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Faraone: "Per superare il caos ricostruzione, a Colao serve il potere di agire"

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Intervista di E. La., "la Repubblica", 14 aprile 2020.

«Serve un grande piano d'impresa per il Paese, senza più sovrapposizioni fra poteri diversi. E per portarlo avanti Vittorio Colao potrebbe entrare anche nel governo». Davide Faraone, capogruppo di Italia Viva al Senato, dà sfogo a tutti i malesseri renziani per «un programma di ripartenza che finora è stato il caos» e dice che il suo partito è pronto a sostenere con forza il neo commissario per la Fase 2: anche promuovendolo a rango di ministro.

Perché non vi ha soddisfatti l'ultimo decreto di Conte che proroga il lockdown fino al 3 maggio e comincia a riaprire alcuni settori, come quello delle librerie?
«Perché siamo al punto di prima. Timida apertura dal governo e poi ogni Regione fa come vuole: è il caos assoluto. Serve più coraggio è un'azione complessiva più chiara per i cittadini».

Ha visto che già si ragiona di nuove aperture entro fine aprile?
«Bisogna riaprire davvero tutto, prima che il Paese muoia. Partire subito senza burocrazia, con i test sierologici, garantendo le distanze e le protezioni per tutti i lavoratori: i diritti vanno garantiti. Vede, in questa crisi abbiamo reso no vox i no vax: gli scienziati e i medici hanno recuperato per fortuna tantissima credibilità. Ma decidere sulle riaperture spetta alla politica. Facciamo un calendario con scadenze precise: partiamo subito dalle fabbriche, che fra poco troveranno gli spazi di mercato occupati dai Paesi in cui non ci si è fermati. E poi passiamo ai negozi, con tutte le precauzioni necessarie. Siamo sicuri che rischi di più una cassiera di un supermercato, che sinora ha lavorato, rispetto ad un parrucchiere? Le scuole riapriranno a settembre? Avviamo cantieri per renderle più sicure. Le strade sono deserte? Approfittiamo per asfaltarle. Spero che adesso con Colao si cambi soprattutto metodo».

Ovvero?
«Sinora si è proseguito senza un vero centro di comando, con ordinanze dai vari livelli territoriali spesso contraddittorie, dpcm a singhiozzo. Noi da tempo chiedevamo un commissario vero che gestisse l'emergenza, avevamo proposto Bertolaso. Finalmente ora è stato nominato Colao per la ripartenza. Però facciamo presto, abbiamo perso tre settimane e non possiamo permetterci un solo minuto in più».

Attorno a Colao si ricreerà quel clima di unità fra forze politiche venuto meno negli ultimi giorni?
«L'importante è che gli si dia davvero il potere di agire: non so se basterà la guida della task force, c'è il dubbio che le competenze di questa possano sbattere con quelle delle Regioni da un lato o del governo dall'altro: allora si nomini Colao ministro per la Ricostruzione se serve, noi non ci impicchiamo alle formule. Purché lo si faccia operare sul serio: le imprese, i commercianti, sono allo stremo».

Gli ultimi dati su malati e decessi continuano a consigliare prudenza.
«Noi immaginiamo riaperture differenziate per regioni, prima quelle dove i casi sono inferiori, poi le altre. Di certo, stiamo morendo pure di burocrazia: abbiamo votato in parlamento un decreto con un'infinità di provvedimenti, un altro in cdm sulla liquidità, un altro arriverà dopo l'ulteriore scostamento. Ma è mai possibile che i cittadini non abbiamo beneficiato di una sola misura? Lo Stato poi paghi immediatamente 50 miliardi che deve agli imprenditori per lavori già effettuati, merce già consegnata, fatture già emesse. Si può chiedere questo o guastiamo il clima di solidarietà nazionale?».