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Faraone: "Lavoriamo per l’intesa sullo Zan, Pd e 5S non affossino la legge"

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Intervista di Fausto Carioti, "Libero", 12 luglio 2021. 

La settimana della verità sul disegno di legge Zan inizia oggi. Il palermitano Davide Faraone, 45 anni, è il capo dei senatori di Italia Viva, quello che più si è battuto affinché i giallorossi si sedessero al tavolo con la Lega per riscrivere quel testo. Fallendo, sinora. Tanto è bastato, però, per far piovere su di lui e gli altri renziani l'accusa di essere "collaborazionisti" e discriminatori degli omosessuali.

«Facciano un sondaggio», risponde un piccatissimo Faraone. «Vadano a chiedere alle 24mila persone che finora si sono sposate grazie alle unioni civili, approvate con la fiducia messa dall'allora governo Renzi, cosa ne pensano di noi. E poi hanno espresso dubbi anche costituzionalisti come Flick, Mirabelli e Fiandaca, senatori del Pd come Marcucci, Fedeli, Valente, Alfieri, Collina, Taricco e Margiotta, di Leu come Fassina, la presidente di Arcilesbica Gramolini, esponenti storici del mondo lgbt come Concia e Mancuso, donne di sinistra esponenti del femminismo storico e dell'associazione "Se non ora quando" come Izzo, Comencini... Se vuole continuo, ma non basterebbe l'intero giornale. Tutte persone omofobe ed oscurantiste?».

Assieme a Renzi, lei è stato il più bersagliato.
«Mi sono sentito dire, semplicemente perché voglio migliorare la legge, che ho le mani sporche di sangue. Ma dire "voglio la legge contro le discriminazioni" e poi discriminare non è coerente e rende poco credibile chi ha questo atteggiamento...».

Quando Matteo Salvini dice che una legge diversa sarebbe subito votata dalla Lega, lei gli crede?
«Salvini ha dimostrato ciò che dice presentando il testo Ostellari, che modifica il ddl Zan. Dal mio punto di vista non è ancora l'optimum, ma sicuramente è un deciso passo avanti. Ed io, se vedo un Paese che si unisce sulla lotta alle discriminazioni, se vedo che i partiti trovano un comune sentire, festeggio, non me ne dispiaccio. Non mi occupo di costruire le caricature delle posizioni altrui perché utili alla mia propaganda, guardo ai fatti».

E i fatti cosa le dicono?
«Che la Lega ha iniziato contrastando alla radice questa legge, con volontà esclusivamente ostruzionistica, e che oggi ci presenta un testo molto vicino a quello presentato dai partiti del centrosinistra. Basterebbe sedersi e trovare la soluzione definitiva. Finora non è stato possibile, ma ci lavoreremo fino all'ultimo istante».

Su molte cose voi siete d'accordo. Lei ha presentato un emendamento per togliere dal disegno di legge ogni riferimento alla "identità di genere", stessa cosa chiesta dalla Lega.
«La nostra proposta è diversa da quella della Lega. Riproduce quanto scritto nella proposta di legge del luglio 2018 firmata da Scalfarotto e Zan, aggiunge e specifica il significato delle parole "omofobia" e "transfobia", disciplina il tema della disabilità, fissa nell'ordinamento una formulazione più chiara giuridicamente, non crea confusione e allarga il consenso in aula. Ripeto: è un testo firmato da Zan nel 2018 e non credo che Zan, allora, volesse discriminare qualcuno».

Ci sono altri punti del testo che non le piacciono?
«L'articolo 4 non mi convince».

Quello in cui vengono fatte salve le «condotte legittime riconducibili al pluralismo delle idee», purché «non idonee a determinare il concreto pericolo del compimento di atti discriminatori o violenti». Vai a capire.
«A me, disciplinare il tema della libertà d'espressione con una legge ordinaria garantita già dalla Costituzione sembra davvero una diminutio. E poi c'è l'articolo 7».

Con cui Zan e gli altri vorrebbero istituire la giornata nazionale «contro l'omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia» e obbligare le scuole a organizzare iniziative.
«Bene la giornata, ma credo che vada enfatizzato il rispetto dell'autonomia scolastica, per esaltare un elemento di grande libertà del nostro sistema d'istruzione».

Non chiedete poco, alla fine. Almeno per il Pd.
«Le nostre sono modifiche che non snaturano il provvedimento, tutelano da tutte le discriminazioni senza distinzioni e possono trovare un largo consenso in aula, però siamo disponibili a discutere senza aut aut».

Lei ha raccontato la sua esperienza di genitore di una ragazza autistica, Sara. Il ddl Zan aggrava le sanzioni per gli atti di discriminazione «fondati sulla disabilità»: questa parte la convince?
«Assolutamente sì. Brava Lisa Noja ad introdurlo. Purtroppo è un punto non abbastanza valorizzato. Altra colpa del clima d'odio che si è creato attorno a questa legge».

Prima dello sbarco del testo di legge in aula ci sarebbe tempo per un'ulteriore mediazione. Ci crede ancora?
«Certo. Le parti stanno scongelandosi, finalmente ho visto prese di posizione interessanti, anche nel Pd».

Resta da convincere Enrico Letta. Lei che spiegazione si dà dell'ostinazione con cui il segretario del Pd ha rifiutato ogni ipotesi di accordo? Voglia di farsi una patente di vero leader di sinistra? Avversione nei confronti vostri e di Matteo Renzi, visto che siete stati i primi a proporre un testo condiviso? 
«Credo che Letta consideri un governo con la Lega e Forza Italia un peccato da farsi perdonare, non una necessità per mettere in sicurezza il Paese. Quindi cerca ogni motivo per evidenziare gli elementi che lo differenziano. Altrimenti non si capirebbe la felpa di "Open arms", salvo poi far votare ministri e parlamentari per il rinnovo della missione italiana in Libia, né il suo rilancio sullo "ius soli", quando sa che non ci sono le condizioni in parlamento, o la sua idea di aumentare le tasse. Questo atteggiamento non so se gli porta consensi: di certo non è utile al Paese».

Parole sue, Faraone: «Se il ddl Zan va alla conta così com'è, sarà affossato dal voto segreto».
«È ciò che penso. Troppo rischioso. I franchi tiratori si possono annidare in tutti i gruppi, indistintamente. Ormai conosco bene questo Senato, e invece di preoccuparmi di chi cerca rimedi, mi preoccuperei di chi tace come se tutto fosse a posto, o di chi grida "alla lotta" soltanto per poter dimostrare di essersi battuto. Noi, comunque, non chiederemo il voto segreto su nessun emendamento».

Lo sa, vero, che appena un articolo del ddl Zan sarà bocciato in uno scrutinio segreto, la colpa verrà data a voi di Italia Viva?
«Ridicolo. Come se dovessimo calciare un rigore ed indicassimo al portiere dove tireremo il pallone. Sarà complicato additare noi, stiamo segnalando il problema da settimane. Se avessimo l'obiettivo di far saltare la legge staremmo zitti come fanno molti e al primo voto la metteremmo sotto, approfittando del voto segreto. Invece stiamo dicendo "attenzione, troviamo un'altra strada, questa è troppo rischiosa"».

Quanti franchi tiratori ci saranno nel Partito democratico?
«Non sono Nostradamus, dico solo che con il voto segreto può davvero accadere di tutto. Al Pd converrebbe scegliere la via del riformismo, che mi pare abbiano un po' perso per strada per inseguire le giravolte dei grillini. Li vedo sdraiati sui pensieri corti degli influencer, spero possano cambiare. Alcune prese di posizione degli ultimi giorni fanno ben sperare. Vedremo».

C'è una fronda silenziosa anche dentro ai Cinque Stelle?
«Tanti di loro mi hanno espresso perplessità che vanno al di là delle posizioni ufficiali. Anche perché, alla fine, la loro posizione ufficiale non si sa quale sia: avete mai sentito dire una parola a Conte, o Di Maio o Grillo sul ddl Zan? Come funziona da quelle parti, parla Fedez per tutti loro?».

Il voto sul ddl Zan può mettere in pericolo la tenuta del governo?
«Per nulla. Lasciamo lavorare in pace il governo, sta facendo molto bene».

Al di là di questo provvedimento, è un dato di fatto che oggi i vostri interlocutori migliori sono Forza Italia e la Lega. È una relazione d'interesse che può arrivare sino a febbraio, quando si sceglierà il successore di Sergio Mattarella?
«Noi facciamo un ragionamento di buonsenso e per il presidente della Repubblica auspichiamo numeri molto larghi: sicuramente Forza Italia e Lega dovranno essere della partita».