ciclo di riforme e di opere infrastrutturali", nonostante la lunga crisi abbia accentuato il divario fra nord e sud. Eppure, prosegue Fortis, al Sud, "a fianco di ampie sacche di inefficienza e clientelismo, vi sono fermenti di vivace e innovativa imprenditorialità".

Fortis passa poi ad analizzare una serie di dati sulla manifattura italiana: "una delle tesi più in voga è quella secondo cui se l'Italia cresce poco e ha una bassa produttività è perché abbiamo troppe imprese piccole. Ebbene, sicuramente in passato le nostre piccole e medie imprese hanno avuto dei temporanei momenti di difficoltà, come durante i primi anni della globalizzazione, ma non è certo il caso odierno. Infatti, nel quadriennio 2015-18 l'export italiano di beni realizzato dalle imprese industriali, agricole e commerciali è cresciuto di 66,5 miliardi di euro raggiungendo i 465 miliardi (fonte Istat). In particolare, siamo uno dei cinque paesi al mondo con il più alto surplus commerciale manifatturiero con l'estero, pari a oltre 100 miliardi di dollari di attivo (fonte Wto)".

L'Italia, spiega inoltre Fortis, "nel triennio 2015-17 (per il 2018 mancano ancora i dati di alcuni paesi), l'Italia nella manifattura ha fatto meglio per crescita della produttività del lavoro per occupato di tutte le altre maggiori economie dell'Unione europea (Germania, Francia, Regno Unito e Spagna) nonché di Stati Uniti, Giappone e Corea del Sud (fonte Ocse). Non era mai successo da quando è iniziata nel 2002 la circolazione monetaria dell'euro".

Non solo: "le nostre restanti imprese dell'industria dietro le top 500, cioè le nostre piccole, medie e medio-grandi imprese (Pmmgi), esportano la bellezza di 191 miliardi di euro. Dunque, altro che "nane"! Le nostre Pmmgi esportano di più dell'intera industria spagnola (167 miliardi) e sono seconde per export solo alle Pmmgi tedesche (277 miliardi)", sottolinea Fortis. Insomma, prosegue Fortis, "è anche grazie alle nostre Pmmgi che su circa 5.200 prodotti scambiati internazionalmente l'Italia si è collocata nel 2017 ai primi cinque posti al mondo come surplus commerciale in ben 1.444 beni per un valore equivalente di 218 miliardi di dollari di attivo con l'estero (fonte Onu). Numeri veramente bellissimi".

Fortis prosegue il suo intervento sottolineando i dati dell'agricoltura italiana: "bellissimi sono anche i numeri della nostra agricoltura, la prima dell'Unione europea per valore aggiunto con oltre 32 miliardi di euro, pur non godendo essa di contributi paragonabili a quelli delle agricolture di Francia, Germania o Spagna. L'Italia, in particolare, è il primo produttore Ue di molte verdure e ortaggi tipici della dieta mediterranea e italiana".

Il nostro paese, insomma, "è il "luxury" mondiale dell'agricoltura", senza dimenticare l'altissima qualità dei vini: "altra bellissima eccellenza italiana, con quasi 6 miliardi di euro di surplus commerciale con l'estero", prosegue Fortis. 

Un ulteriore esempio di dati positivi, che fanno sperare in una possibile ripresa, viene dalla manifattura, dove, spiega Fortis, alcune imprese hanno sfruttato i benefici fiscali del piano Impresa 4.0: settori come "le macchine industriali, gli yacht, la moda, i mobili, le piastrelle e tutti gli altri prodotti italiani, sempre bellissimi, che abbiamo sotto il naso. Ma che in molti non vedono".

Insomma, i dati forniti dal professor Fortis ci dicono che - per quanto il 2019 sia stato un anno bruttissimo - non è necessario demoralizzarsi, ma ripartire basandosi su quanto di bellissimo ancora c'è nel nostro paese.