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Faraone: "Uno vale uno, ma per il ministro Ruggirello vale zero"

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La lettera al Ministro Bonafede, pubblicata dal quotidiano "il Riformista".

Caro ministro della giustizia,
se fosse ancora in vita la vostra teoria dell'uno vale uno, chi sta dietro le sbarre dovrebbe avere lo stesso diritto alla salute di chi vive fuori, giusto? Per uno stato civile e democratico, sì. Per questo, ministro, la invito a rispondere a una domanda banale.

Lo deve fare con un sì o con uno, senza tentennamenti. E la domanda è questa: una persona che è in galera vale più o meno di una persona che sta fuori? La differenza fra una persona perbene ed un criminale sta nel valore che la persona perbene dà alla vita umana, anche a quella di un criminale. Signor ministro, deve rispondere come si fa con l'esito dei tamponi, positivo o negativo.

Perché di tamponi qui si parla, di una storia di tamponi. Lei si chiama Monica ed è la figlia di Paolo Ruggirello, ex deputato regionale in Sicilia, 54 anni tra qualche giorno, arrestato un anno fa con l'accusa di associazione mafiosa, rinviato a giudizio e rinchiuso nel carcere di Santa Maria Capua Vetere ad aspettare un processo che, fissato per dopodomani, chissà quando si celebrerà.

Il 26 marzo Monica parla con il padre e scopre che ha la febbre alta e una brutta tosse. Lo curano con la tachipirina, dice Monica, e chiede che venga fatto il tampone. I sintomi, i segni sembrano quelli. Ma si sa, in certi momenti i segni impazziscono, confondono e magari e solo un brutto raffreddore. Passano i giorni e i segni continuano a significare sempre la stessa cosa. Strano scherzo del destino di questi tempi. Ruggirello peggiora, gli avvocati chiedono invano la scarcerazione ma l'istanza viene rigettata. I familiari si rivolgono prima all'associazione Antigone e poi al garante dei detenuti della regione Campania.

Finalmente, dopo che il Covid ha fatto un po` di strada e buona parte del lavoro, gli viene fatto il tampone. Il 4 aprile. Due giorni fa. Dopo una settimana. Risultato? Positivo. E allora, signor ministro della Giustizia Bonafede, ripeto la domanda e la prego di rispondere come un tampone: una persona che è in galera vale più o meno di una persona che sta fuori? In attesa della sua risposta le dico da non giurista quello che penso del Diritto e dei diritti: penso non contemplino lo zigzagare dei parolai o le inversioni a "u" dei populisti.

E allora ministro Bonafede, ci metta un tampone al populismo giustizialista. Si occupi delle persone dietro le sbarre in questa emergenza, anche con una soluzione tampone in attesa del vaccino. Perché il vaccino arriverà e quando arriverà saremo tutti un po` più immuni dal virus populista e riscopriremo il senso di quell'uno-vale-uno. E cioè che si è persone sempre, dentro o fuori le sbarre, con uguale dignità, con identici diritti e doveri. Valgono tutti come noi: sia Paolo Ruggirello e tutti quelli che vivono in carcere a volte, troppe volte, senza essere stati mai condannati nemmeno in primo grado; sia chi la condanna l'ha avuta ma magari vorrebbe un'altra possibilità.