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Fisco, Marattin: "Non si butti via la riforma per fare campagna elettorale"

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Intervista di Serenella Mattera, "la Repubblica", 13 aprile 2022.

Non si "butti via" l'intera riforma del fisco solo "per iniziare prima la campagna elettorale". Luigi Marattin lo dice alla vigilia dell'incontro tra il premier Mario Draghi e i rappresentanti di Lega e Forza Italia, convocato per trovare un'intesa sulla delega fiscale, che si è incagliata sui no del centrodestra. Da presidente della commissione Finanze della Camera e relatore del provvedimento, il deputato di Italia Viva confuta le "opinioni" di chi, come Matteo Salvini, afferma che la riforma farebbe aumentare le tasse. E tifa per un accordo. Perché si è a un passo, afferma, dal "dimostrare che dopo 50 anni il fisco italiano può davvero cambiare".

La delega fiscale fa davvero aumentare le tasse, a partire da quelle sulla casa, come sostiene Salvini?
"È uno strano paese quello in cui per verificare un fatto si chiede un’opinione. Le risposte a queste domande si ottengono semplicemente leggendo il testo. L’articolo 10 – così come riformulato nella proposta di accordo – dice chiaramente che la pressione tributaria non può aumentare. E l’articolo 6 dice chiaramente che non ci potrà essere nessun effetto sui tributi immobiliari e sull’Isee. Diventa difficile quando non si distingue più tra fatti e opinioni. E la politica italiana da un pezzo ha perso questa capacità".

Secondo la Lega e Forza Italia il sistema duale di tassazione provocherà una “stangata” sulla cedolare sugli affitti convenzionati, oggi al 10%, e sui Bot, oggi tassati al 12,5%. È così?
"Il sistema duale temperato – come da ultima mediazione – è una riforma strutturale, serve per impedire che lo Stato tratti in modo radicalmente diverso gli impieghi alternativi del capitale, come accade ora. Introducendo due sole aliquote si farà chiarezza e andrà a vantaggio del contribuente: ad esempio introdurrà la flat tax sugli immobili commerciali, da sempre una richiesta di quel mondo. Se il centrodestra vuole scrivere subito che una delle due aliquote deve essere 12,5%, lo proponga e discutiamone".

Sarebbe d’accordo a rendere vincolante - altra richiesta del centrodestra - il parere delle commissioni parlamentari sui decreti attuativi della riforma?
"Nella storia repubblicana è accaduto solo una volta nel 1987, e non certo per una riforma (ma per un decreto correttivo). Dal punto di vista logico è un po’ un controsenso…a quel punto la legge delega diventerebbe indistinguibile da una legge ordinaria; inoltre, d’ora in poi ogni riforma fatta per legge delega registrerebbe la stessa richiesta".

Se domani non si trovasse l’accordo nell’incontro a Palazzo Chigi, pensa che questa riforma possa essere approvata a colpi di maggioranza? Il centrodestra dice di avere i numeri in commissione, tra l’altro.
"Io tifo sempre per un accordo. In un anno e mezzo abbiamo lavorato tutti insieme, votando all’unanimità il documento d’indirizzo. Anche l’ultima mediazione contiene tante cose utili: dall’abolizione dell’Irap agli incentivi all’occupazione femminile, dalle semplificazioni per gli autonomi alla semplificazione dell’Ires per le imprese. Davvero vogliamo buttare tutto via per iniziare prima la campagna elettorale?".

Ma l'alternativa potrebbe essere mettere la fiducia pur di approvare la delega fiscale: è un tema su cui rischia di saltare il governo?
"Sono scelte che non competono a me, ma solo al governo".

Quante probabilità ci sono di vedere approvata questa riforma entro la fine della legislatura?
"Dipende, come sempre, da cosa vogliono fare i partiti. Se vogliono tenersi il tema per la campagna elettorale, oppure dimostrare che dopo 50 anni il fisco italiano può davvero cambiare, prendendosi la responsabilità delle scelte. Anche perché non ho mai visto un manifesto elettorale aumentare la busta paga di un lavoratore o migliorare il bilancio di un’azienda".