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Faraone: "Siamo il partito riformista che il Pd non può più essere"

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Intervista di Edoardo Dallari.

«Italia Viva è un partito riformista, non userei più la parola sinistra. Chi pensa che siamo un bonsai del Pd sbaglia. Siamo ambiziosi e vogliamo essere attrattivi anche per chi tradizionalmente non è di centrosinistra». Davide Faraone, presidente al Senato di Italia Viva, amico di lunga data dell'ex premier Matteo Renzi, non si dice preoccupato per i sondaggi che vedono il partito tra il 4 e il 5 per cento. Convinto che alla lunga la costanza e l'impegno pagheranno, è sollevato dal non essere più nel Partito democratico. «Quando era leader, Renzi veniva attaccato continuamente e il 90 per cento del tempo lo si passava a litigare. In Italia Viva c`è una bella aria e il partito gode di ottima salute».

Senatore Faraone, il premier Giuseppe Conte ha dichiarato che Italia Viva fa un'opposizione maleducata al governo. Ma lei si reputa una persona poco educata?
Confondere la libertà di espressione con la convenienza è un errore. Noi fin dalla prima Leopolda abbiamo inaugurato una stagione di irregolarità. I cento punti che promuovemmo dieci anni fa erano una novità assoluta nel mondo della sinistra tradizionale, che vedeva l'essere parrucconi come sinonimo di qualità.

Renzi ha detto che non siete sudditi, ma alleati, però apparite spesso come avversari...
Quando a proporre iniziative sono i Cinque stelle, il Pd o Leu è il governo che agisce, quando lo facciamo noi mettiamo in piedi dei ricatti. È curioso. Noi portiamo avanti le idee per cui siamo nati. Dal primo giorno abbiamo detto che con il Movimento stiamo facendo un percorso temporaneo, non abbiamo il problema di doverci stare insieme anche in futuro. È questa la differenza tra noi e Zingaretti.

Sembra che Sergio Mattarella ritenga che non ci siano maggioranze alternative a questa almeno per ora. Quindi il governo non cade?
Noi lavoreremo perché questa legislatura vada avanti e affinché diventi una legislatura costituente. Come Italia Viva abbiamo impedito il rialzo delle tasse, ma ora dobbiamo sbloccare i cantieri e concentrarci anche sul fatto che le nostre istituzioni sono in crisi e che il sistema va riformato. Con il nostro referendum avevamo ragione.

Se invece si dovesse andare al voto?
È chiaro che ci prepareremmo. Ma lo reputo altamente improbabile.

Sulla sfiducia al ministro Alfonso Bonafede andrete avanti?
Vogliamo affermare le nostre idee garantiste che sono maggioritarie in questo Parlamento e nel Paese. Se Bonafede deve fare il bambino che dice «no no no, o così o niente», diventa tutto più complicato. Speriamo che cambi impostazione.

Avete votato con l'opposizione in queste settimane...
È l'opposizione che ha votato con noi. L'abolizione della prescrizione è figlia di Matteo Salvini e Bonafede, e il Pd aveva votato contro insieme a noi. Il punto è che se la giustizia funzionasse e i processi fossero veloci, della prescrizione non avremmo bisogno. Quindi, caro Bonafede, inizia ad accelerare i processi, poi magari tra qualche anno ne riparliamo.

Dica la verità: come sono i vostri rapporti con la Lega?
I rapporti sono sempre stati conflittuali perché siamo alternativi. Se Salvini oggi non è premier, Simone Pillon non è ministro della Famiglia, Alberto Bagnai delle Finanze, Claudio Borghi del Tesoro, è grazie a Renzi. Se avessimo ascoltato Zingaretti avremmo tutto questo. Il paradosso è che chi ha impedito a Salvini di prendere i pieni poteri oggi viene considerato l'amico, mentre quello che glieli avrebbe concessi l'avversario. È surreale.

Circolano da tempo voci su un vostro presunto accordo.
Sono chiaramente infondate.

Non vi alleereste neanche per un governo istituzionale o di transizione per andare al voto?
Questi scenari verranno valutati in concreto. In questo momento c'è un governo che noi sosteniamo lealmente, seppur incalzandolo quando sbaglia.

Come sta Denis Verdini?
Perché mi fa questa domanda? Povero Verdini, ogni volta che si parla di mosse di palazzo si dice che spunti lui, ma non è vero. L'avrò visto una volta in vita mia.

Eppure dietro al patto del Nazareno c'era lui. Pentiti di averlo rotto?
Credo che quel patto sia stato giusto e se dovessi tornare indietro lo sosterrei un'altra volta. Con Silvio Berlusconi abbiamo scritto la riforma costituzionale e insieme avremmo voluto concluderla. Purtroppo il disaccordo sull'elezione del presidente della Repubblica ha interrotto tutto, e le due cose non c'entravano l'una con l'altra. Mi è dispiaciuto che sia venuta meno quella possibilità storica: tutto il caos che c'è oggi nel Paese si sarebbe evitato.

Il governo Renzi ha introdotto il Jobs Act e abolito l'articolo 18. In molti hanno notato che sono misure che avrebbe potuto introdurre il centrodestra...
Il nostro Paese ha sempre avuto il limite di considerare di destra e di sinistra cose che non lo erano. Credo che il Jobs Act, l'abolizione dell'articolo 18, il Rei e la Naspi (reddito di inclusione e indennità di disoccupazione, ndr) siano riforme del mercato del lavoro e dell'assistenza profondamente innovative e di buonsenso, non di destra. Abbiamo avuto un centrodestra che in anni di governo non ha prodotto nulla, noi abbiamo iniziato ad ammodernare l'Italia.

Siete stati per tanto tempo considerati vicini a Berlusconi...
Ma non abbiamo mai governato con lui. Sosteneva Enrico Letta e non Renzi, come Renzi non ha mai governato con Salvini al contrario di Conte. È incredibile che quelli che hanno governato insieme siano considerati i più distanti, mentre quelli che non sono mai stati insieme i più vicini. Certo, anche noi siamo garantisti e abbiamo sempre disprezzato l'utilizzo della giustizia a fini politici, al contrario di quanto pensano certi esponenti del Pd.

Che cosa vi allontana di più dal vostro ex partito?
Un'idea completamente diversa della società. Con Renzi segretario, l'idea riformista era prevalente, ma quando ci siamo ritrovati con Nicola Zingaretti leader eravamo gli unici a difendere quell'ideale. Allora ci siamo detti: non possiamo diluirci in un partito che non ha identità, che per andare dietro ai vari movimenti - i girotondini, le sardine - per tenere dentro tutto e tutti, non esprime nulla. Potevamo stare lì a fare una corrente, ma abbiamo preferito dire la nostra liberamente.

E una delle vostre battaglie è l'eliminazione del reddito di cittadinanza. Pensate di riuscirci?
Vogliamo dare incentivi agli imprenditori affinché assumano. Il reddito di cittadinanza è uno schiaffo a chi lavora e anche a chi ha bisogno di assistenza. Welfare e mercato del lavoro viaggiano su due canali diversi. Aver mischiato tutto è follia.

Il Pd la pensa come voi?
A me sembra una cosa scontata pensare che gli imprenditori non sono nemici. Nella sinistra tradizionale però è una bestemmia. Sono sempre più populisti e schiacciati su posizioni estreme. D'altronde, se a prevalere sono i Gianni Cuperlo e gli Andrea Orlando... Vivono il rapporto tra imprenditori e lavoratori ancora come uno scontro di classe. Io credo invece che la fortuna degli imprenditori sia la fortuna anche dei lavoratori.

Da tempo il ministro Luciana Lamorgese e Zingaretti dicono di voler cambiare i decreti sicurezza. Come mai sono ancora intatti?
Perché il governo è in stallo. Ricordo che quando nacque il Conte bis il tema era quello della discontinuità rispetto al Conte 1. Noi di Italia Viva siamo rimasti gli unici che continuano a chiederla: via il Reddito, via Quota 100, via i decreti sicurezza. Il Pd tace. Che cosa ha ottenuto di diverso rispetto all'azione del Conte 1? Se non ci fossimo noi si potrebbe dire che il Movimento governa ancora con Salvini.

Come vede il Movimento 5 stelle?
Non ha compreso che sbraitare all'opposizione non è come governare. Ormai sono casta. Alla manifestazione contro i vitalizi sono arrivati in auto blu. Sembravano giocatori a fine carriera che prima di smettere vanno a giocare in Cina. Sono un po' comici. E poi hanno questa grande capacità di farsi prosciugare il consenso dagli alleati di governo. Con la Lega è emblematico, ed è stato così perché Conte e Di Maio erano complici di Salvini.

Se erano complici perché avete votato a favore del processo a Salvini?
Per coerenza. I casi Diciotti e Gregoretti per me sono identici. Gli unici che hanno mantenuto la posizione siamo sempre stati noi. Poi, a dire il vero, da garantisti quali siamo avremmo voluto più tempo per valutare e capire, ma è stata la Lega ad avercelo impedito. Ci è stato detto che dovevamo votare prima delle elezioni regionali perché Salvini era convinto che ne avrebbe tratto un beneficio. Quell'irrigidimento ci ha spinti a votare per il processo.

Anche il governo giallorosso ha tenuto al largo delle navi causa elezioni in Umbria ed Emilia...
Io sono stato da subito contrario a queste decisioni. Mi sento una persona coerente e libera.

Lei ha scritto il libro "Con gli occhi di Sara". Porta avanti da anni la battaglia per dar voce ai problemi delle famiglie che convivono con l'autismo. Quali sono le cose più difficili da affrontare?
La quotidianità. La situazione in termini di assistenza, servizi, sensibilità e solidarietà è critica. L'autismo non riguarda solo la persona autistica. Io, da padre, sono stato «costretto» a costruire una comunicazione con mia figlia, andando oltre la sola domanda «come ti chiami?». Ho dovuto costruire più domande e più risposte capendo così che dietro alla disabilità c'è una persona. Siamo noi incapaci di attivare una relazione con loro, non il contrario.