Ettore Rosato "Decideremo alla Leopolda e sarà una separazione consensuale". Intervista di Giovanna Casadio su La Repubblica, 15 settembre 2019
Ettore Rosato, lei è un renziano ortodosso. Il tormentone post crisi di governo è: i renziani lasceranno il Pd?
«Decideremo alla Leopolda. Io penso sia naturale fare una riflessione sia per motivi politici che personali. Politici perché dopo l'accordo con i 5 Stelle è cambiato tutto. Personali perché Renzi non può essere sempre accusato di tutto e con lui chi ha lavorato per tirare fuori il paese dalla crisi».
C'è quindi in vista una scissione?
«La chiamerei eventualmente separazione consensuale, non scissione, come in quelle coppie che le hanno provate tutte per stare insieme ma proprio non ce la fanno. È del resto questione di settimane e nel Pd torneranno D'Alema e gli amici di Leu. Erano già candidati nelle nostre liste alle europee. Giusto che Renzi e tutti noi ci pensiamo seriamente. Noi non siamo il partito che canta Bandiera Rossa al comizio conclusivo del segretario. Legittimo, ci mancherebbe altro, ma per quello meglio chiamare Speranza e D'Alema e non noi».
Ogni occasione è buona per mostrare il malumore renziano, anche l'esclusione dei toscani dalla squadra dei sottosegretari. Cosa temete?
«Mi sembra un giudizio ingeneroso. Renzi ha accettato di ingoiare un boccone amaro quale quello dei 5 Stelle pur di evitare l'aumento dell'Iva. Se oggi dopo 5 anni di fuoco amico si fa da parte, non credo che si possa definirlo malumore ma ragionamento politico. Sull'assenza di sottosegretari toscani ha protestato tutto il Pd toscano, non solo i renziani».
E cosa volete?
«Noi vogliamo un'Italia libera, fresca, viva. E un partito senza correnti e senza fuoco amico. Ogni volta che Renzi parla viene attaccato da Salvini e da un esponente del Pd. Più che un nuovo partito abbiamo in mente un luogo dove fare politica sentendosi a casa, senza insulti».
Lei è coordinatore dei comitati civici renziani, nel governo ci sono esponenti dei comitati civici come la ministra Bonetti e il sottosegretario Scalfarotto. Andate avanti con questa iniziativa? È il germe di un nuovo partito?
«Se ci sarà la separazione consensuale, struttureremo in poche settimane i comitati civici come movimento organizzato. Abbiamo una rete diffusa. Più che una operazione di Palazzo, sarà una operazione di popolo. Grazie alla mossa di Renzi di apertura ai 5 Stelle abbiamo mandato a casa Salvini. Ora si tratta di strutturare l'iniziativa tra la gente, non solo in Parlamento».
Dove 31 tra deputati e senatori sono pronti a dire addio al Pd?
«Non ci sono numeri. Ma sono tutti colleghi maturi che decideranno in autonomia».
Con Calenda e Richetti può esserci un futuro incontro?
«Non credo, ma peccato. Calenda sembra ossessionato da Renzi. Se si guardano le dichiarazioni di Calenda dell'ultimo mese si vede che attacca più lui che Salvini. E del resto, se fosse stato per Calenda, Salvini avrebbe ottenuto elezioni e pieni poteri».
Lascereste il Pd ma non la maggioranza?
«Certo. Saremo in maggioranza. E se sarà possibile la allargheremo».
A chi?
«A tutti quelli che condividono il percorso. Abbiamo voluto questo governo. adesso lo aiuteremo».
E non significa indebolire il centrosinistra?
«Il centrosinistra è indebolito dai litigi non da Renzi. E comunque mi fa ridere che vengano appelli all'unità da chi ha lavorato costantemente per cinque anni per dividere e attaccare le cose che facevamo al governo».
Rosatellum. Salvini vuole abrogare la parte proporzionale della legge elettorale che porta il suo nome coinvolgendo i governatori in un referendum. Cosa risponde?
«Se ci sarà un referendum decideranno i cittadini. O il Parlamento se faremo una nuova legge come previsto nell'accordo di governo».
Lei è oggi favorevole al proporzionale?
«Siamo pronti sia con il proporzionale che con il maggioritario. Ma vale solo la pena ricordare che il proporzionale lo voleva anche la Lega di Salvini, l'ha
votato in aula».