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Ferri: "Guardasigilli inadeguato. Ora apra subito un tavolo"

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Intervista al deputato Cosimo Ferri su Il Riformista del 14 marzo 2020

Onorevole, non è soddisfatto di come il Guardasigilli ha affrontato le rivolte di questi giorni?

"Il ministro è venuto mercoledì scorso in Parlamento per riferire su quanto accaduto. Purtroppo, dalla sua informativa non è emersa alcuna soluzione pur a fronte di 13 detenuti morti, 59 agenti feriti, maxi evasioni ed enormi danni all'interno delle strutture".

Dove sbaglia il ministro?

"A me pare di tutta evidenza che Bonafede non sia all'altezza della situazione. In pieno allarme, quando l'Oms il 30 gennaio dichiarava l'epidemia Coronavirus, invece di portare in Consiglio dei Ministri con urgenza un pacchetto di misure per affrontare l'emergenza carcere, la priorità del ministro era la riforma della prescrizione. Veda un po' lei. Ricordo che tutti i documenti segnalavano la pericolosità del virus nei luoghi chiusi e affollati ed era ovvio pensare che le 139 carceri italiane fossero tra i posti più esposti. Bisognava portare subito un pacchetto di proposte che toccasse sia modifiche dell`ordinamento penitenziario sia misure straordinarie organizzative".

E invece non è stato fatto.

"Esatto, ma non solo: dopo quello che è accaduto, Bonafede ha continuato a non affrontare la situazione con la determinazione necessaria. Si ha l'impressione che brancoli nel buio. Non ha funzionato la linea di comando e la gestione è stata scaricata sui provveditori, sui direttori e sulla polizia penitenziaria".

Anche lei è per le dimissioni del capo del Dap, Francesco Basentini?

"Non è il momento delle polemiche. Certamente, però, gli episodi a cui abbiamo assistito nelle carceri sono gravissimi, pericolosi per l'incolumità sia all'interno per i detenuti, i direttori, gli agenti di polizia penitenziaria, il personale amministrativo, i volontari, sia all'esterno se pensiamo al numero di evasi".

Lei cosa avrebbe fatto?

Andava organizzata all'inizio della diffusione del Coronavirus una riunione tra Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria e magistratura di sorveglianza, studiare misure idonee per ridurre il sovraffollamento carcerario, organizzare sistemi diversi dal contatto fisico per garantire colloqui con i famigliari. Colloqui telefonici a mezzo Skype e controlli sanitari intensificati per chiunque entra in carcere sono soluzioni basilari ma occorre pensare anche a misure più efficaci, alternative alla detenzione per chi ne possa beneficiare.

Lei ha lavorato con l'allora ministro Andrea Orlando alla riforma dell'Ordinamento penitenziario. Riforma rimasta nel cassetto. Bonafede, appena insediatosi, si è assunto la responsabilità di bloccarla, non offrendo soluzioni al problema del sovraffollamento. Adesso da dove bisognerebbe ripartire?

Ovviamente ripristinare la legalità e fermare le violenze. E si accertino subito le cause dei decessi dei detenuti, a cui va il nostro pensiero.

Le scene di questi giorni, però, danno l`idea di un sistema penitenziario allo sbando.

Non si può consentire un'immagine del sistema penitenziario che non garantisca sicurezza, che consenta proteste violentissime e che non rispetti le limitazioni necessarie per garantire la salute. È emerso un sistema fragile, affidato esclusivamente alla professionalità e all'impegno del personale del settore penitenziario, a cui va la nostra solidarietà, ma senza una guida forte di un ministro della Giustizia che sappia affrontare questa emergenza.

Vuole dire qualcosa a Bonafede?

Bonafede, dopo quanto accaduto, ha scaricato tutto sui singoli direttori, su alcune circolari, sulla burocrazia. Si assuma, invece, le sue responsabilità e apra subito un tavolo di emergenza.