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Fortis: "L'Italia leader su 1.500 prodotti. Crescita, possiamo superare la Cina"

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Intervista di Rita Querzé, "Corriere della Sera", 31 luglio 2022.

Gli ultimi dati sulla crescita del Pil nel secondo semestre del 2022 ci hanno fatto scoprire un'Italia locomotiva. d'Europa. Molti sono rimasti sorpresi. Non Marco Fortis, esperto di politica industriale, direttore e vicepresidente della Fondazione Edison.

«Le dirò di più - esordisce - il Fondo monetario internazionale stima per la Cina una crescita del 3,3% quest'anno. Noi abbiamo già una crescita accumulata del 3,4%: nel 2022 possiamo battere i cinesi. Inoltre possiamo dirci a tutti gli effetti locomotiva d'Europa. Perché è vero, la Spagna è cresciuta un po' più di noi nel secondo trimestre ma è ancora sotto di 2,5 punti percentuali rispetto ai livelli di produzione pre-Covid. Livelli che noi invece abbiamo già raggiunto».

In che modo stiamo facendo questi risultati?
«Primo punto: su oltre 5.300 prodotti scambiati in campo mondiale, su 1500 l'Italia è tra i primi cinque Paesi al mondo per scambi nella bilancia commerciale. Una versatilità che tedeschi e francesi non hanno», risponde Fortis.

In altre parole, è vero che i tedeschi sono fortissimi, molto più forti di noi, nell'offerta di auto, per esempio. Ma l'Italia produce anche monopattini, biciclette, yacht... Alla fine se un settore rallenta un altro riparte e compensa. Poi c'è la questione della lunghezza delle filiere.
«Molti Paesi sono rimasti spiazzati per il fatto che alcuni componenti prodotti in Asia non arrivavano più. Da noi non è accaduto o è accaduto meno perché abbiamo distaccato un numero inferiore di produzioni all'estero».

Ora poi le delocalizzazioni e le esternalizzazioni hanno lasciato il posto alla tendenza inversa. «Negli ultimi anni, grazie a industria 4.0, le nostre imprese hanno investito e innovato. Ora trovano spesso vantaggioso internalizzare lavorazioni».

Infine i microchip. Componenti che scarseggiano in tutto il mondo. Mentre i colossi tedeschi dell'auto sono costretti a fermare le produzioni, le medie aziende italiane non chiudono. «Le nostre imprese fanno ordini di microchip più limitati - osserva Fortis - quindi più facili da soddisfare. Spesso poi usano la liquidità come leva per essere servite prima degli altri. In pratica pagano spesso già all'ordine».

Ma la guerra non doveva mettere in ginocchio le nostre aziende? L'aumento dei prezzi dell'energia non doveva bloccare le produzioni in alcuni settori energivori, dalle ceramiche alle fonderie?
«I fermi sono rimasti temporanei - constata Fortis - Chi vende prodotti di qualità ìn tutto il mondo riesce poi a scaricare in buona parte gli aumenti di prezzi sui listini».

Secondo l'economista la corsa dell'economia italiana che ha colto di sorpresa anche Confindustria («Ora non ci si dirà che va tutto bene», aveva detto il presidente di viale Dell'Astronomia, Carlo Bonomi, quando a maggio sono stati rivisti al rialzo i dati del primo trimestre) ha radici nella ristrutturazione che le imprese hanno affrontato dal 2008 in poi. Ma non solo. Fondamentale sarebbe stata anche la prontezza del governo nell'affrontare il cambio di scenario dovuto guerra e inflazione, con 33 miliardi spesi per supportare famiglie e aziende.

E adesso?
«Con gli Usa in recessione e la Germania in stagnazione si va verso tempi più difficili», conclude Fortis.

Certo la crisi c'è per tutti. Mentre l'incertezza dovuta allo scenario elettorale è solo affare nostro.