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Firenze, Titta Meucci: "È come tornare a casa"

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Intervista di Paola Fichera, "la Nazione", 28 ottobre 2020.

Ritorno in giunta ieri per Titta Meucci che, dopo cinque anni in consiglio regionale, rientra nella Sala degli Otto di Palazzo Vecchio con una casacca nuova: quella di Italia Viva.

Come è andata?
«È stato come tornare a casa. Mi sono commossa subito. Già alla foto sull'arengario di Palazzo Vecchio con tutti gli altri assessori. Mi sono ricordata la prima giunta con Dario (Nardella ndr) nel 2014, anche allora facemmo una foto: a San Miniato».

E chi altro c'era allora?
«Vediamo: Alessia Bettini, Sara Funaro, Stefano Giorgetti e Dario naturalmente».

Tanti amici
«Certo. In Comune conosco tutti. Non solo gli assessori, anche tanti dirigenti. E poi il mio primo lavoro è stato proprio come dirigente comunale. Mi occupavo di personale. Ho ritrovato tante persone che erano giovanissime. E poi dal 2004 al 2009 sono stata consigliera comunale e dal 2009 al 2015 assessore all'urbanistica prima con Renzi e l'ultimo anno con Nardella».

E delle nuove deleghe cosa pensa?
«Sono stata per decenni la direttrice dell'avvocatura regionale, quindi la delega sull'avvocatura non mi spaventa. E poi ho altre due deleghe per diversi aspetti importanti i lavori pubblici, la mia sede sarà in via Giotto e la protezione civile. E questa è la delega che mi crea un po' di ansia visto il momento perché si lavora su prevenzione in relazione alle azioni sull'emergenza Covid. Vedo tutta la struttura domani (oggi per chi legge ndr). Il quadro normativo lo conosco bene, perché l'ho seguito in Regione. I servizi demografici invece sono gli unici che non sono in smartworking e sono quelli più a diretto contatto con i cittadini. Infine l'Università: in Regione da consigliera ho fatto tante mozioni per sostenere le richieste delle università straniere».

In consiglio comunale, però, la sua nuova casacca di lv ha creato qualche malumore...
«Si, l'ho sentito. Però non ho percepito nulla di personale. Ho avuto un'ottima accoglienza».

La polemica è politica...
«Al gruppo del Pd, prima del consiglio c'è stata una critica che ritengo infondata. Aprendo il governo della città alla seconda forza della coalizione di centrosinistra Nardella ha voluto riconfermare l'azione congiunta e molto coesa delle due forze. E poi in questo momento così drammatico credo sia meglio aprire che chiudere. Nardella non è stato costretto da numeri elettorali. Ha scelto di aprire a un contributo di idee. Se ho accettato di tornare in giunta è proprio perché volevo lavorare con lui».

Com'è il Pd visto da fuori?
«lo vengo dai Ds, con Nardella siamo gli unici due superstiti della lista per le elezioni del 2004. II Pd io ho contribuito a fondarlo. A Firenze siamo stati il primo gruppo consiliare a fare il Pd. Poi ho lavorato con Renzi e ho deciso di seguirlo in un partito più piccolo e più agile».

Con lei Renzi non è mai stato rottamatore...
«L'ho sempre detto: sono la dimostrazione che Renzi non ha mai scelto solo i giovani, ha scommesso anche sull'esperienza».