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Fondi infrastrutturali nuovi protagonisti

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Corsa dei fondi di investimento alle infrastrutture, come spiega l'inchiesta, pubblicata da "il Sole 24 Ore", di Andrea Gennai e Lucilla Incorvati, domenica 24 novembre 2019

Si fanno largo i fondi di investimento destinati alle infrastrutture: come spiega un'inchiesta cel quotidiano economico, "il Sole 24 Ore", "le reti stradali e quelle energetiche,le fonti rinnovabili e l'housing sociale hanno un futuro roseo". In un mondo di rendimenti zero, rappresentano un proficuo investimento alternativo.

Se finora erano strumenti riservati solo agli investitori istituzionali e/o professionali, stanno per atterrare, come spiega il quotidiano, nel mondo retail: nel 2020 dovrebbero arrivare i prodotti a marchio Azimut e Cardiff. Ma non solo: come spiega Fabrizio Arengi Bentivoglio, ad di Fidia Holding, al quotidiano, "le infrastrutture italiane sono nel mirino degli investitori internazionali che, oltre al real estate e agli Npl, per mitigare il rischio Paese, guardano soprattutto alle grandi infrastrutture del Paese come la rete Telecom, la rete autostradale e quella ferroviaria. Non mi riferisco solo a operatori statunitensi ma anche e sopratutto ai cinesi".

Se i fondi che investono in infrastrutture in Europa hanno masse oltre i 160 miliardi, superando l'immobiliare, come spiegano i due autori, anche Reji Vettasseri di Decalia Am crede in una futura, ulteriore, spinta nel settore: "i tassi di interesse non mostrano segnali di ripresa e si stima che i fondi infrastrutturali abbiano già 500 miliardi di dollari di asset in gestione".


Tuttavia - sottolinea "il Sole" - le infrastrutture sono un campo complesso dove non ci si improvvisa: oltre al tema della redditività entrano in gioco normative, bandi e iter burocratici. Pertanto, i fattori di rischio sono legati ai tassi di interesse ma anche ai regolatori visto che spesso si tratta di servizi pubblici.

Nel nostro paese, spiegano gli autori, con la ben nota carenza infrastrutturale e l'abbondante liquidità, questi fondi hanno interessanti prospettive, nonostante questo tipo di rischi connaturati.

Lo conferma al quotidiano anche Carlo Michelini, direttore generale di F2i Sgr, maggiore gestore indipendente italiano che vi ha già raccolto capitali per circa 5 miliardi, di cui quasi la metà da istituzionali esteri: "dopo 12 anni di attività abbiamo dimostrato che anche in Italia si può investire nelle infrastrutture; fino a oggi ci siamo concentrati in trasporti, logistica, energie rinnovabili, reti, telecomunicazioni e infrastrutture socio-sanitarie e abbiamo favorito l'investimento e il consolidamento delle nostre aziende. Pensiamo che ci siano altri settori come le autostrade, le infrastruttue delle telecomunicazioni che possono esprimere valore sempre con un'ottica alla sostenibilità nel tempo del progetto e della sua realizzazione".

Considerazioni, infine, che trovano d'accordo anche Eugenio de Blasio, ceo di Green Arrow Capital, uno dei principali player nel campo delle infrastrutture, è d'accordo: "questo tipo di investimento si presterebbe molto bene per i fondi pensione ma oggi su oltre 300 miliardi gestiti solo il 5% è dedicato a questo segmento contro il 30-40% in Europa. Sarebbe una modalità per garantire rendimenti più alti al mondo previdenziale e allo stesso tempo metterebbe a disposizione risorse fresche per il rilancio delle infrastrutture in Italia".