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Ettore Rosato: Le riforme del governo mancano di coraggio. Ma sul premierato ci siamo

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Intervista ad Ettore Rosato per QN-Giorno-Carlino-Nazione del 31-08-2023

di Cosimo Rossi

L'esponente di Italia viva: l'elezione diretta del presidente del Consiglio è nel nostro programma «Equilibrio necessario coi poteri del Colle. La maggioranza non affronta il tema bicameralismo»
nella nostra Costituzione, ma nella vita stessa del nostro Paese, il presidente della Repubbli-

Onorevole Ettore Rosato, stanno uscendo le prime indiscrezioni sulle riforme del centrodestra. Come esponente di Italia Viva, valuta credibili le bozze o si tratta di distrazione mediatica dalla manovra?

«Mi sembra che l'elemento di distrazione ci sia e sia innegabile. Anche perché, stando a quel che leggo, si tratta di un testo poco coraggioso per affrontare i problemi delle istituzioni italiane».

Perché poco coraggioso?

«Lasciare il bicameralismo così com'è, rafforzando solo il potere esecutivo, vuol dire affidare tutto al premier eletto senza un corretto bilanciamento dei poteri. E senza efficientare un sistema che abbiamo visto oggi indebolirsi sempre di più, com'è quello parlamentare».

Forse proprio il rischio di svuotamento del Parlamento detta le preoccupazioni del Colle?

«Non provo neanche a interpretare quel che ha detto con grande chiarezza il presidente Mattarella. Certo, se le prime indiscrezioni verranno confermate, si tratta senz'altro di una riforma sbilanciata e non efficace».

Nel momento in cui il premier e il Parlamento ottengono la maggioranza assoluta col 40%, non c'è un rischio di ricadute anche sul Quirinale?

«L'equilibrio dei poteri col capo dello Stato deve essere compreso in ogni riforma. È chiaro che
equilibrio e di garanzia irrinunciabili. E non basta certo dire eleggiamo direttamente un presidente del Consiglio per rendere un sistema efficiente».

Ad ogni modo, come Italia Viva ci siete sull'elezione diretta del premier?

«L'elezione diretta è nel nostro programma elettorale. lo penso che sarebbe utile ragionare anche in maniera seria sulla sfiducia costruttiva senza possibilità di cambi di maggioranza, di cui non leggo invece nelle bozze. Comunque ridurre al 40% il quorum necessario per elezione del premier, come si evince dalle indiscrezioni, è una scelta che va valutata con grande attenzione. E su cui bisogna ragionare anche alla luce delle sentenze della Corte Costituzionale sul premio di maggioranza per le leggi elettorali».

Per la Lega non si apre la discussione sulla riforma finché non passa l'autonomia differenziata. Voi come la vedete?

«L'equilibrio dei poteri tra Stato e Regioni è sicuramente un tema su cui mettere mano. Ma, se da un lato ci sono cose su cui maggiore autonomia alle regioni ha un senso, dall'altro ci sono questioni su cui bisogna restituire maggior centralità allo Stato. Penso alla programmazione in sanità o su infrastrutture ed energia. Apriamo quindi questa discussione in maniera serena, anche nella consapevolezza che qualsiasi scelta non può aumentare il divario nella qualità e quantità dei servizi del Paese».

Quindi non voterete il testo Calderoli?

«La legge non ha neanche cominciato il suo iter. Bisogna capire innanzitutto che orientamento adotterà il governo sugli emendamenti».

Calenda intanto ha fatto dietrofront sul premierato, dicendo che era volontà renziana. Ciò riduce ulteriormente i margini per i due terzi necessari a sventare il referendum...

«Mi sembra che oggi la questione sia aiutare il governo a fare riforme utili. Mettere mano alla seconda parte della Costituzione è necessario al Paese. Quindi, piuttosto che trovare modalità e definizioni su cui non siamo d'accordo, cercherei i punti d'intesa. Partirei proprio dalla fine del bicameralismo paritario».

Un referendum su questo è stato già perso da Renzi, che ci ha rimesso Palazzo Chigi e forse la carriera politica...

«Questo non toglie che non ci sia una consapevolezza diffusa da parte di tutti che bisogna metterci mano».

Per stare a Renzi e lv, il ruolo editoriale e di conferenziere remunerato non sta distraendo il leader dall'impegno in un partito fermo al 2%?

«No. Italia viva esiste perché c'è Matteo Renzi È lui il collante del gruppo dirigente del partito. E con tutta evidenza sbaglia chi dice che Matteo

 non fa politica. Non è certo un assenteista».

Però si continua a parlare della sua prossima uscita da lv verso Forza Italia...

«Ma qui non stiamo parlando del mio destino, che è poca cosa...», conclude ridendo.