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Faraone - "Su Consip silenzio tombale della politica. Una Commissione d'inchiesta su Striano"

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Intervista a Davide Faraone su "La Stampa" del 14-03-2024

ROMA

Sono arrabbiati a dir poco, i renziani in Parlamento. Il caso Consip si è concluso con una clamorosa assoluzione per tutti loro e la condanna per i due ufficiali dei carabinieri che li avevano braccati. Davide Faraone, capogruppo di Italia viva, è amareggiato e sarcastico. «Su Consip, silenzio tombale della politica. Anche i giornali, il minimo indispensabile. E l'ex capitano dei carabinieri Gianpaolo Scafarto, chi lo ricorda più? D'altra parte c'è un'inspiegabile cortina di riserbo anche sul luogotenente della Finanza, Pasquale Striano. Dov'è il giornalismo d'inchiesta a raccontarci l'uomo e i suoi amici?».

Ci penserà la procura di Perugia, o no?

«Massima fiducia nel procuratore Cantone. Ha detto lui che probabilmente c'è un sistema, non una sola persona. Ma noto che nulla si sa dell'uomo che ha consultato decine di migliaia di dati riservati. Sembra coperto da un'immunità straordinaria: non ci sono le telecamere sotto casa sua, quasi non se ne conosce il volto, nulla si sa delle sue relazioni. Tutti rispettosi della riservatezza degli indagati... Dovrebbe funzionare così per tutti, invece ho la sensazione di un trattamento anomalo».

Quindi?

«Noi non ci stiamo se questo è l'inizio di un insabbiamento che pare venire da molto in alto. Perché Giorgia Meloni non vuole una commissione d'inchiesta, come pure avevano proposto Nordio e Crosetto? La proposta allora la facciamo noi. Presenteremo un ddl per l'istituzione di una commissione ad hoc. E poi vedremo chi la vota e chi no».

Il governo e la maggioranza sostengono che a fare una nuova commissione d'inchiesta ci vorrebbero mesi e arriverebbe troppo tardi.

«La nostra impressione è diversa. Vogliono fermare tutto. L'Antimafia fa mille cose e non può dedicarsi più di tanto. Lo stesso vale per il Copasir. Se invece hai una commissione d'inchiesta specifica, puoi fare l'analisi approfondita del fenomeno».

Voi insistete sul caso Consip. Vede delle analogie?

«Non si può non fare il collegamento. Consip è una storia incredibile. C'è stato un ufficiale dei carabinieri che ha addirittura taroccato un'intercettazione per coinvolgere l'allora presidente del Consiglio. Hanno messo in bocca a Matteo Renzi parole che non aveva mai pronunciato. Il caso Scafarto è molto simile a questo di Striano. Un intero ceto politico è stato ammazzato politicamente attraverso dossier e intercettazioni, diciamo così, "deformate". Una cosa che noi non lasceremo passare».

Anche perché da Consip in poi, Renzi ha imboccato una parabola discendente.

«Guardi, l'inchiesta Consip, raddoppiata dall'inchiesta Open, per noi è stata esiziale. Non ti riprendi più se passa il messaggio (falso) che nel gruppo sono tutti ladri. Ma adesso c'è stato un salto di qualità. Siamo passati dal circuito delle notizie riservate passate ai giornalisti amici da singoli magistrati e singoli ufficiali ai dossier su ordinazione. È una fattispecie nuova e la politica non deve stare zitta. Anche perché io avverto: oggi tocca a me, domani tocca a te».

FRA. GRI.