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Faraone: «Sulla separazione delle carriere il governo bluffa»

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Intervista a Davide Faraone su «Il Dubbio» del 19-03-2024

di Riccardo Tripepi

 «Con Renzi segretario abbiamo fatto le primarie e abbiamo vinto ovunque. Invece che fa Schlein, che pure è arrivata al Nazareno con le primarie? Telefona a Conte, per chiedergli un nome. Se invece il nome a lui non è gradito, semplicemente lo blocca. In pratica è Jep Gambardella de noantri, non vuole solo partecipare al campo largo, vuole anche farlo fallire»

Quali sono secondo lei le reali intenzioni del governo sulla separazione delle carriere dei magistrati? Come Italia Viva assumerete iniziative per accelerare l'iter?

«Le faccio un riepilogo, un anno fa, nel marzo del 2023, io fui tra coloro che applaudirono l'annuncio del guardasigilli: un ddl governativo sulla separazione delle carriere, una battaglia storica dei garantisti, quindi c'era da ben sperare. Comunque, andò che dopo la dichiarazione di Nordio, l'iter si bloccò in attesa dell'autunno, e fini che il disegno di legge, non arrivò mai. Ora, esattamente 12 mesi dopo, si fa risorgere il progetto, ma di date anche stavolta non parla nessuno. Per farla breve, temo che sia di nuovo un bluff.»

Mentre ci si aspetta chiarezza dall'inchiesta sul dossieraggio, Salvini è entrato a gamba tesa parlando di clima da "Unione Sovietica"... che idea si è fatto della vicenda?

«Una vicenda inquietante, che fotografa un sistema che definire preoccupante, è poco. L'inchiesta di Perugia evidenzia un bancomat dal quale prelevare notizie riservate, non è chiaro per quali fini e su indicazioni di chi. Come si sa, la macchina del fango iniziò il suo lavoro proprio contro Matteo Renzi. Con il famoso caso Consip è stato possibile "manganellare" Italia Viva, creare e diffondere discredito su di noi, "azzoppare" eventuali performance elettorali. Per fortuna è arrivata una sentenza che assolve per non aver commesso il fatto Tiziano Renzi e Luca Lotti, e condanna gli esecutori di quella operazione. Per tornare al dossieraggio, intanto la commissione d'inchiesta parlamentare che avevano proposto Nordio e Crosetto, e che noi avevamo da subito sostenuto, è stata azzerata dalla Presidente Meloni. E proprio durante la Leopolda, il guardasigilli era stato invitato, lui aveva confermato, ed alla fine non è venuto, è stato bloccato proprio da Palazzo Chigi. La Premier voleva mettere subito il silenziatore sulla commissione di inchiesta, e così è stato. Un'altra particolarità dell'inchiesta in corso è il ruolo del finanziere Striano. Da garantista sono persino contento, si dovrebbe fare con tutti così.»

Del titolare del "bancomat" si sa poco o nulla, sappiamo a stento che faccia abbia, non ci sono telecamere sotto casa sua, non è braccato dai giornalisti, si è limitato a concedere un'intervista con il quotidiano la Verità. Secondo lei, qualcuno lo protegge o la battaglia garantista finalmente ha vinto?

«Propendo per il primo caso. Complessivamente, io credo che una persona dichiarata innocente alla fine di un processo, debba essere indennizzata, in reputazione. Succede invece, per comodità uso quanto è successo con la Consip, che una persona venga distrutta, la sua immagine politica totalmente deturpata, e alla fine, la notizia dell'assoluzione, viene contenuta in poche righe. Così non va bene. Cosa faremo? Intanto presenterò alla Camera, a nome di Italia Viva un disegno di legge per istituire una commissione di inchiesta. Voglio capire anche cosa ne pensa il Pd, se Sandro Ruotolo parli a nome del Nazareno e se il campo largo si spinga fino a difendere Cafiero De Raho, vicepresidente dell'Antimafia e procuratore nazionale antimafia, proprio nel periodo dell'allegra gestione del bancomat.»

Quali strumenti si possono utilizzare per evitare che in futuro si possano verificare episodi simili?

«Molti sono quelli che a suo tempo Carlo Nordio propose, e che sono finiti sotto la scure dell'esecutivo. C'è un’evidente spinta giustizialista nel governo, panpenalista, che aumenta il numero dei reati inutili per fare confusione e per cercare l'applauso facile e nell'immediato delle persone. Più in generale notiamo che ci sono ripetuti tentativi di condizionamento sugli iter dei provvedimenti da parte del partito dei giudici, alcuni evidenti (quelli del M5S), altri più silenti (quelli di Fratelli d'Italia).»

Qual è lo stato di salute del campo largo dopo la sconfitta in Abruzzo?

«Nei giorni scorsi ho detto che il campo largo ormai assomiglia di più ad un campo santo. In Abruzzo avevamo un buon candidato, Luciano D'Amico, e tutto è stato relativamente facile. Ma altrove? È una girandola impazzita, una sequela di veti che portano alla paralisi. E dire che al Pd avevano lo strumento giusto, le primarie. Con Renzi segretario, abbiamo fatto le primarie, ed abbiamo portato a vincere Dario Nardella a Firenze, Antonio De Caro a Bari, Giorgio Gori a Bergamo, Beppe Sala a Milano. Ed invece che fa Elly Schlein, che pure è arrivata al Nazareno perché ha vinto le primarie? Preferisce telefonare a Giuseppe Conte, per chiedergli un nome. Se invece il nome a lui non è gradito, semplicemente lo blocca. In pratica è il Jep Gambardella de noantri, non vuole solo partecipare al campo largo, vuole anche farlo fallire.»

In Basilicata avete deciso di appoggiare il candidato di centrodestra Bardi. È una scelta contingente o un avvicinamento strutturale al centrodestra?

«Noi stiamo con Stefano Bonaccini in Emilia Romagna, con Enzo De Luca in Campania, esattamente nello stesso modo in cui in Basilicata stiamo con Bardi. Se c'è un buon candidato, con un programma concreto di governo del territorio, è secondario se sia proposto dal centrodestra o dal centrosinistra. La nostra opposizione è pragmatica, sui temi, non è ideologica. La settimana scorsa sul terzo mandato, quelli dell'opposizione seria, hanno salvato Giorgia Meloni. Bastava votare un nostro emendamento, peraltro condiviso dalla maggioranza degli amministratori dem, per mandarla al Colle. Allora chi è veramente la ruota di scorta?»

In Piemonte, che voterà in concomitanza alle Europee, è una scelta che si potrà ripetere quello dello schieramento a destra?

«Pd e M5S, si sono mossi come d'abitudine, presentando e bruciando decine di candidati. Ora è il turno di Gianna Pentenero, vedremo, Italia Viva Piemonte prenderà la sua decisione.»

Guardando al futuro: come si mette insieme l'area dei moderati che Forza Italia vorrebbe attrarre a sé e che, senza Iv e Azione, verrebbe a mancare nel campo largo?

«Ci misureremo alle Europee, noi vogliamo contribuire al cambiamento della Commissione. Vogliamo l'elezione diretta del Presidente, politica estera e di difesa comuni, un'istituzione più vicina. Siamo liberali e riformisti, non facciamo i “camerieri” ai sovranisti, una differenza sostanziale con Forza Italia.»