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Faraone: «Trasparenza sulla pandemia. Assurdo l'Aventino del Pd»

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Intervista a Davide Faraone su «Il Tempo» del 2-04-2024

di Gaetano Mineo

Onorevole Davide Faraone, come vede l'istituzione della cosiddetta commissione parlamentare d'inchiesta sul Covid?

«Italia viva ha proposto la commissione d'inchiesta quindi è naturalmente soddisfatta dell'istituzione. Troppi errori sono stati commessi che non andranno ripetuti in futuro, malauguratamente ci dovessimo trovare a gestire una situazione simile. Una commissione parlamentare, non fa inchieste per scovare reati, quello spetta alla magistratura e da garantista, sono contento che Conte e Speranza siano usciti indenni dalle inchieste, ma la commissione deve far luce su una gestione centralizzata di quel governo in stretta relazione con alcuni centri di potere e di spesa».

La gran parte dell'opposizione, con Pd e 5stelle in testa, boccia sul nascere quest'organo interno al parlamento. Addirittura c'è un fronte pronto a disertarlo. Come legge questo comportamento?

«Non ha ragione di esistere l'Aventino, a maggior ragione se il M5s, il ministero della Salute, retto in quella stagione da Roberto Speranza, hanno la certezza di aver agito in regime di trasparenza assoluta. Se fosse così infatti perché opporsi alla commissione fino al punto di disertarla? Stiano lì, partecipino ai lavori, non sarà un processo di piazza, lo impediremo, quello è un metodo che piace più ai grillini. E poi, noi di Italia viva che con Matteo Renzi riuscimmo a portare a Palazzo Chigi Mario Draghi, proprio al posto di Giuseppe Conte, e a far decollare la vaccinazione di massa, non pensiamo certo che la commissione sul Covid serva a sposare posizioni no vax».

In piena pandemia, Italia viva faceva parte del cosiddetto governo Conte II. Ritiene che, nonostante l'eccezionalità dell'emergenza sanitaria, siano stati fatti degli errori?

«Come le ho detto, penso di sì, per questo staccammo la spina a quel governo e con la commissione potremo verificare puntualmente quali errori e con quali costi economici. Il governo Conte II, e la conseguente pandemia, portò ad una fortissima centralizzazione delle decisioni. Talmente spinta, che neanche in Consiglio dei ministri, si poteva avere una visualizzazione decisa delle scelte fatte. Ad esempio, il commissario straordinario ha avuto praticamente carta bianca in un rapporto diretto con il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e la totale marginalizzazione del Parlamento. Andremo a vedere se ci sono buchi neri e quanto siano profondi».

Sono state avviate una serie di inchieste relative alla gestione del Covid. L'ultima vede la procura di Parma indagare sull'attività del secondo ospedale dell'Emilia Romagna. Come valuta oggi l'allora collaborazione tra il governo centrale e Regioni nell'affrontare l'emergenza Covid?

 «Le inchieste giudiziarie devono avere un percorso proprio e la politica non deve mettere il becco. Poi c'è un'area di maggiore pertinenza parlamentare che si concentrerà sulle decisioni politiche. Capire cosa non ha funzionato ci servirà anche per evitare errori in futuro».

Cosa ci ha insegnato questa pandemia?

«Poco, visto che si continua a non investire in sanità. Dicevamo "mai più', ce lo siamo scordato».