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Felicori: "Amo discutere di politica, non cerco risse. Credo nella spinta liberale"

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L'intervista pubblicata da "Bologna - la Repubblica", 20 aprile 2022.

 

«Non sono mai stato snob e lo rivendico con orgoglio. Se la discussione politica adesso è sui social, perché io non dovrei poter partecipare?». Seduto al tavolino di un bar del centro, occhiali da sole e bretella blu, l'assessore Mauro Felicori sorseggia un caffè e prova a uscire morbidamente dal diluvio di polemiche che lo ha appena investito. Prima l'attacco alla vicesindaca Clancy, contraria "agli aiuti militari all'Ucraina". Poi la staffilata al Pd: partito di "Tecnocrati". «No, non ho detto tecnocrati, ho detto che è diventato una tecnostruttura. E cioè che amministra e basta. Lo fa in molti casi anche bene, non ho nessun problema a riconoscerlo e anzi lo riconosco spesso. Però quello è. Io invece credo che la politica sia cercare di cambiare le cose, non solo governarle».

Al momento, lui in una di quelle amministrazioni a targa Pd, nello specifico la regione Emilia-Romagna, ricopre il ruolo di assessore alla Cultura («E cerco di farlo bene a mia volta, anche se due anni di pandemia non hanno aiutato»). Ma soprattutto, sempre lui, viene precisamente da quella lunga storia iniziata col Pci. «Come no, nonno comunista, padre comunista, io comunista a mia volta. Ma molto comunista, non per moda, per convinzione. Ai tempi ero per la socializzazione della produttività, se serve a rendere l'idea. Poi però se all'applicazione teorica non corrisponde una realizzazione pratica, si cercano altre soluzioni». Il salto non dev'essere stato piccolo, se oggi invoca la nascita di un "partito liberale che sfidi la destra e la sinistra".

Quasi l'opposto. «Non so se è l'opposto, so che poiché ora non credo che nemmeno più la socialdemocrazia possa essere la soluzione, confido in una spinta liberale per cercare di cambiare le cose. Se la macchina dello Stato non funziona più, come ormai concordano tutti e da più parti, ci si dovrà porre delle domande, o no?».

Per non spingersi troppo oltre, qui si tratta anche, o soprattutto, di fare i conti con le reazioni che le scelte di Felicori suscitano. Il presidente della Regione Bonaccini, ad esempio, pare sia tentato dal rimpasto di deleghe. «È una voce che gira ormai da mesi e alla quale, francamente, non ho mai creduto. Io ho un buonissimo rapporto con lui e lui con me. E poi Bonaccini non è tipo da colpi bassi, ha un altro profilo».

A dirla tutta, il rimpasto di cui si vocifera, vorrebbe al posto di Felicori proprio Isabella Conti, al cui fianco lo stesso Felicori si schierò fieramente durante le Primarie bolognesi. «Sì sì lo so, le voci dicevano anche questo, ma non ne ho mai capito il senso. Io comunque l'ho sostenuta a prescindere, e lì sì che ho subito attacchi di ogni tipo, molto oltre le polemiche politiche. Il consigliere del Pd Mazzanti fu violentissimo. Affari suoi». Felicori ha preso la tessera di Italia Viva («Sì, così è tutto più chiaro»), anche se quando parla della nuova forza liberale pensa evidentemente a qualcosa di diverso. «Tutte le forze che si ispirano a principi liberali dovrebbero coalizzarsi, da Calenda alla Bonino, da Renzi a Toti. E l'elettorato sensibile al tema ci sarebbe tutto, basta fare riferimento a quel 40% di elettori che a dispetto di tutti i partiti votarono Sì al referendum di Renzi. Un 40% che lui incassò solamente come una sconfitta, secondo me sbagliando. Era molto più artificioso il 40% che prese alle Europee, figlio di una suggestione politica del momento. Il 40% del referendum invece aveva un peso e aveva - anzi per me ha ancora - una prospettiva politica».

In tutta questa evoluzione, l'ex comunista Felicori si è giocato anche un po' di socialità, cioè di amicizie. Qualcuno il suo percorso non lo ha proprio capito. E non ha mancato di farglielo presente. «Sì, ma si parla di discussioni accese, spero e credo non di risentimenti. Parlavo tutti i giorni con gli autonomi in università da segretario del Suc - la Fgci d'ateneo - non vedo perché non dovrei farlo ora. Rancore non ne porto per nessuno, se non per le persone scorrette, che per fortuna tendo a non frequentare». Non smetterà di farsi attrarre dalle polemiche via social, nemmeno se provi a sottolineare il fatto che, da assessore, potrebbe rispondere al principio di opportunità che sconsiglia di infilarsi nelle risse verbali. «Io non attivo mai risse, semmai lo fanno gli altri. Parlo solo di politica, e mai in riferimento alla giunta di cui faccio parte e in cui lavoro bene. E che conosco le regole del giornalismo e le applico ai miei veloci contributi. Quando fate un titolo in redazione state attenti ai distinguo? No. E nemmeno io quando scrivo le mie dieci righe, che se fossero di più verrebbero lette molto meno. Mi interessa far passare un messaggio, cioè porlo all'attenzione del dibattito pubblico. Non credo sia sbagliato. E soprattutto, lo confesso, quando una cosa mi gira per la testa, non resisto a non scriverla».

Si sente ancora con l'ex sindaco Walter Vitali, di cui fu capo di Gabinetto, e anche con Annamaria Cancellieri, che lo volle con sé durante la reggenza da Commissario. Nel post contestato ha detto che, arrivato alla sua età, non ha troppo tempo da perdere. «Ho appena compiuto 70 anni e ancora molta voglia di fare politica. Purché serva a cambiare le cose, se no che senso ha?». Resta una domanda almeno: ma Felicori si definisce ancora un uomo di sinistra? «I miei valori vengono da lì. Diciamo che adesso abito nella destra della sinistra».