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Faraone: "Io, Sara e il suo autismo. Ne parlo per chi si vergogna"

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Intervista di Felice Cavallaro, 16 dicembre 2019

Non sono bastati i cortei dei disabili in carrozzina guidati da Pif e nemmeno le battaglie incoraggiate con la loro ironia da Ficarra e Picone per garantire piena assistenza o adeguati sussidi a chi non può camminare, vestirsi e mangiare da solo. Polemiche e campagne nelle quali è sempre comparsa la mano di un senatore amico di Renzi, Davide Faraone. Ma non (solo) come uomo politico. Bensì come papà di Sara, 16 anni, un vulcano di energia a volte represso dall'autismo dentro un corpo che vola sulle ali della fantasia, ora in preda a sofferenze impenetrabili, ora liberato nella gioia di un abbraccio.

Metafora dei «Diversi», per dirla con l'ultimo efficace titolo di Gian Antonio Stella. Ovvero con il libro appena scritto per Rubbettino dall'ex sottosegretario oggi capogruppo di Italia Viva in Senato, «Con gli occhi di Sara». Su tutto prevale un racconto intimo ambientato a Palermo dove Sara vive con la mamma e dove Faraone torna nei fine settimana, anche a costo di far saltare comizi, riunioni e convegni politici perché la priorità è lei. Un vissuto personale custodito per anni in famiglia, come succede a tanti genitori.

«Provandone a volte vergogna, come non deve accadere». Poi, la scorsa primavera, quando Faraone era ancora segretario del Pd siciliano, la svolta. A causa di una crisi micidiale. Con Sara colpita da tremendi istinti nel giorno delle primarie, lo stesso di una partenza della madre per il Giappone. E Faraone sparì per una settimana rivelando infine al Corriere la ragione della fuga. Appunto, la priorità chiamata Sara.

«Da quando ho raccontato la storia di Sara, sono diventato un riferimento per sfoghi, proteste, consigli...», spiega Faraone mostrando la copertina con il disegno di un padre che tiene per mano la sua piccola guardando il mare. Quello di Mondello dove a Sara piace correre. Anche con la badante che quel giorno di primavera proprio da Mondello, chiusa in macchina, non riusciva a frenare collera e furore. Di qui la chiamata d'urgenza. L'arrivo di Faraone. La lotta nell'abitacolo per placarla. E i carabinieri di passaggio pronti a intervenire pensando di salvare una bambina dalle grinfie di un padre violento.

«Capirono cosa stava accadendo, ma noi genitori di disabili corriamo pure questi rischi...», evoca Faraone. Riflettendo su attenzioni che con Pif o con Ficarra e Picone si accendono improvvise per poi spegnersi: «Li ho seguiti facendo anche 15 giorni di sciopero della fame contro la burocrazia. L'Italia è molto indietro, nonostante i passi compiuti. È indietro soprattutto il Sud. Mi arrivano storie in continuazione. Rispondo a tutti. E spesso vado a trovare chi è in maggiori difficoltà. Anche in carcere. Come un povero Cristo che, morta la moglie, disperato per le condizioni del figlio, lo ha poi ucciso. Ricordo un caso analogo sottoposto al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che concesse la grazia...».

Il libro parte dalla scoperta della disabilità. Ancora ignota a due anni di vita. «Ci fu il periodo della riservatezza, poi ho scoperto che più ne parlavo, più ero utile a Sara e a tanti altri», scrive Faraone impegnato nella Fondazione italiana per l'autismo, da lui istituita. Il libro è un concentrato di speranza e di amarezze profonde.

La più grande riguarda l'indifferenza, come ripete Faraone: «Non bastano gli insegnati di sostegno, non bastano i sussidi, occorre che la comunità faccia rete, che tutti capiscano come la società va costruita e considerata anche "con gli occhi di Sara"».

E rilancia la battaglia chiamata «caregiver» familiare, per supportare chi si prende cura di un disabile, «anche per fare uscire noi genitori dal terrore di lasciare un giorno soli i nostri ragazzi...».