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Family Act, intervista a Repubblica di Elena Bonetti

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Intervista di Giovanna Casadio, "la Repubblica", 12 febbraio 2020.

«Con il Family Act cambiamo passo sulle politiche familiari. Quanto il governo ha in cantiere, basta? Non basta mai. Ma il governo ha deciso di mettere al centro le famiglie e di accelerare sulle misure». Elena Bonetti, la ministra delle Pari opportunità e della Famiglia, renziana, 45 anni, docente di matematica, due figli, è in questi giorni ad Abu Dhabi per parlare di scienza e donne. Dice di puntare sull'assegno universale per ogni bimbo dalla nascita all'età adulta, sin dal 2021. «La denatalità è il segnale drammatico della mancanza di speranza e quando manca la speranza bisogna dare fiducia e prospettive con politiche non solo assistenziali e in un progetto organico».

I dati Istat sule nascite sono impressionanti. Lei è la ministra della Famiglia, cosa pensa di fare?
«Sono dati impressionanti, sì. Denotano una decrescita che sembra inarrestabile. Ne avevo presagio perché l'Istat me l'aveva indicato preventivamente. È allarmante perché dice che l'Italia avrà meno giovani, a cui sono affidati futuro e tenuta sociale del Paese. Denota una mancanza di speranza personale e collettiva che si sta consolidando in Italia. Noi con il Family Act cerchiamo di segnare un cambio di tendenza significativo».

Molte parole e pochi fatti? Il Family Act non era nell'ultima manovra economica?
«Sì, nel 2020 ne abbiamo anticipato una parte, ma poi nella manovra abbiamo creato un collegato per rendere strutturali le politiche che intendiamo mettere in campo. La scommessa è stata quella di proporre non una misura, ma un sistema organico e coerente di misure che possano attivare un processo positivo di crescita per contrastare la recessione demografica».

Concretamente?
«Innanzitutto l'assegno universale per tutti i figli dalla nascita all'età adulta, a partire dal l° gennaio 2021».

Un assegno per ogni bambino tra i100 e i 250 euro al mese, era l'ipotesi: è confermato?
«Sono matematica di formazione, non do cifre a caso, perché sarà il ministero dell'Economia a fare i conti. Posso dire che tutti i figli riceveranno un assegno e il "quanto" sarà in base al reddito, perché è un incentivo a valorizzare ogni figlio in quanto cittadino di cui ci dobbiamo prendere cura. Le famiglie riceveranno soldi che non saranno tassati».

Altre misure?
«Il riconoscimento delle spese educative. Le famiglie investono risorse per l'educazione dei figli e questo è un valore. Le spese vanno rimborsate o defiscalizzate. Mi riferisco alle spese per gli asili nido, per la baby sitter e, quando i figli crescono, ai corsi di musica, sport...».

Sembra il libro delle buone intenzioni.
«Ma già da questo 2020 c'è il contributo da 1.500 a 3.000 euro all'anno per gli asili nido. Oltre all'assegno di natalità per ogni figlio nel primo anno di vita che va da 80 a 160 euro, a seconda delle fasce di reddito. Abbiamo stanziato un fondo di un miliardo che, con altri contributi, arriva a 2 miliardi. Non bastano? Non bastano. Ma dovremo riorganizzare il sistema delle detrazioni nell'ambito anche della riforma dell'Irpef. Ci tengo molto a ricordare inoltre la misura dei congedi parentali: anche per i padri sarà previsto un congedo obbligatorio fino a un mese. E come incentivo al lavoro femminile, immaginiamo un sostegno economico post maternità perché non risulti poco conveniente rientrare al lavoro. Sono misure che stiamo concordando con la ministra Catalfo».

Ma ci sono le coperture?
«Le troveremo perché è una priorità, il governo tutto si impegna: non ho dubbi».

Ci sono divergenze con il Pd?
«Il Family Act verrà concordato con le forze di maggioranza, su mandato del premier Conte. Vedremo come accelerare sulle misure».

Lei si è insediata, e ha lanciato subito il Family Act. Perché?
«Perché penso che si debba investire in umanità e restituire speranza e fiducia. Lo si fa riconoscendo il valore delle comunità umane, a partire dalla famiglia».