economia

Fortis: "Il partito del pil non vota necessariamente Lega: il caso Emilia-Romagna"

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Il commento del professor Fortis su "il Foglio" del 29 gennaio 2020.

"Non è dato conoscere se gli ultimi elettori emiliano-romagnoli incerti tra gli slogan sovranisti di Salvini e i risultati del buon governo di Bonaccini abbiano visto l'ultima puntata di "Meraviglie" di Alberto Angela andata in onda sulla Rai alla vigilia del voto", spiega il professor Marco Fortis, su "il Foglio", a commento del voto in Emilia Romagna.

Di certo - secondo Fortis - i cittadini dell'Emilia-Romagna non sono stati condizionati nelle scelte elettorali dai dati di contabilità economica regionale diffusi dall'Istat solo ieri, quindi dopo il voto, in ritardo rispetto ai tradizionali tempi di pubblicazione (di solito in dicembre) "per motivi tecnici".

Dati che mostrano  - spiega Fortis - un'Emilia-Romagna superstar per crescita del pil nel biennio 2017-18. "L'Istat ha reso note le prime stime di contabilità regionale per il 2018 e ha anche revisionato le precedenti statistiche, che vedevano la Lombardia precedere l'Emilia Romagna per aumento del pil nel 2017 di 9 decimali (più 2,7 per cento contro 1,8 per cento). Ora, dopo le revisioni, la situazione si è completamente ribaltata. Infatti, nel 2017 il pil emiliano-romagnolo risulta cresciuto del 2,4 per cento mentre quello lombardo è stato ribassato a più 2,2 per cento", spiega Fortis.

Non solo, prosegue il professore, difatti "nel 2018 l'Emilia-Romagna è progredita ancora dell'1,7 per cento mentre la Lombardia dello 0,5 per cento. Inoltre, l'Emilia-Romagna è andata meglio anche del Veneto, dove pil è aumentato di meno di quello emiliano-romagnolo sia nel 2017 (più 2 per cento) sia nel 2018 (più 1,1 per cento)".

In definitiva, prosegue il professore, "considerando il biennio 2017-18 i dati di crescita dell'Emilia-Romagna appaiono veramente monstre se confrontati con quelli delle altre due principali regioni economiche del nord Italia. Infatti, la crescita cumulata del pil della regione guidata da Bonaccini nel 2017-18 è stata del più 4,2 per cento contro il più 3,1 per cento del Veneto di Zaia e il più 2,8 per cento della Lombardia di Fontana. Nello stesso biennio 2017-18 l'Emilia-Romagna ha surclassato per crescita del pil perfino la Germania, che ha messo a segno un più 4 per cento, inferiore di due decimali alla crescita emiliano-romagnola".

Inoltre, sottolinea Fortis, "l'Istat ha comunicato ieri anche i dati sul valore aggiunto pro capite delle province italiane, la cui classifica vede al primo posto 1VIilano (48.700 euro per abitante), seguita da Bolzano (41.000 euro). Ma al terzo e al quarto posto troviamo due province emiliane che hanno contribuito in modo determinante al successo di Bonaccini: Bologna (36.300 euro) e Modena (35.000 euro). Un'altra roccaforte di Bonaccini, la provincia di Reggio Emilia, figura decima per valore aggiunto per abitante (32.100 euro). Né va dimenticato che per valore aggiunto industriale per abitante Modena è prima in Italia (12.900 euro) e Reggio Emilia è terza (11.200 euro)".

A questo si aggiunge, come spiega il professore, che le statistiche mostrano che l'Emilia-Romagna nel 2018 ha praticamente raggiunto la Lombardia per reddito disponibile per abitante, distanziata di un solo euro (22.942 euro contro 22.943 euro).

"In definitiva - commenta Fortis - le elezioni dell'Emilia-Romagna sono state un momento chiave in cui le logiche del buon governo, del dinamismo economico e sociale, nonché dell'appartenenza all'euro (l'Emilia-Romagna ha un surplus commerciale con l'estero secondo solo a quello del Baden-Württemberg nel confronto tra regioni italiane e lander tedeschi) hanno prevalso sulle velleità sovraniste".

Fortis sottolinea anche una seconda lezione impartita delle elezioni vinte da Bonaccini: ovvero che "il nord non è tutto leghista".

Insomma, conclude Fortis, "non esiste se non in una certa vulgata semplificatrice una coincidenza, geografica o amministrativa, tra il cosiddetto partito del pil e la Lega. Anzi. Considerando le province emiliano-romagnole in cui Bonaccini ha prevalso nelle elezioni di domenica scorsa, più Milano e altre province lombarde dove a livello di provincia o di comune capoluogo il centro-sinistra riformista ha improntato in questi anni l'azione di governo locale, emerge una realtà economico-territoriale di oltre 300 miliardi di euro di pil che vuole una politica non fatta al citofono o al Papeete, ma che sostenga la crescita con azioni serie, mirate agli investimenti e alla modernizzazione di un paese ben saldo in Europa e nell'euro".